Capita
spesso di sentire critiche della stampa 3D (la fabbricazione di
oggetti solidi usando un apparato che genera qualunque forma
componendola strato per strato in vari materiali): sarebbe una moda,
un gioco per appassionati di tecnologia che si dilettano a formare
oggettini decorativi di plastica mal rifiniti.
In
realtà la stampa 3D professionale propone risultati molto concreti:
per esempio, la General Electric ha indetto un concorso
fra gli utilizzatori comuni di stampanti 3D, invitandoli a progettare
un supporto per motori d'aereo, stampabile con tecniche di stampa 3D,
che fosse più leggero di quelli attuali ma altrettanto resistente.
Fra
i 700 candidati, provenienti da 56 paesi, ha vinto l'indonesiano M.
Arie Kurniawan, che si è portato a casa un premio di 7000 dollari
grazie al suo progetto di supporto che riduceva i pesi di quasi l'84%
pur restando capace di reggere fino a quattro tonnellate e mezza.
L'uso di questi supporti ridurrebbe di circa 500 chilogrammi il peso
di un aereo di linea bimotore.
Non
è l'unico esempio: nel corso di quest'anno è stata effettuata la
ricostruzione
del 75% del cranio di un paziente usando dei polimeri
biocompatibili conformati mediante una stampante 3D, e persino un
componente sottoposto ad altissime sollecitazioni come un iniettore
di un motore a razzo è stato realizzato con la stampa 3D,
diminuendo drasticamente i tempi e i costi di progettazione e
produzione rispetto alle tecniche tradizionali: quattro mesi al posto
di un anno, riducendo i costi del 70%.
Niente
male per un “giocattolo”.
Nessun commento:
Posta un commento