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2019/12/21

Avventurette in auto elettrica: e quando l’avventura non c’è?


Ultimo aggiornamento: 2019/12/23 1:20.

Ieri (18 dicembre) ELSA, la mia automobilina elettrica di seconda mano, ha raggiunto una piccola tappa simbolica, totalizzando 40.000 chilometri, 14.500 dei quali percorsi da febbraio 2018, quando l’ho acquistata (una media di 808 km/mese). Colgo quindi l’occasione per infliggervi ancora delle avventurette elettriche, che a quanto pare riscuotono un successo e un interesse che non mi aspettavo: ma stavolta saranno in realtà delle non-avventurette.

Infatti fin qui ho raccontato alcune delle tante occasioni nelle quali io e la Dama del Maniero Digitale abbiamo portato ELSA ben oltre le sue condizioni d’uso normali (è una city car, in fin dei conti), ma non vorrei dare l’impressione che sia sempre così e che la vita dell’automobilista elettrico sia uno stress perenne con l’ansia di ricaricare.

La maggior parte del tempo, infatti, usiamo ELSA in maniera decisamente più rilassata e meno complicata. La portiamo a fare un giretto quasi tutti i giorni, per esempio per andare a fare la spesa, per andare in radio ogni venerdì per fare la puntata del Disinformatico o per raggiungere le varie località del Canton Ticino dove faccio conferenze o lezioni, senza andare particolarmente lontano, godendoci tutti i vantaggi della trazione elettrica (silenziosità, economia, fluidità, nessun tempo perso a far benzina) senza nessuno dei suoi svantaggi. L’assoluta normalità senza pensieri, insomma.

Così oggi vi racconto alcuni viaggi assolutamente non avventurosi, per darvi un’idea di cosa sia la normale vita con un’auto elettrica, anche se a bassa autonomia (90 km autostradali), che fra l’altro ha quasi nove anni e ha ancora la sua batteria originale, con buona pace di chi pensa che le batterie delle auto elettriche non durino. Anzi, ELSA ha ancora tutti i suoi componenti originali. Finora ho sostituito solo gomme, spazzole tergicristalli e liquido lavavetri (e, per mia scelta, la mascherina del selettore delle marce, per abilitare le modalità nascoste di recupero energetico).


2019/10/29: A cena a Varese con un progettista dei computer Apollo (104 km)


Don Eyles, uno dei progettisti dei computer che hanno portato gli astronauti sulla Luna, è stato a Varese per una cena fra appassionati, alla quale siamo andati con ELSA, passando a prendere un’amica ad Arzo (Svizzera) e riportandola lì. Sono 53 km per andare e altrettanti per tornare, con parecchie salite, per cui l’autonomia non ci basta, ma comunque riusciamo a fare il viaggio senza perdere tempo ad attendere che ELSA si ricarichi. Come?

Semplice: abbiamo consultato prima le mappe online delle colonnine, e abbiamo visto che ce n’è una a Varese, vicino al ristorante dove ceneremo.

Dobbiamo partire con larghissimo anticipo per evitare il traffico di rientro dei frontalieri, per cui partiamo dal Maniero col “pieno” (come sempre, avendo la presa in garage), facciamo tappa dalla nostra amica per qualche ora e intanto faccio un rabbocco lento di ELSA alla colonnina Emotì di Besazio, non lontano da Arzo. Resto in auto a lavorare: lo faccio spesso, anche quando non sto caricando (per esempio quando guida qualcun altro).

Tempo speso per ricaricare: un minuto, ossia il tempo che ci vuole per parcheggiare, infilare il connettore, e appoggiare la tessera RFID prepagata che fa partire la colonnina.

ELSA sotto carica lenta.

La carica è appena partita.

La sosta è gratuita durante la ricarica.

Al lavoro. I file audio sono quelli della dettatura che uso spesso.

Carica terminata, ho di nuovo il “pieno”: 4,4 kWh in 90 minuti.

ELSA è pronta a ripartire. Viene buio presto d’inverno, qui.


In realtà questa carica lenta di rabbocco probabilmente non è necessaria, perché a destinazione in Italia ci dovrebbe essere una colonnina, ma l’esperienza insegna che è sempre meglio avere un piano B. Con questo rabbocco, se la colonnina italiana dovesse dare problemi o essere occupata (non solo da un altro utente elettrico ma anche da un’auto a carburante parcheggiata abusivamente), come mi è già capitato proprio il giorno prima, siamo comunque sicuri di poter tornare a casa.

