Sono emersi alcuni dettagli tecnici molto interessanti a proposito del furto informatico milionario ai danni della Bangladesh Bank che ho raccontato un mesetto fa.
Si sapeva già che criminali informatici erano riusciti a penetrare nei computer della banca centrale del Bangladesh e a sottrarre le credenziali necessarie per effettuare bonifici, inviandone una quarantina per un importo complessivo di circa un miliardo di dollari, che sarebbero finti nei conti di complici nelle Filippine e nello Sri Lanka se i ladri non avessero commesso un banale errore di ortografia (indicando come beneficiaria la Shalika Fandation al posto della Shalika Foundation) che aveva insospettito un intermediario presso la Deutsche Bank. Il furto era stato quindi interrotto quando la cifra sottratta era soltanto (si fa per dire) di circa ottanta milioni di dollari.
Ora è emerso che la Bangladesh Bank era in pratica priva di firewall e usava una rete informatica di seconda mano con componenti a bassissimo costo, secondo le indagini della BAE Systems, che hanno rivelato che i ladri avevano alterato il software del sistema SWIFT in modo da poter spedire denaro in tutto il mondo senza lasciarne tracce in Bangladesh.
Normalmente il sistema interbancario SWIFT è sicuro: è una rete privata e la maggior parte delle banche consente trasferimenti soltanto fra mittenti e destinatari concordati. Per alterarlo bisogna essere all’interno dell’organizzazione di una delle banche che partecipano al sistema, come appunto la Bangladesh Bank. Purtroppo questa banca, usando componenti di rete a basso costo, non aveva isolato i propri sistemi SWIFT dal resto della rete informatica aziendale.
Come spiega Ars Technica, questa vulnerabilità ha consentito ai criminali di entrare nella rete bancaria via Internet, farsi strada fino ai sistemi SWIFT e alterare il software Alliance Access, che effettua e registra le transazioni SWIFT. La modifica ha rimosso i controlli di integrità e coerenza di questo software, consentendo di alterare gli importi dei bonifici e il contenuto dei messaggi di conferma in modo che non rimanesse traccia dei bonifici fraudolenti dopo il loro invio. Il tutto veniva gestito da un server situato in Egitto, anche se questo non vuol dire che i criminali risiedevano in questo paese.
Il riciclaggio del denaro sottratto è passato attraverso le Filippine, dove è in corso un’indagine governativa: i soldi sono arrivati su conti intestati a due cittadini cinesi che gestiscono il gioco d’azzardo a Macao e nelle Filippine, e da lì sono stati trasferiti a vari casinò e poi a conti bancari internazionali. I casinò nelle Filippine sono esentati dalle norme antiriciclaggio e quindi sono un canale perfetto (consapevole o inconsapevole) per queste operazioni fraudolente. Le indagini hanno già portato alle dimissioni del governatore della Bangladesh Bank e all’incriminazione di altre persone che hanno fatto da tramite per i movimenti illeciti di denaro.
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