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2020/06/12

Condannato per aver voluto incendiare un’antenna 5G, scopre che non era un’antenna 5G

Nel Regno Unito un uomo di 47 anni di Knowsley, un paese vicino a Liverpool, è stato condannato a tre anni di carcere per aver dato fuoco a un’antenna della rete cellulare Vodafone.

Lo ha fatto, stando agli atti del processo, perché era convinto che il sistema cellulare 5G fosse legato direttamente alla pandemia da nuovo coronavirus.

I vigili del fuoco hanno recuperato sul luogo dell’incendio un paio di guanti parzialmente bruciati, nei quali è stato trovato il DNA dell’uomo, che si è dichiarato colpevole. Una perizia informatica ha trovato che aveva trascorso molto tempo a scambiare messaggi online con altre persone che sostengono la stessa tesi di complotto, che è stata amplificata nel Regno Unito da varie celebrità, come riferisce The Register.

Paradossalmente, aveva scambiato questi messaggi usando un telefonino. Ciliegina sulla torta, il processo ha fatto emergere una dichiarazione di Vodafone che ha chiarito che l’antenna in questione non era un’antenna 5G ma una comunissima antenna 4G. Una di quelle che l’uomo usava per il proprio telefonino.

Il complottismo, insomma, fa danni. Sarebbe bello se una volta tanto i processi mentali che portano a questi danni potessero essere usati per diffondere idee utili invece di teorie bacate e prive di qualunque fondamento fattuale. C’è chi ci prova, come in questo esempio:




La didascalia dice che “Bill Gates ha sviluppato un sistema di riconoscimento facciale che è capace di identificare le persone che non si sono vaccinate. L’unico modo per ostacolarlo è mettersi una mascherina.” Sottile e astuto.

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