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2022/03/24

La guerra dei deepfake

Da tempo gli esperti avvisavano che prima o poi qualcuno avrebbe creato disinformazione intorno a un tema di importanza mondiale usando la tecnica del deepfake, quella in cui un video viene alterato applicando al corpo di una controfigura il volto di una persona famosa e poi animando quel volto in modo che sembri realistico e tridimensionale. Spesso questa tecnica viene sfruttata per far fare e dire a qualcuno qualcosa che non ha in realtà né fatto né detto.

Il momento di cui avvisavano gli esperti è arrivato: l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina viene combattuta anche a colpi di propaganda, e i deepfake sono diventati parte integrante di questa propaganda.

È infatti in circolazione un video nel quale il presidente ucraino Zelensky sembra chiedere ai civili di deporre le armi e arrendersi ai militari russi. Il video ha ottenuto una certa visibilità sui social network, ma è stato segnalato dai media ucraini e rimosso dai social abbastanza prontamente; inoltre Zelensky stesso è apparso in un altro video per smentire il deepfake.


In questo caso è abbastanza facile capire che il video del presunto invito alla resa è un falso: il volto sovrapposto di Zelensky ha una nitidezza e una colorazione nettamente differenti da quelli del resto del corpo. Ma è importante non fermarsi alla semplice analisi tecnica del video: bisogna sempre controllarne la fonte.

Zelensky, nota Snopes, ha registrato numerosi video usando lo stesso sfondo, ma li ha sempre pubblicati sui suoi profili social e sulle pagine social ufficiali del governo ucraino. Il video falso, invece, non è mai apparso su queste fonti.

Sta circolando anche un altro deepfake legato all’invasione russa dell’Ucraina: è un video nel quale una persona che sembra essere il presidente russo Putin annuncia apparentemente la fine della guerra e dice che è stata raggiunta la pace con l’Ucraina e che verrà ripristinata l’indipendenza della Crimea.

La qualità tecnica di questo secondo deepfake è decisamente superiore a quella del video precedente: la risoluzione del volto e la sua ombreggiatura sono coerenti con il resto del corpo, e gli unici indizi tecnici di manipolazione sono il fatto che la bocca del finto Putin non è ben sincronizzata con il parlato e che la voce non è quella di Putin. Ma sono sottigliezze che possono passare inosservate per via dell’emotività della situazione, della scarsa familiarità di molti con la vera voce del presidente russo e della bassa qualità delle immagini se viste sugli schermi molto piccoli degli smartphone.

Gli esperti sono riusciti a scoprire che il falso video di Putin è stato realizzato partendo da un video reale pubblicato dal Cremlino il 21 febbraio.

Anche in questo caso, quindi, vale la regola della fonte e del contesto. Non basta che un video sia tecnicamente realistico: bisogna anche vedere se viene pubblicato e confermato dalla fonte ufficiale che dovrebbe averlo prodotto.

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