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2010/10/24

UFO e astronauti in “Alle Falde del Kilimangiaro”: Ed Mitchell oggi in TV

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/10/27.

Mi sono arrivate varie segnalazioni secondo le quali la trasmissione Alle falde del Kilimangiaro (Raitre) oggi ha avuto ospite l'astronauta lunare Edgar Mitchell. Vorrei rivedere lo spezzone, visto che pare che la conduttrice Licia Colò abbia citato presunte dichiarazioni di Mitchell su complotti della Nasa e/o del governo USA per nascondere la verità sugli UFO e che Mitchell abbia smentito tutto, con grande sorpresa/imbarazzo della Colò. Purtroppo dalle lande svizzere ove sorge sereno il Maniero Digitale i servizi di replay online della Rai non sono fruibili. Potete aiutarmi?

Intanto segnalo un mio articolo precedente su Mitchell e le sue passate dichiarazioni ufologiche.


2010/10/26


Grazie a tutti coloro che hanno risposto alla mia richiesta: ora ho tutto il materiale necessario. L'audio dell'intervista a Mitchell di Alle falde del Kilimangiaro è scaricabile qui e su Youtube c'è (non so per quanto tempo) il video (prima parte, seconda parte).

Licia Colò ha parlato della conferenza stampa degli ex militari pro-UFO, che ha portato molte parole ma zero prove.  In studio Pablo Ayo, scrittore pro-UFO, che naturalmente ha un libro da promuovere e regala agli spettatori un fiume di parole pseudoscientifiche ma non porta un fatto concreto neppure pagando un supplemento, e l'astrofisico Roberto Dolcetta Capuzzo, che ha fatto una discreta difesa del buon senso (possiamo fidarci di qualcuno che dice di aver visto qualche cosa, in assenza di prove oggettive?) ma è la persona sbagliata per rispondere alle fantasie di Ayo: ci vuole un debunker. Qualcuno che conosca i filmati e gli episodi e li smonti punto per punto.

Infatti né Ayo né Dolcetta Capuzzo hanno fermato la Colò per dirle che i video ufologici che ha mostrato sono classici sbufalati da un pezzo: le flotillas (che sono palloncini), la spirale prodotta da un missile, l'UFO del Concorde (puntino sulla pellicola), quello dello Shuttle (1984, missione STS-51A, goccia d'acqua sul finestrino), l'UFO gigante sopra il Cremlino (che stranamente non viene visto da nessuno tranne un videoamatore), l'UFO circolare nel cielo di Mosca (una semplice nuvola di tipo hole punch, notissima ai meteorologi) e le solite sfere luminose che visiterebbero le nostre stazioni spaziali (semplici particelle che si staccano dai veicoli e vengono mosse dal moto relativo dell'osservatore, dai getti dei razzi di manovra o dai tenui campi magnetici e di microgravità prodotti dai veicoli). Nulla che non si potesse falsificare con cinque minuti di lavoro e del software per gli effetti speciali digitali o un buon modellino. Sappiamo bene che in questo campo, purtroppo, non ci sono solo le persone in buona fede che interpretano in senso ufologico un difetto della pellicola o un palloncino, ma ci sono anche tanti ciarlatani a caccia di soldi, per cui ci vorrebbero delle prove un po' meno traballanti per accettare un'asserzione tanto straordinaria come quella di veicoli alieni che scorrazzano nei nostri cieli.

Per il resto, l'intervista con Mitchell è stata imbarazzante per la Colò: lei dice che Mitchell sostiene che la NASA ha nascosto molte cose, e lui dice che non è vero e la NASA non c'entra. Forse, dice, c'entra il governo, ma lui non accusa la NASA. La Colò tira in ballo il caso di Roswell (che lei pronuncia Ruswelt): anche qui, la solita solfa (mai nessuno che ricordi il progetto Mogul e l'astuzia dell'aviazione militare nell'usare i deliri ufologici come copertura per non far conoscere le tecnologie Mogul, all'avanguardia per quegli anni). Prove zero, chiacchiere tante, e anche Mitchell non si fa coinvolgere: dice che ha semplicemente raccolto i racconti delle persone del posto. Lui di prove non ne ha.

