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2005/07/19

[IxT] “Repubblica” parla di Longhorn, parte il festival della castroneria

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "fgiorgi", "matteo" e "lsoucek".

Premessa: quello che segue è uno sfogo scritto di getto ed è anche piuttosto lungo. Ma non ho saputo resistere. Scusatemi, ma quando ci vuole, ci vuole.

Infatti mi stanno arrivando le segnalazioni indignate dei lettori a proposito di un articolo pubblicato da Repubblica a proposito di Longhorn, il prossimo sistema operativo Microsoft. Questo è il mio commento, visto che me l'avete chiesto.

Cominciamo dall'inizio. L'articolo, almeno per ora, è qui.


REPUBBLICA: BISOGNERA' aspettare fino al 2006, ma il nuovo sistema operativo di Microsoft (destinato a far girare i computer di oltre il 90 per cento di quelli che nel mondo ne usano uno) arriverà.

Cosa vuol dire "far girare i computer di oltre il 90 per cento di quelli che nel mondo ne usano uno"? Ma che razza di italiano è? "Quelli" a chi o cosa è riferito? E "uno" a cosa o chi è riferito?

L'unico sostantivo disponibile, al quale potrebbero quindi riferirsi "uno" e "quelli", è "computer". Stando al Turani, quindi, Longhorn farà girare i computer di oltre il 90% dei computer che usano un computer.

Nota aggiunta: oppure "quelli" è usato nel senso di "chi, coloro" e Turani intendeva dire "farà girare i computer di oltre il 90% di coloro che usano un computer"? Può darsi. Ma una maniera meno contorta di dirlo non c'era? E chi ne usa più di uno, che fa, s'attacca?


Boh. Meno male che c'è Repubblica a chiarirci la strada che porta al domani. Un domani in cui sintassi e grammatica italiana saranno soltanto un antiquato cimelio, si presume.

Ci sarebbe da dire che Longhorn farà probabilmente girare non i computer, ma le appendici pendule maschili di chi se lo troverà in casa e in azienda, ma non voglio diluire lo spettacolo offerto dall'articolo. Andiamo avanti.


REPUBBLICA: ...In un certo senso si può dire che con questo sistema operativo si entrerà sul serio nell'era dell'informatica

Certo, perché finora abbiamo soltanto giocato con le pietre di selce e l'abaco. Cinquant'anni di informatica, dalla decifrazione dei codici cifrati tedeschi nella seconda guerra mondiale in su, sono una cosa poco seria, rispetto al Grande Serio Progresso che arriverà da Longhorn.

Una frase del genere è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per far progredire il settore. La decodifica del genoma umano, i computer usati per generare le immagini delle TAC che salvano le vite o per creare i personaggi di Shrek, le sonde che vanno a fotografare pianeti lontani? Tutta Roba Poco Seria. L'ha detto il Turani, l'ha detto Repubblica, sarà vero. Siamo tutti qui, noi informatici, come poveri tapini analfabeti, ad attendere che zio Bill ci faccia entrare finalmente nell'Era dell'Informatica Seria. Senza di lui non sapremmo che fare.


REPUBBLICA: Ma, comunque, già l'anteprima (che non ha ancora tutte le novità previste) consente di capire in che direzione si va. E è la direzione giusta. Tanto per cominciare si può parlare dell'aspetto.

Ma mi pare giusto: quando si parla di tecnologia, la prima cosa, la più importante, è discutere l'aspetto. Chi se ne frega di cosa c'è sotto la carrozzeria, basta che sia bella. Nell'Era dell'Informatica Seria, l'aspetto è tutto. Sysadmin trasandati, datevi una regolata. È arrivato Turani a dirvi cosa conta davvero nel vostro lavoro.

Chissà se al Turani hanno spiegato che Longhorn non solo "non ha ancora tutte le novità previste", ma ne perde per strada? Gli hanno spiegato che WinFS, per esempio, doveva esserci ma non ci sarà?

