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2022/05/26

Come fanno i truffatori a rubare soldi dai conti correnti? Ce lo spiega FluBot

La società di sicurezza informatica Bitdefender ha pubblicato un’analisi di una truffa informatica bancaria che spiega bene una delle perplessità ricorrenti di chi, per sua fortuna, non ha mai subìto un reato di questo genere: come fa la gente a cascarci? In particolare, come è possibile che i truffatori riescano a convincere le vittime a installare volontariamente i programmi che poi saccheggeranno i loro conti correnti?

L’analisi parte da un attacco specifico in corso in Europa, che si basa sull’installazione di un’app truffaldina, un trojan bancario denominato FluBot, sui telefonini delle vittime. Se la vittima non installa l’app, la truffa non può scattare.

I criminali che gestiscono FluBot usano una tecnica particolare, chiamata smishing: iniziano mandando un SMS che annuncia che è disponibile un messaggio vocale riguardante l’invio di un pacco. L’SMS offre un link cliccabile per ascoltare il messaggio. 

Credit: Bitdefender.

Ma se la vittima clicca sul link, le viene proposto di installare un’apposita app di gestione dei messaggi vocali, e quest’app non proviene dallo store ufficiale Android, ossia Google Play. Questo dovrebbe mettere in allarme la vittima, ma spesso prevalgono la curiosità di scoprire cosa c’è nel presunto messaggio vocale e l’ignoranza del rischio.

Sui telefonini Android, oltretutto, è sufficiente accettare l’installazione da fonti sconosciute per dare il via libera all’app. La fonte è in realtà la banda di truffatori, e l’app ha un’icona che sembra indicare che serva per ascoltare messaggi vocali, ma non è così: serve per rubare informazioni bancarie.

I truffatori scelgono di mascherare l’app truffaldina spacciandola per un’app per messaggi vocali per un motivo ben preciso: l’app chiederà alla vittima il permesso di accedere alla rubrica telefonica e ad altre informazioni sensibili, e la vittima probabilmente ci crederà perché pensa che sia un’app di messaggistica e quindi è logico che debba accedere alla rubrica.

Credit: Bitdefender.

Se la vittima concede i permessi, l’app maligna raccoglierà l’elenco dei contatti e manderà SMS a tutti i contatti della vittima, cercando nuovi bersagli da attaccare, intanto che acquisisce le informazioni sulle carte di credito, le credenziali di accesso e altri dati ancora e usa i privilegi di accessibilità per rendere difficile disinstallarla.

In altre parole, i criminali creano una situazione di curiosità nell’utente e fanno leva su quella, e sulla scarsa conoscenza della sicurezza informatica, per convincere la vittima a installare il trojan.

Bitdefender nota che l’attacco colpisce sia gli utenti Android, sia gli utenti Apple; ma nel caso degli iPhone non c’è un meccanismo per proporre all’utente l’installazione dell’app truffaldina, per cui scatta il Piano B dei criminali: se il telefonino attaccato è un iPhone, gli SMS lo porteranno a una serie di siti che tenteranno di rubare credenziali e cercheranno di attivare abbonamenti-truffa.

La soluzione più semplice a questo tipo di attacco è non cliccare mai sui link negli SMS e non installare mai app di provenienza incerta; e se si usa un telefonino Android, dotarlo di un antivirus.

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