— Giorgio Gori (@giorgio_gori) May 3, 2020
Il contesto della frase, che si può dedurre facilmente, è quello delle nuove disposizioni per la gestione degli spostamenti durante la pandemia da coronavirus. La frase gira così, senza autore e senza indicarne la provenienza.
In realtà proviene da un articolo pubblicato a pagina 23 de Il Secolo XIX di oggi (3 maggio 2020) e la precisazione apparentemente demenziale sul conducente non è intesa seriamente: è una battuta dell’autore dell’articolo, Enrico Musso, docente universitario ed esperto di mobilità.
Infatti il resto dell’articolo contiene altre battute di questo genere, ma se si legge solo il brano in questione è facile pensare che sia scritto seriamente (come è capitato anche a me prima di avere accesso all’articolo completo), visto quello che riescono a scrivere alcuni legislatori e burocrati.
Musso ha inserito alcune battute (poche) in un testo altrimenti serissimo, con un titolo serissimo (Le sedici regole per muoversi bene in città
«Tragitti più lunghi, scegliete il mezzo giusto») e su un tema serissimo, e questo ha creato l’equivoco. Intercalare frasi come “Il monopattino e la Fiat Multipla sono considerati veicoli”, “un sidecar: chi non ne ha uno?”, “accompagnare l’iguana dal veterinario o la suocera dal geriatra (o viceversa)”, “una innovazione già in uso all’estero dall’Ottocento: la coda alle fermate”, “evitiamo di metterci le dita negli occhi, e anche di farcele mettere da un altro passeggero” in un testo di istruzioni anti-pandemia che per il resto è completamente serio è una forma di umorismo forse un po' troppo ermetico per momenti difficili come questi.
L’autore, Enrico Musso, si è scusato pubblicamente per l’involontario equivoco:
Gira un estratto di un vademecum su “come muoversi in città” che ho scritto oggi per il @secoloxix. Per alleggerirlo avevo messo qualche battuta ma ho sbagliato: ora gira solo una battuta spacciata per affermazione seria. Dovevo lasciare la comunicazione “pulita”. Chiedo scusa— Enrico Musso (@enricomusso) May 3, 2020
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