Gli hanno detto che è stata cestinata la prevista "sidebar" insieme a gran parte dell'implementazione di Palladium, il contestatissimo sistema anticopia che decide quali programmi, brani musicali e filmati possono girare e quali no, checché ne dica l'utente?

Gli hanno detto che le tecnologie Avalon, Indigo e WinFX saranno disponibili anche in Windows XP, e quindi non sarà necessario adottare Longhorn per averle? Credo di no.

Detto fra noi, credo anche che a Turani non sia passato per la mente di chiedere un'opinione a un informatico prima di parlare d'informatica e disseminare disinformazione. Ma andiamo avanti, fino in fondo.


REPUBBLICA: Allora, i tecnici di Microsoft hanno fatto due cose. Prima hanno introdotto le finestre "glass". Finestre, cioè, che sembrano fatte di vetro. Il che significa che quando aprite un menù non vi trovate di fronte al solito rettangolo (bianco o colorato) che cancella tutto quello che c'è dietro. E quindi se come sfondo usate la fotografia della vostra fidanzata, dei vostri figlioli o del Monte Bianco, quell'immagine continuerà a sorridervi dallo schermo. E' una sciocchezza, ovviamente, una cosa da niente. Ma molto piacevole a vedersi. Fa un bell'effetto. E' una cosa carina.

Caro Turani, mi perdoni, ma il mio Mac, comprato un annetto fa, questa cosa del "vetro" la fa da una vita. Dire che Microsoft ha introdotto le trasparenze è come dire che l'acqua non esisteva prima che inventassero i rubinetti. Se non mi crede, venga da me, le faccio una dimostrazione.


REPUBBLICA: Con la seconda novità andiamo già un po' più sulla sostanza. Oggi, per lavorare con Windows, molti tengono sullo schermo tutte le iconcine che sono collegate ai vari programmi. In molti casi (e il mio è uno di questi) lo schermo appare come una giungla di iconcine. Con Longhorn (lungo corno o lunga antenna?) tutto ciò non sarà più necessario.

"Lungo corno o lunga antenna?" Il dubbio atroce sul significato di Longhorn si potrebbe risolvere con un sofisticato dispositivo chiamato "dizionario d'inglese", disponibile anche in versione cartacea per i refrattari alla tecnologia, che recita (da Garzanti Liguistica):
"longhorn - s. (fam. amer.) texano, abitante del Texas · Dal nome di una razza di bovini allevata in quello stato."

Volendo usare bene Internet (anche se in attesa di Longhorn è, come tutta l'informatica, una cosa Poco Seria), ci si potrebbe anche degnare di consultare la Wikipedia:
"The Texas Longhorn is a breed of cattle known for its characteristic horns, which can extend to six feet in width and have a slight upward turn at their tips."

Il Longhorn è dunque un bovino noto per le sue corna caratteristiche, lunghe fino a 180 centimetri: lo si intuiva, ovviamente, anche dal fatto che long = lungo e horn = corno.

"Longhorn" vuol dire "corno lungo", insomma, caso mai il logo di Microsoft Longhorn non fosse sufficientemente eloquente, e le antenne non c'entrano nulla (a meno che Turani, a furia di sentire ansie diffuse per gli OGM, non si sia persuaso che i bovini texani hanno le antenne al posto delle corna):


Logo tratto da ZaneZane.net,
trovato semplicemente Googlando "longhorn logo".


Volendo essere pignoli, il nome Longhorn deriva dal nome di un bar, come documentato nella Wikipedia, ma non pretendo cotanta competenza.

Andiamo avanti.


REPUBBLICA: Quando infatti si andrà a aprire il menù "start", dove si trova l'elenco dei programmi, non trovate [sic; non "si troverà"? Due errori d'italiano in fila, complimenti] nessun elenco, ma una casella: basterà scrivere le prime lettere del programma che cercate e subito vi apparirà il nome per esteso, cliccate e si parte. Insomma, basterà scrivere "exc" per vedere scattare Excel. O Photo per vedere partire Photoshop. E così via. La stessa [la stessa che?] vale ovviamente anche per le cartelle personali di lavoro.

