Xin Xiaomeng si affianca ai “colleghi” maschili, già in uso da alcuni mesi, che hanno già presentato oltre 3400 servizi per un totale di 10.000 minuti di televisione. Si stanno già evolvendo: inizialmente potevano presentare solo stando seduti alla scrivania, mentre ora stanno in piedi e gesticolano in modo abbastanza naturale da ingannare un occhio distratto.
Per ora è ancora possibile distinguere la versione in carne e ossa da quella virtuale osservando attentamente alcuni dettagli e facendo il confronto diretto. Ma se ci abituiamo a questi simulacri, come ci siamo già abituati ai volti e ai corpi assolutamente artificiali presentati dalle foto di moda e dagli account Instagram delle celebrità, rischiamo di perdere la capacità di fare questa distinzione.
Un conduttore di TG virtuale è il sogno di tante redazioni: non arriva mai tardi, non si impapera, non ha bisogno di essere vestito e truccato o di avere uno studio televisivo con relativi operatori, non può avere una vita privata imbarazzante, non chiede aumenti di stipendio e non ha pretese sindacali. Per un governo totalitario, inoltre, è uno strumento perfetto che elimina ogni rischio che un giornalista abbia una crisi di coscienza e dica in diretta la verità.
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