Il resto dell'intervista è sullo stesso livello. Faccio un solo esempio dei tanti collegamenti fantasiosi proposti da Pablo Ayo senza alcun contraddittorio: a circa cinque minuti dall'inizio della seconda parte su Youtube, Ayo dice che gli UFO sarebbero stati attratti dalle prime esplosioni nucleari nella Seconda Guerra Mondiale e precisa: "Voglio specificare che Roswell nel '47 era l'unica base americana che aveva la bomba atomica e tutto, diciamo, il 509° Stormo, che era quello che aveva sganciato le bombe a Nagasaki e Hiroshima, incluso il famoso aereo Enola Gay, era tornato poi alla base aerea di Roswell. Stavano lì gli armamenti nucleari, ed era probabilmente per quello che già da allora qualche visitatore si era interessato di andare a visitare la zona." Ho fatto un po' di ricerche e chiesto ai miei esperti (in particolare Stefano B.) e i fatti sono un po' diversi.

Primo: dopo aver sganciato una bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto 1945, il B-29 Enola Gay non tornò affatto alla base aerea di Roswell, nel New Mexico, perché quella non era la sua base. Il 509° stava all'epoca a Wendover, nello Utah, ed era stato inviato a Tinian, nelle Marianne (Oceano Pacifico), per effettuare l'attacco nucleare, e a Tinian tornò dopo averlo effettuato. Enola Gay arrivò alla base di Roswell soltanto tre mesi più tardi, a novembre del 1945, e comunque poi se ne andò altrove per altri test nucleari. Il legame con Roswell è quindi molto più tenue di quello che dice Ayo.

Secondo: all'epoca dell'incidente di Roswell (avvenuto a giugno-luglio 1947), gli Stati Uniti disponevano in tutto soltanto di tredici bombe atomiche (tutte di tipo "Fat Man" Mark III), nessuna delle quali era operativa. Il 509° Stormo (509th Composite Group, a partire dal giugno del 1946 509th Bombardment Group (Very Heavy)) era sì l'unico ad avere esperienza operativa con armi nucleari e a possedere velivoli appositamente attrezzati, ma le armi atomiche non erano custodite a Roswell, bensì alla base aerea di Kirtland, vicino ad Albuquerque, dove c'erano i laboratori Sandia che le costruivano.

Non solo: il 509° non divenne operativo fino al settembre del 1948. Inoltre all'epoca gli Stati Uniti avevano un monopolio nucleare, per cui non avevano alcun bisogno di avere bombardieri pronti a decollare in pochi minuti, e comunque il ridotto numero di armi nucleari non ne consentiva l'uso per attacchi strategici: la deterrenza non c'era ancora.

Visto che le armi nucleari non erano custodite a Roswell, non si capisce perché i "visitatori" avrebbero dovuto avere interesse per questo luogo, che ospitava semplicemente gli aerei adibiti al trasporto delle bombe. Specialmente considerato che c'erano luoghi che (secondo le tesi di Ayo) sarebbero stati ben più interessanti: quelli dove quelle armi atomiche venivano usate, come l'atollo di Bikini, nel Pacifico, per i test nucleari Able e Baker (1 e 25 luglio 1946), e sviluppate, come il laboratorio di Los Alamos, nel New Mexico, i grandi separatori per l'uranio 235 a Oak Ridge, in Tennessee, e i reattori a plutonio presso Hanford, Washington.

È molto facile prendere dei fatti a casaccio e deformarli un po' per adattarli alle proprie tesi, ma non è così che si fanno le ricerche e non è così che si fa bene all'ufologia.


2010/10/27


Se volete vedere con quale ineffabile competenza Pablo Ayo scambia un pianeta per un UFO a Mistero, leggete questo articolo di Photobuster e guardate il video. Poi ci si chiede perché l'ufologia viene considerata da molti come una materia da svitati.

Fonti: The Air Force in the Cold War (Stephen McFarland, in Airpower Journal, autunno 1996); U.S. Nuclear Stockpile, 1945 to 1950 (D.A. Rosenberg, in Bulletin of the Atomic Scientists, maggio 1982, pagg. 25-26); Contractor Report SAND98-1617, Tech Area II: A History, Sandia National Laboratories, pagg. 14-16; Cybermodeler.com; Aviationexplorer.com; Strategic-air-command.com.

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