Dopo aver preso a calci l'italiano partendo prima con la forma impersonale futura e poi saltando con disinvoltura degna di Lara Croft alla seconda plurale presente, Turani si stupisce di questa magica innovazione: il completamento automatico! Questa sì che è un'idea geniale alla quale non aveva mai pensato nessuno! Così radicalmente nuova che in OpenOffice.org, per esempio, o in Firefox, mi tocca disattivarla da anni perché è una scocciatura enorme. Il completamento automatico ce l'ha Google, ce l'ha anche Excel (se non lo disattivate).

Fiumi di parole per elogiare come nuova una cosa che esiste già da un pezzo. Far scrivere le recensioni del software a un informatico sembrava troppo banale, vero? Forse non ce n'era in giro uno disposto a farsi abbindolare dai comunicati stampa di Microsoft?

A parte il fatto che già adesso, in Windows XP, basta fare Start > Esegui e digitare il nome di un programma per lanciarlo, rimane il problema che tutto questo non risolve affatto la pulizia dello schermo (più propriamente del desktop), perché le iconcine ci possono essere lo stesso e ci saranno lo stesso in Longhorn. Quella che Turani descrive è una delle possibili scorciatoie, niente di più.


REPUBBLICA: Ma sembra che nella versione definitiva Longhorn sarà anche capace di qualche magia vera e propria. Si dice che sarà sensibile all'ambiente. Il che non significa che non sporcherà per terra, ma che saprà capire dove si trova il computer in quel momento e che quindi assumerà la configurazione necessaria. Esempio. Se voi avete un notebook che usate sia a casa che in ufficio, può essere che in ufficio vi servano certe cartelle e a casa altre. Ebbene, il notebook attrezzato con Longhorn dovrebbe essere in grado di capire (in base ai collegamenti che trova) se siete a casa o in ufficio, e a quel punto predisporrà le cose sullo schermo nel modo da voi desiderato

Che cosa curiosa. Allora il mio Mac è magico e non l'ho mai saputo. Quando mi sposto da un luogo all'altro, il mio Mac si collega automaticamente alla rete wireless più vicina (se glielo permetto): si accorge di dov'è. Se non c'è una rete wireless, si attacca al mio telefonino GPRS. Da solo. Lo fanno anche, in una certa misura, i computer Windows attuali, se si adotta il DHCP: li attacchi a una rete, e loro sanno già come andare su Internet in base a dove si trovano.

Certo, non presentano un bouquet di documenti diverso a seconda dell'ubicazione fisica del computer come "dovrebbe" (notare la sospetta forma verbale dell'incertezza) fare Longhorn, ma siamo sicuri che questa sia davvero una buona cosa? Non è che il manager quadratico medio arriverà a casa col laptop e si chiederà terrorizzato che fine ha fatto la sua relazione di lavoro? Per non parlare della sua collezione di pornografia scaricata usando la banda larga dell'ufficio! Arriverà a casa, e tutto gli sembrerà sparito. Questo è uno di quegli automatismi che rischiano di complicare la vita anziché semplificarla. Altro che magia. Magia sarebbe, per esempio, che Windows non si piantasse dopo qualche giorno di utilizzo.


REPUBBLICA: Ma questa è solo una delle magie. La seconda è ancora più interessante e riguarda quelli che, per lavoro, fanno spesso delle riunioni aziendali. Di norma, in queste riunioni, arriva uno con il suo notebook e poi comincia a proiettare su uno schermo le cose che vuole spiegare o fare vedere agli altri. Ebbene, con Longhorn questo non sarà più necessario. Tutti arriveranno nella sala riunioni con il loro bravo notebook. Il sistema operativo sarà in grado di individuare tutti i notebook presenti e stabilirà una specie di sottorete aziendale (che riguarda quella stanza) e quindi l'oratore dovrà solo richiamare i documenti che gli interessano sul proprio schermo: essi appariranno come d'incanto anche sugli schermi degli altri presenti in sala. La cosa, naturalmente, vale per tutti i notebook. In sostanza, invece di passarsi i fogli di carta con su tabelle e appunti, sarà sufficiente richiamare le cose sul nostro schermo e subito appariranno anche sugli schermi degli altri partecipanti alla riunione.