Ci avviamo verso Varese, circa 30 km di salite e discese che consumano parecchio (il recupero offerto in discesa dalla rigenerazione non è mai totale), e arriviamo alla colonnina di Lido della Schiranna, che è a 300 metri dal ristorante Vecchia Riva.

Miracolo: la colonnina è libera, la tessera Enel-X funziona e collego ELSA grazie al cavo adattatore Tipo 2-Tipo 1 che ho comprato proprio per avere compatibilità con le tante colonnine di Enel-X. Un minuto per inserire il cavo, appoggiare la tessera sul sensore, assicurarmi che si sia avviata la ricarica, e ce ne andiamo al ristorante. Arriviamo, come dicevo, con larghissimo anticipo, per cui ci mettiamo in un salottino a lavorare.


Fra l’altro questa carica è gratuita, dato che Enel-X regala 30 kWh di carica quando si apre un account. L’app di Enel-X mi consente inoltre di monitorare lo stato di avanzamento della carica mentre siamo al ristorante a parlare di spazio, computer e tanto altro con Don Eyles e la sua compagna Denise.

Sto monitorando da remoto lo stato della carica.

Anche in questo caso il tempo di ricarica è ininfluente: siamo comunque impegnati con la cena, per cui la carica finisce prima di finire la chiacchierata.

Don Eyles è quello con i capelli bianchi; la sua compagna è dietro la fotocamera e sta facendo la foto, in piedi sulla sedia.


Ritiriamo ELSA, che ha fatto di nuovo il “pieno”, e corriamo verso Arzo, dove lasciamo la nostra amica, per poi andare fino al Maniero Digitale alla massima velocità consentita dai limiti stradali e senza preoccuparci dell’autonomia. Infatti arriviamo a casa ancora con metà batteria carica, dopo 104,3 chilometri e due soli minuti spesi in ricarica.


A casa, collego ELSA alla presa elettrica che ho in garage e la metto sotto carica per l’indomani.

Per caricare ELSA ho speso in tutto 2,33 CHF (carica domestica notturna) + 0,98 CHF (Emotì) + 0 (Enel-X) = 3,31 CHF, pari a 3,04 euro. Se avessi fatto questi 104 chilometri con la mia auto a carburante avrei speso 10,17 euro.


2019/11/27: A Varese e poi a Biasca (190 km)


Nel pomeriggio devo andare a Varese, al collegio universitario Cattaneo, per tenere una conferenza sul complottismo lunare, e la sera devo andare a Biasca (56 km) per tenere una lezione sulla mobilità sostenibile e in particolare sulle auto elettriche. Ci vado, insieme alla Dama, con ELSA: fino a Varese sono solo 37 chilometri, per cui partiamo ancora una volta col “pieno” fatto a casa durante la notte e facciamo andata e ritorno al Maniero (74 km in tutto) senza alcun bisogno di caricare. Tempo sprecato in ricariche: zero.

Ovviamente, vista la modestissima autonomia di ELSA, arriviamo nei pressi del Maniero alle 16 con la batteria quasi scarica, e dobbiamo ripartire due ore più tardi per Biasca, per cui non c’è tempo di fare la consueta carica lenta domestica, che richiederebbe circa cinque ore. Soluzione: carichiamo alla colonnina rapida GOFAST di Pambio, vicino a Lugano, intanto che prendiamo un caffé e una fetta di torta al McDonald’s adiacente (l’auto elettrica fa male alla linea, sappiatelo).

ELSA sotto carica a Pambio.

La colonnina rapida GOFAST eroga fino a 150 kW, ma ELSA ne regge “solo” 50, per cui servono 20 minuti per avere di nuovo l’80% di carica partendo dal “quasi vuoto”. Sopra l’80% i tempi di ricarica rapida si allungano molto, per salvaguardare la batteria, per cui è inutile (e molto costoso) restare attaccati alla colonnina per un’altra ora e arrivare al 100%.

Non facciamo in tempo a finire caffé e torta che è già partita la carica “lenta” per l’ulteriore 20% finale.


Finiamo la carica al Maniero, usando la nostra presa in garage, intanto che lavoriamo in ufficio. Anche qui, il tempo sprecato per la ricarica è zero, e in più abbiamo gustato una fetta di torta.

ELSA si abbevera lentamente al Maniero per arrivare al “pieno” senza stressare la batteria.

Il caricatore di ELSA nella sua culla autocostruita (sono un giornalista, non un artigiano) mentre eroga la sua carica lenta (2,3 kW).

