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2020/04/17

Contact tracing con il Bluetooth Low Energy dei telefonini, come funziona?

Si parla moltissimo di usare app nella gestione della pandemia, adottando la tecnologia Bluetooth degli smartphone per fare il cosiddetto contact tracing: il tracciamento automatico delle persone con le quali veniamo a contatto.

In sintesi, il nostro telefonino rileverebbe gli smartphone degli altri che stanno nelle vicinanze e accumulerebbe un registro dei contatti avuti, da usare in caso di necessità.

Il tutto sarebbe protetto da vari sistemi salvaprivacy, e si userebbe la versione Low Energy del Bluetooth per incidere il meno possibile sul consumo della batteria.

Ma quanto è affidabile questa raccolta di dati? Da un primo esperimento sembra esserci un problema di falsi positivi. La portata del segnale Bluetooth Low Energy è comunque tale da rilevare dispositivi situati anche ad alcuni metri di distanza e anche al di là di un muro.

Per esempio, installando sul mio smartphone un’app come Bluetooth LE Scanner oppure LightBlue rilevo non solo gli oggetti Bluetooth situati nella stanza in cui mi trovo, ma anche quelli che si trovano nell’appartamento adiacente: nello screenshot qui sopra vedete il secondo televisore, che è quello dei miei vicini di casa (il mio si chiama CIA Surveillance 4; sì, lo so, fa ridere solo gli informatici).

Chiaramente nel caso di un’app per il rilevamento delle persone che mi sono passate a distanza di contagio sarebbe assurdo conteggiare chi si trova in realtà dall’altra parte di una parete o dentro la sua automobile mentre siamo entrambi incolonnati nel traffico. Speriamo che i progettisti delle app di contact tracing ne tengano conto: in ogni caso, queste app di scansione ci consentono di scoprire quanti dispositivi Bluetooth abbiamo intorno a noi, magari senza neanche saperlo.


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