Qui, a dire il vero, Turani non pecca di castroneria, ma di ottimismo e di imprudenza. Accetta passivamente come bello e meraviglioso tutto ciò che Microsoft gli ha detto che sarà bello e meraviglioso, senza porsi domande sulle eventuali conseguenze di questi automatismi. È grazie a quest'imprudenza che abbiamo avuto i disastri di Iloveyou e di tanti altri attacchi informatici.

Lasciando da parte la considerazione che questa condivisione presuppone che tutti i computer usino Longhorn (gli altri saranno ghettizzati, e le aziende dovranno svenarsi per comperare nuovo hardware e Longhorn per tutti, con grande gioia del monopolista), c'è il problema non trascurabile della sicurezza. Quello che descrive Turani è un ambiente in cui un computer può iniettare in un altro quello che gli pare: un documento, certo, ma anche un virus, uno sniffer, un trojan horse (programmi-spia). E cosa succede se il manager di cui sopra condivide un po' troppo e spande sui monitor di colleghi e colleghe le proprie foto nostalgiche di Cicciolina in aggiunta alla presentazione Powerpoint aziendale?


REPUBBLICA: ...Ma dove Longhorn dà il meglio di sé, probabilmente, è nell'organizzazione del lavoro dentro il computer. Fino a oggi, se ci pensate, l'organizzazione del lavoro con un computer è identica a quella che si fa di solito in un ufficio. I vari documenti vengono collocati in varie cartelle, le cartelle vengono poi raggruppate secondo altri criteri e quando vi serve una cosa si vanno a aprire via le cartelle maggiori, poi quelle minori fino a arrivare al documento che ci serve. Esattamente come si fa in un ufficio "cartaceo" con gli armadi per i documenti e le cartelle di cartoncino. Con Longhorn questa epoca va in soffitta. Voi scrivete i vostri documenti e li registrate sull'hard disk dove capita...

A dire il vero, registrare i documenti dove capita è quello che fanno già adesso moltissimi utenti, senza aver bisogno di Longhorn. Ma lasciamo perdere.


REPUBBLICA: Ma come farete a ritrovarli dopo? Provvederà il sistema operativo. Alla richiesta di mostravi i documenti, ve li farà vedere tutti, ovunque essi siano registrati. Vi appariranno in una sola schermata. Dopo di che voi potrete ordinarli secondo moltissimi criteri: per data, per autore. Per tipo di documento, ecc ...

Che strano. Non sapevo di dover aspettare Longhorn per avere questa magia. Devo dirlo anche ad Apple, perché evidentemente c'è un difetto nei loro computer. Infatti se chiedo al mio Mac di mostrarmi i documenti in base al nome o una parola chiave, lui lo fa già adesso, ovunque essi siano registrati. E me li ordina per data e per autore, oltre che per tipo di documento. Ma sicuramente c'è un errore, perché non è possibile che qualcuno abbia battuto sul tempo zio Bill.


REPUBBLICA: ...E' bene precisare, a questo punto, che Longhorn non lavora solo sui titoli dei [dei cosa?] ma sui contenuti e quindi non gli scappa praticamente niente. Se volete tirare fuori i documenti in cui avete parlato di bulloni piuttosto che dell'inflazione, basta dirlo al sistema e la cosa verrà fatta molto rapidamente.

E anche questo lo fa già adesso qualsiasi Mac recente. Forse mi sono perso qualcosa: di preciso perché dovrei aspettare il 2006 per avere tutto questo, quando la concorrenza lo offre già? E perché questa cosa di Longhorn viene presentata da Repubblica come una grande innovazione quando non lo è? L'informazione non dovrebbe essere obiettiva e autorevole?


