Questa foto è solo un teaser di un momento di nerditudine spaziale suprema per qualunque appassionato di fantascienza e soprattutto di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, uno dei capolavori assoluti del genere.
I had to know… can you really walk in space with Velcro shoes? Coming soon 😉 #MissionMinerva pic.twitter.com/XIfievrEgJ
— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) October 7, 2022
La foto completa:
Versione schiarita per mostrare i dettagli della divisa:
Se non cogliete il riferimento, è alle hostess che in “2001” si muovono a bordo delle astronavi simulando la camminata terrestre in assenza di peso grazie a pantofole con suola in Velcro, in una delle scene più magiche del film.
Ed ecco la versione di Samantha, che se non erro è stata girata con un obiettivo grandangolare molto spinto e nella sezione russa della Stazione (ma non riesco a decifrare in quale punto preciso, anche se elaborando il video si notano sullo sfondo due tute russe da EVA):
2022 A Space Odyssey. Turns out, yes, you can walk with Velcro shoes. Slowly, very very slowly 😉#ASpaceOdyssey #MissionMinerva @esa @esaspaceflight @Space_Station pic.twitter.com/WI69RXmObE
— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) October 8, 2022
All’epoca di “2001”, alla fine degli anni Sessanta, scene come queste erano assolutamente stupefacenti: mi chiesi per anni, da ragazzino, come avessero potuto ottenere questi effetti. Ora lo so, e questo non fa che aumentare la mia ammirazione per Kubrick e i suoi tecnici; se vi interessa, lo spiego qui sotto, ma non voglio fare spoiler.
Visti con gli occhi di oggi e con mezzo secolo di esperienza di spostamento
delle persone in grandi ambienti a zero G, i movimenti delle hostess sembrano
fisicamente implausibili: non perderebbero tempo a camminare o a ruotare per
cambiare corridoio, ma semplicemente fluttuerebbero da un posto all’altro,
come vediamo fare agli astronauti sulla Stazione. Ed è abbastanza ovvio che la
scelta narrativa e visiva delle “scarpette di Velcro” fu adottata perché
all’epoca era impraticabile simulare l’assenza di peso in modo realistico e
per periodi prolungati in una produzione cinematografica. Ma la bellezza ed
eleganza delle immagini non sfiorisce.
Chicca: il comandante della navetta lunare (quello che nel secondo spezzone entra per salutare l’unico passeggero) è Ed Bishop, indimenticabile comandante Straker della serie “UFO”.
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ALLERTA SPOILER: come furono realizzati questi effetti?
La cosa più sorprendente di queste riprese è che sono ottenute tutte con effetti in-camera, ossia creati fisicamente sul set: non ci sono sovrapposizioni o effetti ottici aggiunti.
Le hostess erano su un set sulla Terra, in gravità normale, e furono addestrate a camminare fingendo di attaccarsi al pavimento con le scarpette e aggrappandosi agli oggetti. Il copricapo fu un espediente per non far vedere i capelli, che in una ripresa realmente a zero G avrebbero dovuto fluttuare (effetto impossibile da ottenere negli anni Sessanta).
La presa della biro fluttuante fu realizzata applicando la biro a una enorme, pulitissima lastra di vetro montata su un telaio girevole, i cui bordi erano fuori dall’inquadratura. La biro era attaccata al vetro con un pezzetto di doppio adesivo, che all’epoca era una novità assoluta.
Il passaggio da un corridoio all’altro fu ottenuto ruotando l’intero corridoio mentre la cinepresa era vincolata al corridoio stesso. La hostess era quindi sempre in piedi. Semplice, ma efficacissimo.
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