La settimana scorsa ho raccontato la diffusa preoccupazione che Facebook ascolti gli utenti a loro insaputa attraverso gli smartphone per captare parole chiave delle loro conversazioni a scopo pubblicitario. Molti utenti, infatti, hanno notato su Facebook le pubblicità di prodotti che non avevano mai cercato o discusso online ma che avevano menzionato a voce nelle vicinanze del telefonino.
I conduttori del podcast Reply All hanno contattato in proposito Antonio Garcia Martinez, ex dipendente di Facebook responsabile per la pubblicità mirata, e gli hanno chiesto di spiegare una storia inquietante raccontata da un loro ascoltatore di San Francisco, in California.
L’ascoltatore dice che la madre del suo partner è venuta in visita dall’Oklahoma. Per viaggiare ha preso l’aereo, e i controlli di sicurezza le hanno sequestrato la bottiglietta di profumo, così al suo arrivo ha detto all’ascoltatore e al suo partner “Ehi, vorrei andare a una profumeria e comprare una nuova confezione di profumo”. Nel giro di mezz’ora Facebook ha mostrato al partner una pubblicità di una profumeria a San Francisco, perfetta per risolvere l’esigenza della madre. Come è possibile?
Martinez spiega che per queste magie non occorre ascoltare le conversazioni: Facebook sa che la madre sta facendo un viaggio, perché la segue grazie alla geolocalizzazione. Sa che è andata a trovare il figlio, sempre grazie alla geolocalizzazione (stavolta quella del figlio) e grazie al fatto che il figlio è indicato fra gli amici e membri di famiglia su Facebook. Sa anche che la donna acquista profumo, quale marca usa e da quanto tempo non ne compra, perché il social network acquista dati sui consumi degli utenti, schedati attraverso le tessere fedeltà; e quindi decide di mostrare al figlio la pubblicità di una profumeria.
Facebook, inoltre, segue gli utenti anche quando non sono nel social network, grazie a dei codici di tracciamento invisibili (i Facebook Pixel) presenti in molte pagine del Web, e quindi sa quali siti hanno visitato e per esempio quali articoli hanno letto e quali prodotti hanno anche soltanto valutato e non acquistato nei negozi online. Sulla base di tutti questi dati crea un dossier su ciascuna persona, classificandola secondo circa 52.000 categorie, stando ai dati di Julia Angwin di ProPublica citati nel podcast.
Potete vedere una parte di queste categorie entrando nel sito di Facebook con il vostro account e scegliendo Impostazioni - Inserzioni - Le tue informazioni - Le tue categorie. Se preferite usare l’app, scegliete Impostazioni - Impostazioni dell’account - Inserzioni - Le tue informazioni - Le tue categorie - Esamina e gestisci le tue categorie.
Alcune di queste categorie sono incredibilmente precise: per esempio, Amici intimi di uomini che festeggiano il compleanno entro 7-30 giorni, Persona lontana da casa, Viaggiatore frequente oppure Persona a cui piace fingere di mandare messaggini nelle situazioni imbarazzanti.
Nel mio profilo Facebook segnaposto, nel quale volutamente non riverso alcuna informazione personale (non ho amici e rifiuto le amicizie) ho trovato queste categorie, quasi tutte strettamente tecniche:
- Persone che festeggiano il compleanno a settembre (giusto)
- Persone che accedono a Facebook principalmente da dispositivi più vecchi o sistemi operativi precedenti a Windows 7, Mac OS X o Windows NT 6.2 (sbagliato)
- Persone che usano Gmail per le e-mail (giusto)
- Persone che accedono a Facebook usando principalmente macOS Sierra (giusto)
- Persone che amministrano almeno 1 Pagina su Facebook (giusto)
- Persone che accedono a Facebook usando principalmente Firefox (giusto)
- Persone che vivono in nuclei familiari in cui una o più persone non sono familiari stretti o acquisiti (incredibilmente sbagliato)
L’ultima è decisamente bizzarra: non ho coinquilini, ma ho alcuni amici che vengono spesso a trovarmi e si collegano a Facebook usando il mio Wi-Fi. Nonostante la mia frequentazione minima del social network, Facebook comunque ha dedotto questo aspetto personale della mia vita di famiglia.
Con capacità di analisi come queste, ascoltare attraverso il microfono non serve. E voi, nelle vostre categorie, cosa avete trovato?
Ecco alcune segnalazioni dei lettori, arrivate via Twitter dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo:
amico di espatriati :)— robinet (@robinetitaly) November 10, 2017
L'unica cosa che c'è è che mi son sposato da meno di un anno, meno di tre mesi e che uso Chrome... basta ^_^... eh beh si mi son sposato ^_^— Claudio bb (@Tombolus) November 10, 2017
God, mi sfugge! pic.twitter.com/iYcBhnelzP— Filippo Valle (@Filippo_Valle) November 10, 2017
Anche a me come ad altri l'unica cosa strana è viaggiatori frequenti. Il resto sono compleanni e accesso a Facebook.— Marco Giannini (@Marcooo83) November 10, 2017
Niente di che: solo "Viaggiatori Frequenti", e dire che non ho né app né geolocalizzazione attiva🤔— Grizzly🐻 (@g_sr) November 10, 2017
Assolutamente niente di strano o invasivo. Particolare semmai la voce "Viaggiatori frequenti" visto che ci spostiamo pochissimo (<1 l'anno) e soprattutto NON lo scriviamo MAI: né prima, né durante. A malapena dopo! ;)— Karellen (@RRiccardi69) November 10, 2017
A parte i cosmetici che non so proprio come ci siano finiti, il resto sono o cose che mi incuriosiscono o cose che ho cercato per regali. Però vedo poche categorie, forse perché navigo quasi sempre con un AD blocker— Lorenzo Bossi (@Lorentz83) November 10, 2017
Da me tutto regolare/ovvio e niente di strano. Unica particolarità: Facebook è convinto che io sia un poliziotto o pompiere. Niente di più sbagliato. L’algoritmo evidentemente non è perfetto.— Manuel Wenger (@ManuCH) November 10, 2017
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