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2022/06/02

Alexa prega con te, ma solo se la paghi: occhio agli acquisti vocali

Questo articolo è disponibile anche in versione podcast.

Con tutti questi malware in giro, c’è quasi da dire le preghiere ogni volta che si sta per aprire un allegato. Il guaio è che in informatica anche la preghiera può nascondere un raggiro.

Lo sa bene Patricia Collinson, una devota ottantasettenne che vive a Hastings, nel Regno Unito, e si è trovata involontariamente al centro di un inganno informatico decisamente insolito. La figlia le ha regalato un assistente vocale, un altoparlante Alexa di Amazon, e la signora ha iniziato a usarlo con entusiasmo, soprattutto quando ha scoperto che poteva chiedere ad Alexa, semplicemente parlando, di recitare una preghiera con lei, specificamente l’Ave Maria.

Quasi tutte le mattine la signora Collinson si sedeva in poltrona e parlava ad Alexa come se fosse una persona, dicendole “Buongiorno Alexa, puoi recitare per favore l’Ave Maria?”, e Alexa eseguiva prontamente la richiesta.

Ma l’entusiasmo della signora è passato ben presto quando si è accorta, grazie alla figlia, che la solerte Alexa recitava l’Ave Maria solo per soldi. Infatti la signora, senza rendersene conto, si era abbonata a un servizio a pagamento semplicemente parlando ad Alexa.

La figlia, alla quale era intestato l’account di Alexa, se ne è accorta quando ha ricevuto una mail dalla ditta statunitense Catholic Prayers che la informava dell’attivazione di un abbonamento a pagamento sull’Alexa che lei aveva regalato alla madre. Due sterline al mese, quindi non certo un salasso, ma restava il problema che la signora Collinson aveva attivato un contratto di addebito permanente a un servizio semplicemente con la voce, senza nessuna delle normali conferme visive o cartacee che esistono negli acquisti normali.

Questa situazione potenzialmente ingannevole è stata confermata da Amazon al figlio della signora Collinson, che l’ha documentata per il giornale britannico The Guardian dove lavora: si possono fare acquisti a voce, ha confermato Amazon, “dicendo di sì a un messaggio di offerta di un prodotto, generato quando un cliente richiede direttamente il prodotto o quando il cliente risponde positivamente a un suggerimento proattivo all’interno della skill”. Le skill sono, in sostanza, l’equivalente vocale delle app. 

[nel podcast qui c’è l’audio di Alexa che offre di acquistare a voce, tratto da Voice Technology di Alessio Pomaro]

La ditta Catholic Prayers, contattata, ha ipotizzato che la signora non si sia resa conto che Alexa la stava avvisando che il servizio di preghiera era a pagamento e abbia risposto di sì a questo avviso. La ditta, fra l’altro, dice di avere circa 10.000 utenti al mese. Viene da chiedersi se esistono davvero diecimila persone consapevolmente disposte a pagare due sterline al mese per farsi dire da un altoparlante una preghiera che possono sentire gratis (per esempio tramite l’assistente vocale di Google) o se si tratta almeno in parte di persone che sono cadute nello stesso equivoco della signora Collinson.

Dato che questi assistenti vocali vengono regalati sempre più spesso a persone che non hanno competenze informatiche e non sanno cosa sia una skill o che si possano generare degli addebiti semplicemente parlando, è importante che chi fa questi regali sia ben consapevole di queste funzioni, per evitare addebiti indesiderati, e sappia come disabilitarle.

Per impedire acquisti accidentali fatti a voce con un dispositivo Alexa si può entrare nell’account che lo gestisce e selezionare, nelle impostazioni, la sezione Acquisti tramite voce. Qui si può scegliere se disattivarla completamente oppure se proteggerla con un codice segreto di quattro cifre che dovrà essere detto ad Alexa per confermare l’intenzione di acquisto. In questo modo, solo chi conosce questo codice potrà fare acquisti. Ovviamente, se il codice viene detto in presenza di altre persone non sarà più segreto.

Viene da chiedersi quanti utenti di questi assistenti vocali siano a conoscenza di queste funzioni di acquisto automatico e sappiano come impostarle correttamente. Nel frattempo, Amazon segnala con entusiasmo sulle proprie pagine promozionali che ci sono sviluppatori che hanno guadagnato 25.000 dollari in soli sei mesi vendendo agli utenti Alexa la funzione che consente all’assistente vocale di dire “Buona notte” e una frase di conforto. E lasciando da parte un momento la questione degli addebiti non intenzionali, fa tristezza pensare che ci siano persone così sole da essere disposte a pagare per farsi dire una preghiera o la buonanotte da una macchina.

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