Alle 19.10 partiamo per Biasca (56 km), dove arriviamo 45 minuti più tardi. Faccio lezione sulla mobilità elettrica, citando fra l’altro proprio il caso concreto di questo viaggio, e poi ripartiamo verso casa. Una tappa di 20 minuti alla colonnina veloce GOFAST sull’autostrada a Bellinzona e mentre rispondiamo a qualche mail ricarichiamo a sufficienza per tornare rapidamente al Maniero. Mettiamo ELSA sotto carica in garage per l’indomani: in totale abbiamo percorso 190 chilometrici elettrici con una city car.


Il cruscotto di ELSA all’arrivo: ancora circa 15 km di autonomia, 190 km percorsi in un solo giorno.


Per caricare ELSA ho speso in tutto 2,33 CHF (carica domestica notturna) + 8,65 CHF (Gofast) + 0,54 CHF (carica domestica diurna) + 9,88 CHF (Gofast) = 21,4 CHF, pari a 19,65 euro. Se avessi fatto questi 190 chilometri con la mia auto a carburante avrei speso 18,58 euro, ossia quasi un euro in meno: le colonnine di ricarica rapida sono carissime. Con un’elettrica a lunga autonomia avrei speso, caricando a casa, circa 3,9 euro.


2019/12/19 A Locarno e ritorno con pioggia e gelo (97 km)


I due casi precedenti vi sembrano ancora troppo avventurosi? Allora vi propongo questo: un viaggio dal Maniero a Locarno e ritorno (48 km per tratta), senza tappe di ricarica, sotto la pioggia e col freddo invernale.

Devo andare in centro a Locarno per fare una lezione-conferenza dedicata alla fisica dei viaggi nel tempo. Vado, in compagnia della Dama (che, avrete notato, mi segue quasi sempre in queste avventurette), superando il forte dislivello del Monte Ceneri che separa il Maniero da Locarno, e a differenza di tanti altri viaggi portiamo ELSA alla massima velocità permessa dal codice stradale e dalla prudenza (piove a dirotto) e usiamo senza ritegno il riscaldamento (che è elettrico e quindi consuma parecchia energia, riducendo molto l’autonomia) e lo sbrinamento dei vetri, perché la giornata è molto fredda.

Sappiamo di poter largheggiare perché sulla via del ritorno c’è la colonnina rapida gratuita della ABB, che usiamo di solito quando facciamo questa tratta, e sappiamo di poter arrivare a Locarno e tornare fino a questa colonnina senza restare a secco nonostante i consumi elevati del riscaldamento. È tutto molto più facile quando fai sempre le stesse strade: sai già quanto consumerai e dove troverai le colonnine.

Però oggi venti minuti al freddo sarebbero un po' disagevoli e non ci sono luoghi di ristoro nelle vicinanze, per cui teniamo questa colonnina gratuita come Piano B e proviamo una soluzione differente: parcheggiamo all’autosilo che sta a 400 metri dalla sede della lezione, attacco ELSA alla colonnina Emotì situata al quarto piano (che ho scoperto grazie all’app di Emotì), attivo la carica appoggiando la tessera prepagata, e ce ne andiamo. Tempo perso: zero.

La carica all’arrivo a Locarno è appena sotto la metà, ma insufficiente per il ritorno al Maniero.

ELSA sotto carica (lenta) a Locarno.

La colonnina Emotì con connettori Tipo 1 e Tipo 2: il riquadro centrale bianco è il sensore per la tessera di ricarica.


Terminata la lezione e preso un dolcetto per la merenda (tre ore tutto compreso), torniamo da ELSA, che nel frattempo ha fatto il “pieno”.



Possiamo quindi correre a casa senza fare soste, arrampicandoci su per il passo del Monte Ceneri, con il riscaldamento e lo sbrinamento accesi e i tergicristalli che lottano contro il diluvio. Arriviamo al Maniero e mettiamo sotto carica ELSA in garage. Tutto qui.



Per caricare ELSA ho speso in tutto 2,33 CHF (carica domestica notturna) + 5,40 CHF (Emotì) = 7,73 CHF, pari a 7,1 euro. Se avessi fatto questi 97 chilometri con la mia auto a carburante avrei speso 9,49 euro. Con un’elettrica a lunga autonomia avrei speso, caricando a casa, circa due euro.

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Come vedete, una volta fatta l’abitudine diventa facile usare un’auto elettrica anche limitata come ELSA: non occorre neppure pianificare, perché ormai si conoscono già i punti in cui si trovano le colonnine (e i posticini caldi e accoglienti dove mangiare qualcosa intanto che si fa carica).

Di non-avventurette come queste ne avrei tante altre, ma credo che il concetto sia ormai chiaro e non vorrei tediarvi oltre.


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