Nonostante la
dichiarazione
semiseria di Sir Paul McCartney di essere l'inventore del selfie,
ossia dell'autoritratto fotografico, fatta recentemente alla TV
statunitense, questo genere d'immagine, così popolare oggi nel bene
e nel male, è in realtà molto antico. Così antico che risale a
prima dell'invenzione della pellicola fotografica.
Uno degli
autoscatti più lontani nel tempo che si conoscano ci arriva infatti
dal 1839: è un dagherrotipo che ritrae il chimico Robert Cornelius.
Per tramandarci questo ritratto fu costretto a stare immobile per
parecchi minuti davanti alla macchina fotografica, perché i prodotti
chimici fotosensibili usati dalla dagherrotipia richiedevano tempi di
posa lunghissimi: è per questo che nelle foto antiche tutti hanno
espressioni serie.
Dal 1914,
invece, ci arriva un autoritratto di una giovane adolescente, che a
parte il vestiario potrebbe essere stata scattata da una teenager di
oggi: lo stesso uso dello specchio e lo stesso sguardo rivolto
appunto allo specchio anziché al mirino della fotocamera. Ma lei è
una teenager che ha fatto la storia, o meglio, l'ha subita: è la
principessa russa Anastasia Romanova, la cui breve vita avrà un
epilogo tragico nella Rivoluzione Russa.
Altrettanto
inquietanti sono gli autoscatti dei soldati della Grande Guerra,
realizzati spendendo non poco (la fotografia era ancora un privilegio
costoso) con la consapevolezza amarissima di sapere che
quell'immagine rischiava di essere l'unico ricordo che rimaneva ai
propri cari.
Se siete
affascinati da questi messaggi così personali che ci arrivano dal
passato e vi interrogate su come verranno interpretati dai posteri i
nostri autoscatti attuali, sfogliate la rassegna di queste immagini
d'epoca presso News.com.au.
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