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2020/07/10

No, non serve il 60% per rendere utili le app anti-coronavirus

Ultimo aggiornamento: 2020/10/04 17:00. 

SwissCovid, l’app di aiuto alla lotta contro il coronavirus realizzata dall’Ufficio Federale della Sanità Pubblica svizzero, è installata e attivata da poco più di un milione di utenti (1.017.504), secondo i dati dell’Ufficio Federale di Statistica aggiornati all‘8 luglio (RSI), e ha già consentito di allertare numerose persone grazie a una trentina di utenti risultati positivi ai test medici che hanno poi usato l’app per segnalare anonimamente il rischio di contagio, secondo i dati forniti da Sang-Il Kim, capo della Divisione Trasformazione digitale dell’UFSP e riportati a 5:34 in questo servizio della RSI.

2020/10/04: Il paper Early Evidence of Effectiveness of Digital Contact Tracing for SARS-CoV-2 in Switzerland indica quasi 900 chiamate alla hotline derivanti dall’immissione di codici di annuncio di esposizione (“the entered Covidcodes triggered 874 phone calls to the SwissCovid hotline, thus providing evidence for actions undertaken by notified contacts”).


Ma un milione di installazioni è ben lontano dal 60% della popolazione che è stato citato moltissimo in questi mesi come percentuale da raggiungere affinché l’app sia efficace. Non va meglio in altri paesi: Germania 18%, Francia 2,7%, Italia 6,8%, secondo dati citati dal Corriere del Ticino). Inoltre un sondaggio indica che quasi il 60% della popolazione svizzera invece non intende installarla, perché non crede alla sua utilità e teme una violazione della propria privacy.

Paradossalmente, l’86% di quelli che non intendono installare SwissCovid usa WhatsApp almeno una volta la settimana: in altre parole, tanta gente rifiuta un’app svizzera, sviluppata dai politecnici federali con tutte le garanzie di legge e verificata indipendentemente da esperti informatici internazionali, ma regala con entusiasmo i propri fatti personali (la rubrica dei numeri di telefono e data, ora, nome e durata di ogni chat, per esempio) a una società straniera, Facebook, che è proprietaria di WhatsApp e che vive dichiaratamente della vendita dei dati personali.

Se il 60% della popolazione si rifiuta, il traguardo del 60% di installazioni sembra ovviamente impossibile e questo comprensibilmente può far venire voglia a chi ha già installato SwissCovid di rimuoverla e magari fa passare la voglia di installarla a chi non l’ha ancora fatto. Sembra insomma tutto inutile. 

Ma c’è un equivoco di fondo da chiarire: non è affatto vero che l’app funziona soltanto se viene installata dal 60% della popolazione.

Questo numero magico proviene da uno studio dell’Università di Oxford pubblicato ad aprile scorso. Ma gli autori dello studio dicono che il loro lavoro è stato riassunto maldestramente da molte testate giornalistiche. In realtà hanno scritto sin da subito che il 60%, o più precisamente il 56%, è la percentuale di installazioni necessaria per sopprimere completamente la pandemia se si isolano le persone oltre i 70 anni e non si fa nient’altro.

Se l’app viene usata in combinazione con altre misure, come il distanziamento sociale, la percentuale necessaria scende. Anche una percentuale bassa è comunque utile, perché rallenta il ritorno dei picchi di contagio. Lo studio di Oxford dice che “l’app ha effetto a tutti i livelli di adozione”, come mostra questo grafico. Già al 28% abbassa drasticamente la curva dei contagi.



In sintesi: non è vero che o si raggiunge il 60% o è fatica sprecata. Qualunque livello di adozione può aiutare a salvare vite. Pensateci.

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