REPUBBLICA: ...Ma fa ancora qualcosa di più. Se volete vi apre subito i documenti. Vi fa vedere cioè la prima pagina. E quindi voi potete controllare se c'è davvero quella tabella o quell'immagine che cercavate. Insomma, sotto questo aspetto, il Windows di oggi vi sembrerà davvero la preistoria dell'informatica.

Sul fatto che il Windows di oggi sia davvero la preistoria dell'informatica mi trovo perfettamente d'accordo (a partire dal mitico pulsante START usato anche in Longhorn per *spegnere* il computer), ma con tutto il dovuto rispetto, queste cose il già citato Mac le fa già.

Non voglio sembrare troppo tifoso di Apple, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: le "magie" che Turani vuole presentare come novità esistono già altrove. Basta guardare un po' più in là dell'orizzonte roseo offerto da Microsoft. Ma Microsoft, lo so per esperienza, è uno dei maggiori inserzionisti nazionali, ai quali è molto difficile dire di no.


REPUBBLICA: Ma non è finita, già oggi Microsoft sta distribuendo un prodotto /Office Comunicator) che probabilmente verrà inglobato in Longhorn... In pratica, voi arrivate in ufficio e accendete il vostro personal computer. Questo fa un rapidissimo giro d'orizzonte sulla rete e vi dice subito chi c'è e chi non c'è. Se gli altri hanno avuto la bontà di lasciare dietro di sé qualche informazione, Comunicator vi informa. Il tale è online, ma sta telefonando. Il tale altro è online e è libero. L'altro ancora è in una riunione che finirà alle 11. E avanti così. Non solo: se siete autorizzati, Comunicator vi consente anche di leggere l'agenda del vostro collaboratore. E poi vi consente una serie di scelte. Potete mandare una mail, potete telefonare, potete mandargli dei documenti. Il tutto premendo pochissimi tasti. Tutto questo, ovviamente, funziona in qualunque parte del mondo si trovino, rispetto a voi, i vostri collaboratori. Basta che siano in rete.

Premesso che "Communicator" si scrive con due M e non è per distrazione che lo si sbaglia per tre volte di fila, queste cose vengono già fatte da una mezza dozzina di programmi gratuiti già in commercio. Dove sta la novità? E vogliamo davvero entusiasmarci per uno strumento così invadente da dire a tutti cosa stiamo facendo? La privacy dove la mettiamo?


REPUBBLICA: In conclusione, con Longhorn diventa molto più facile aggirarsi fra i documenti e diventa molto più facile dare il via al cosiddetto "lavoro condiviso". In pratica si dà un altro senso all'idea di "stare in rete". Non solo per curiosare. Sarà come ritrovarsi tutti in una sorta di grande open space planetario, dove tutti si potrà lavorare sugli stessi documenti e sugli stessi materiali.

Quello che forse Turani non ha visto in Longhorn è dietro quelle che lui chiama "magie" ma sono in realtà funzioni del tutto secondarie e straviste c'è tutta la gestione dei diritti digitali e dei formati proprietari, che vuole invece limitare soltanto a Windows la possibilità di lavorare con i documenti e i file audio e video. Il "grande open space planetario" di cui parla è aperto soltanto a chi usa prodotti Microsoft, e tutti gli altri stanno fuori, nella più classica delle formule del monopolio. Monopolio che articoli come questo vogliono farci credere giusto e sacrosanto, nonché fonte prodiga e generosa di ogni innovazione.

L'unica innovazione, in tutta questa palude di parole superficiali di Repubblica, è che viene il sospetto che ora le inserzioni pubblicitarie non si chiamino più così, ma siano state oggetto di un upgrade: ora si chiamano "articoli". E questo dovrebbe essere un futuro magico e promettente?

In tal caso, non c'è che dire: il futuro non è più quello di una volta.

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