La navigazione privata o navigazione anonima o in incognito è una di quelle funzioni di smartphone, tablet e computer il cui nome sembra spiegarne perfettamente lo scopo: navigare su Internet in modo privato e anonimo. Ma non è proprio così, e quindi è meglio sapere quali sono i suoi limiti in modo da usarla correttamente.
Si accede a questa navigazione privata in vari modi, che dipendono dal dispositivo e dall’app usata per navigare: per esempio, nei computer che usano Google Chrome si clicca su Altro e si sceglie Nuova finestra di navigazione in incognito. Sugli iPhone, iPad e iPod touch, si apre Safari e si tocca l'icona a forma di due quadratini sovrapposti e si sceglie Privata. Sugli smartphone Android, invece, si tocca l'icona con tre trattini o puntini disposti verticalmente e si sceglie Nuova scheda anonima.
Questo tipo di navigazione è effettivamente privato, ma soltanto nel senso che non lascia tracce sul vostro dispositivo: ne lascia invece eccome presso il vostro fornitore di accesso a Internet e nei siti che visitate.
Per esempio, se usate la navigazione privata sul Wi-Fi del luogo dove lavorate, della scuola dove studiate o dell’albergo dove alloggiate, chi vi fornisce il servizio Wi-Fi può sapere quali siti avete visitato e può identificarvi benissimo, per esempio tramite i dati tecnici che la vostra app di navigazione passa a qualunque sito glieli chieda, anche se avete attivato la navigazione anonima.
Questi dati tecnici includono il tipo esatto di app di navigazione, il tipo di dispositivo usato, la lingua utilizzata, le dimensioni dello schermo, il tipo di processore, la scheda grafica, i font installati e altro ancora.
Ogni dispositivo ha una combinazione unica di queste caratteristiche: di conseguenza, se usate lo stesso tablet, smartphone o computer per navigare anche in modo non anonimo, è facile per un fornitore di accesso a Internet o anche per un sito Web riconoscere la particolare combinazione di questi dati tecnici del vostro dispositivo e quindi capire che la persona che prima navigava in incognito eravate voi: è una tecnica chiamata fingerprinting, ossia “riconoscimento dell’impronta digitale”, con un doppio senso informatico molto calzante.
Potete verificare quante informazioni tecniche vengono raccolte usando per esempio Panopticlick.eff.org, Siamogeek.com/jsinfo/ e Uniquemachine.org (cliccate ripetutamente su Get my fingerprint).
Ma allora la navigazione anonima è inutile? No, anzi: è efficacissima per non lasciare tracce delle ricerche effettuate in Google e negli altri motori di ricerca, per non memorizzare visite a siti web e per non trovarsi bombardati da pubblicità mirata, per esempio di viaggi dopo aver acquistato un biglietto aereo. Secondo un recente sondaggio pubblicato dal sito Duckduckgo.com, che offre ricerche anonimizzate, la ragione principale per la quale gli utenti usano la navigazione in incognito è far sparire quelle ricerche che il sondaggio definisce, con raro garbo, “potenzialmente imbarazzanti”.
Ma non è solo questione di imbarazzi. Soprattutto in questa stagione, molti usano Google per cercare regali. Vedersi rovinare la sorpresa perché il nome o il sito del regalo cercato compare non appena si digita qualche lettera sarebbe un peccato. In casi come questi, la navigazione privata è impagabile. Usatela e, specialmente se avete un computer condiviso con altri, fatela usare.
Fonte aggiuntiva: Naked Security.
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