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2019/06/21

Se il pornoricatto lo fa un avvocato

Il gattino serve solo per compensare
lo squallore di questa storia.
Ultimo aggiornamento: 2019/06/21 18:55. 

Ho già parlato in altre occasioni di pornoricatti: estorsioni basate sull’accusa inventata di detenere o guardare pornografia sui propri dispositivi.

Solitamente si tratta di bluff, ma da Minneapolis, negli Stati Uniti, arriva una variante sul tema particolarmente bizzarra.

Paul Hansmeier e il suo socio John Steele gestivano uno studio legale che si occupava di avviare cause legali contro chi diffondeva online film pornografici, coinvolgendo in particolare i provider Internet che consentivano questo smercio.

Lo studio legale ha svolto quest’attività per anni, almeno dal 2010, per conto delle case di produzione di questi film, e questo non è insolito. Ma le indagini hanno fatto emergere una situazione ben diversa da quella apparente: infatti i film venivano messi online proprio dallo studio legale in modo da avere il pretesto di fare causa ai provider.

Non è finita: alcuni dei film pornografici messi online venivano addirittura prodotti dallo stesso studio legale di Hansmeier e Steele.

Le richieste di risarcimento erano modeste, qualche migliaio di dollari ciascuna, per cui agli accusati conveniva pagare per chiudere la vertenza: una forma di ricatto piuttosto efficace, visto che con questo trucco i due soci dello studio legale avevano incassato circa sei milioni di dollari.

Ma la loro scorribanda informatico-legale è finita con il loro arresto nel 2016 e con una condanna a 14 anni di carcere per Paul Hansmeier. Steele, invece, si è dichiarato colpevole, ha raggiunto un accordo con il tribunale ed è in attesa di una condanna, probabilmente più mite perché ha collaborato con le autorità, come racconta Ars Technica.

Chicca finale: lo studio legale si chiamava Prenda Law. Chissà se i suoi fondatori sapevano cosa vuol dire in italiano quando hanno scelto questo nome.

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