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2019/10/06

Auto elettriche, servono soluzioni di ricarica meno esasperanti

Ultimo aggiornamento: 2019/10/07 18:10.

Ieri sono andato da Lugano a Induno Olona, in provincia di Varese, con la Dama del Maniero per fare da traduttore all’astronauta lunare Al Worden. Un viaggio breve, un’ottantina di chilometri in tutto fra andata e ritorno, per cui abbiamo scelto di andarci con ELSA, la nostra piccola auto elettrica, e collaudare la rete di ricarica di Enel X, per la cui tessera ho tribolato non poco.

Non è andata bene, e se questo è il modo esasperante in cui si vuole che gli automobilisti si convertano alla guida elettrica, la strada è ancora tutta in salita e c’è tanto lavoro da fare. Chi compra oggi un’auto elettrica deve tenere ben presente che è un pioniere, uno sperimentatore, con tutti i vantaggi ma anche i disagi che questo comporta.

Come al solito, ho pianificato il viaggio con un Piano A, un Piano B e anche un Piano C. Il Piano A era il fatto che l’autonomia di ELSA ci consentiva di andare e tornare; il Piano B era la colonnina rapida di Enel X in via Europa a Induno Olona; il Piano C era una coppia di colonnine lente nelle vicinanze. Ovviamente c’è sempre il Piano D, ossia qualunque presa elettrica, per esempio presso il ristorante o la sala convegni dove devo tradurre per l’ospite. È una carica lenta, ma è pur sempre una carica.

Arriviamo alla colonnina Enel X con largo anticipo, proprio per effettuare il test, e con autonomia sufficiente in ogni caso per tornare al Maniero Digitale (67% di batteria), per cui siamo in condizioni di assoluta tranquillità. Ma posso solo immaginare la rabbia e la frustrazione di chi si dovesse trovare a usare le colonnine di ricarica in caso di necessità o avendo un minimo di fretta, perché i problemi cominciano subito.




Sullo schermo tattile seleziono il connettore CHAdeMO della colonnina e poi appoggio fiducioso la tessera Enel X sul sensore. Macché: la colonnina mi dice che la tessera non è abilitata. La tessera reca la dicitura che ricorda che va associata al profilo sull’app, e mi sembra proprio di averlo fatto, anche se ora nella giungla di menu e sottomenu dell’app Enel X non riesco a verificarlo.

Mi viene il dubbio che la tessera non sia abilitata perché la mia carta di credito associata all’account Enel X è in scadenza a fine mese, per cui entro nell’app e aggiorno i dati della carta, dando quelli di quella nuova che mi è già arrivata. Niente da fare: la colonnina rifiuta di accettare la tessera.

Niente panico, penso: se la tessera non va o non è abilitata, posso usare l’app. Piccolo problema: l’app non mi permette di selezionare il connettore. Tocco l’icona, ma non mi risponde.



Vorrei tanto “selezionare una presa disponibile”, come mi ricorda la app con involontaria ironia, ma non posso. Non c’è verso.

Dai commenti arrivati dalla pubblicazione iniziale di questo articolo emerge che l’app in realtà mi sta avvisando che la colonnina è in manutenzione (lo si poteva notare andando a Eneldrive.it e cercandola) e quindi non utilizzabile. L‘avviso dell’app, però, è semplicemente un pallino rosso sull’icona della presa. Magari un bel “IN MANUTENZIONE” sarebbe stato più chiaro, anche perché il rosso è anche il colore tipico degli indicatori di notifica messaggi. Magari si potrebbe far comparire questo semplice avviso sul display della colonnina. Magari si potrebbe evitare di confondere il malcapitato utente con la dicitura di avviso che la tessera non è abilitata o che deve selezionare una presa disponibile quando non ce ne sono. Mi sembra insomma che l’interfaccia non sia pensata per rendere chiara la situazione.

Un singolo episodio non fa statistica, certo, ma la mia prima prova di una colonnina Enel X è insomma un flop completo, che indurrebbe qualunque automobilista ragionevole a rinunciare a ogni pretesa di usare l’auto elettrica e lo spingerebbe fra le braccia del primo concessionario dotato di qualcosa che vada a pistoni. O perlomeno fra le braccia di un concessionario Tesla, perché Tesla ha la propria rete di ricarica, sparsa su tutto il territorio, che funziona senza tessere, app o altre complicazioni. Disavventurette come la mia rendono dannatamente evidente il valore aggiunto di avere una rete di ricarica dedicata. Se state pensando di acquistare un’auto elettrica, tenetelo ben presente.

E così la colonnina non va. Mando la segnalazione a Enel X tramite l’app. Ma la mia esperienza di automobilista elettrico mi ha insegnato che a volte la perseveranza paga. Mi viene un’idea: provare un’altra tessera. Ho con me anche quella di Nextcharge, che ha accordi di roaming con Enel X. Però l’app di Nextcharge mi dice molto chiaramente, con un’icona marrone e la parola manutenzione, che la colonnina è in manutenzione (cosa che l’app di Enel X non mi diceva con altrettanta chiarezza). Sarà per questo che non mi accetta la tessera Enel X? Mistero.



Tentar non nuoce, per cui prendo la tessera Nextcharge e la appoggio sul sensore della colonnina Enel X. Quella che ha appena rifiutato la tessera Enel X. E la carica parte.






Nove minuti dopo, la carica è arrivata all’80% della batteria e la colonnina si ferma automaticamente, come avviene solitamente. La carica rapida, infatti, si può fare solo fino all’80% della capienza della batteria, per non stressarla troppo. L’app Nextcharge registra un addebito di 1,02 kWh al costo di 55 centesimi, ma non ho affatto caricato così poco: se sono arrivato con il 67% di batteria e ora sono all’80%, ho caricato il 13%, che su una batteria da 16 kWh sarebbero circa 2,08 kWh. Mistero.




Ripartiamo per la cena e la conferenza con l’astronauta, che registra il tutto esaurito, e torniamo al Maniero Digitale con energia in abbondanza senza dover risparmiare i (pochi) cavalli elettrici di ELSA.

Al Worden con una bottiglia di Barolo del 1971, anno della sua missione, donatagli dal ristorante da Venanzio.

La sala conferenze, dotata di videoproiettori coordinati su tutte le pareti.


Morale di quest’avventuretta: alla fine tutto è andato bene e siamo tornati a casa, ma complicazioni e ostacoli come quelli che abbiamo affrontato rendono per ora perfettamente giustificate le ironie e le risate degli automobilisti che vanno ancora a idrocarburi.

Immaginate se dal benzinaio non si potesse pagare in contanti o con la carta di credito, ma fosse necessario pagare con una tessera diversa per ogni catena di distributori, e ogni tanto la pompa si rifiutasse di erogare carburante per motivi inspiegabili: ci sarebbe la rivolta. Se state valutando l’acquisto di un’auto elettrica, pensateci molto bene.


2019/10/07 18:10


Visto che nei commenti si parla della questione di dotare le colonnine di un lettore di comuni carte di credito, segnalo che esistono: ne ho usata una proprio oggi, a Chiggiogna (Canton Ticino). È sufficiente appoggiare la carta di credito sul sensore, se la carta è contactless, oppure inserirla. Far partire la carica ha richiesto in tutto 45 secondi (li ho cronometrati), e poi la Dama del Maniero e io siamo andati al bar accanto a prenderci un’ottima fetta di torta di mele e un tè.






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