Facebook insiste da tempo che gli utenti devono usare il proprio vero nome e cognome: una caratteristica che lo separa da quasi tutti gli altri social network passati e presenti, nei quali l’uso di un nome di fantasia era non solo tollerato ma anzi incoraggiato. La giustificazione formale è che in questo modo gli utenti sono più sicuri dell’identità delle persone che contattano e sono più responsabilizzati per quello che dicono, ma i maliziosi dicono che in questo modo il valore degli account agli occhi dei pubblicitari aumenta notevolmente.
Quest’obbligo di trasparenza, però, comporta dei problemi a un numero non trascurabile di utenti: quelli che per varie ragioni sono a rischio se rendono pubblica la propria identità, come per esempio gli attivisti politici o chi è vittima di violenze. E come ben sa chi frequenta Facebook, l’efficacia dei controlli di identità di questo social network è davvero modesta e non frena la lingua di molti bulli e molestatori.
Ora Facebook ha annunciato un piccolo ma significativo cambio di rotta: ora chi segnala un utente accusandolo di usare un nome falso dovrà essere più preciso e portare più prove, per evitare che queste segnalazioni diventino una forma di abuso. Inoltre chi usa uno pseudonimo potrà giustificare più facilmente e dettagliatamente le ragioni della scelta. I documenti d’identità che Facebook potrebbe chiedere come conferma saranno gestiti più correttamente e verrà ampliata la rosa di quelli accettati; durante il processo di verifica gli utenti sotto esame potranno continuare ad accedere al proprio account Facebook per sette giorni invece di essere bloccati subito o quasi.
Per ora queste modifiche sono in fase di test per gli utenti che risiedono negli Stati Uniti o per chi simula di essere negli Stati Uniti dal punto di vista informatico, ma verranno estesi a tutto il mondo al termine dell’attuale periodo di sperimentazione.
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