Cerca nel blog

2023/04/01

(AGG 2023/04/16) Twitterremoto, quinta puntata: la sparizione annunciata delle spunte blu “vecchie” di Twitter non è ancora successa. Intanto solo lo 0,2% degli utenti è pagante

Ultimo aggiornamento: 2023/04/16 12:45.

Prosegue il Twitterremoto della gestione Musk di Twitter (le altre puntate della saga: prima, seconda, terza, quarta).

Dopo la rimozione dell’autenticazione tramite SMS per gli utenti non paganti il 19 marzo scorso, l’apertura di Twitter Blue (la versione a pagamento di questo social network) agli utenti di tutto il mondo il 23 marzo e la pubblicazione volontaria di parte del codice sorgente di Twitter il 31 marzo, arriva una nuova svolta. 

A partire da oggi, primo aprile, dovrebbe iniziare l’eliminazione delle spunte blu “vecchio stile”, quelle basate su una reale autenticazione. Ne ho una anch’io e ho deciso di non pagare per la spunta blu nuova per vedere cosa succede, come ho raccontato in dettaglio qui.

Per ora (11:00 italiane dell’1/4) la mia spunta blu vintage c’è ancora e cliccando sulla spunta nell’app compare ancora la dicitura “Si tratta di un account verificato secondo i criteri precedenti. Potrebbe essere o non essere notorio.”


Cliccando sulla spunta su Web, invece, l’account viene descritto con le parole “Questo account è verificato poiché è considerato notorio nella categoria delle istituzioni, dell’attualità, dello spettacolo o di un altro settore specifico”.

---

15.00. Nessun cambiamento.

---

2023/04/02 12:00. Nessun cambiamento. Non ho ancora visto o ricevuto segnalazioni di spunte blu “vecchio stile” rimosse.

Però David Puente segnala che il New York Times (55 milioni di follower su Twitter) ha deciso di non pagare per mantenere la spunta oro conferitagli da Twitter, che gli costerebbe circa 1000 euro al mese più 50 dollari al mese per ciascun account affiliato (il prezziario è qui). Dopo che un utente di Twitter ha segnalato a Elon Musk questa decisione, l’account @nytimes ha perso la spunta oro. 

Il New York Times scrive (paywall; copia d’archivio) che stando a un documento interno di Twitter, il social network concederà alle 10.000 organizzazioni più seguite e ai 500 inserzionisti pubblicitari più importanti di mantenere il proprio status di “verificato”. Il giornale aggiunge che dei 7500 dipendenti che Twitter aveva a ottobre 2022, quando è iniziata la gestione da parte di Elon Musk, ne sono rimasti meno di 2000.

Anche il Los Angeles Times, il Washington Post, BuzzFeed, Politico e Vox hanno detto che non pagheranno per la spunta blu, riferisce CNN.

A queste testate giornalistiche fa eco la Casa Bianca, che secondo Axios, ha deciso che non pagherà per avere la spunta blu di “verifica” (che, ripeto, in realtà non verifica nulla) sugli account Twitter del personale. Gli account del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti probabilmente continueranno ad avere gratuitamente la spunta grigia delle organizzazioni ufficiali.

In tutti questi casi, la ragione è sempre la stessa: la spunta blu non indica più autorevolezza, competenza o credibilità, ma indica semplicemente che qualcuno ha pagato per abbonarsi.

Infatti cominciano già a spuntare gli account con la spunta blu che fingono di essere qualcun altro, per esempio a scopo politico o satirico, come “MFA Russia”, che sembra l’account Twitter del Ministero per gli Affari Esteri della Federazione Russa o “Russian Embassy in USA”, con tanto di logo, bandiera e ovviamente spunta blu, ma in realtà è tutt’altro; e c’è anche l’account Twitter di Gesù Cristo “verificato” (screenshot qui grazie ancora a David Puente). 

Monica Lewinsky ha dimostrato bene l’entità del problema elencando tutti gli account che usano il suo nome e sono oltretutto “verificati” secondo le nuove regole, mentre lei lo è secondo quelle vecchie e quindi la sua spunta blu è destinata a scomparire.

Fra le tante voci contrarie a questa trasformazione di Twitter segnalo quella dell’attore William Shatner (il capitano Kirk originale di Star Trek), che ha contestato la rimozione della spunta blu chiamando in causa direttamente Elon Musk e dicendo che da 15 anni dedica il suo tempo e i suoi pensieri sagaci a Twitter gratis e ora gli viene chiesto di pagare.

La questione, ovviamente, non è il prezzo, ma il principio: Shatner può tranquillamente permettersi otto dollari al mese, ma non capisce perché mai dovrebbe pagare, visto che la sua presenza e quella di tante celebrità con account autenticati sono ciò che dà valore a Twitter. E in effetti non si capisce perché dovrebbe pagare per una spunta blu che non vale più nulla e non autentica più nulla e seppellisce gli account autentici, compresi quelli delle celebrità, in un mare di omonimi o impostori. Musk ha risposto che “È più una questione di trattare tutti allo stesso modo. Secondo me non ci dovrebbe essere uno standard differente per le celebrità”

Ma le parole di Musk sono contraddette dai fatti: Twitter ha una quarantina di account VIP ai quali offre maggiore visibilità, secondo i documenti ottenuti da Platformer (paywall parziale): politici, giornalisti, celebrità e anche Elon Musk. Inoltre Musk stesso, il 28 marzo, ha dichiarato che dal 15 aprile solo gli account a pagamento (che insiste a chiamare “verificati”) potranno comparire nella scheda Per te degli utenti consigliati e potranno partecipare ai sondaggi; ha poi precisato che la scheda Per te includerà anche gli account seguiti dall’utente oltre agli account suggeriti da seguire.

Secondo Matt Binder su Mashable, che cita dati raccolti dal ricercatore Travis Brown, il 50% di tutti gli utenti paganti ha meno di 1000 follower e il 18% ne ha meno di 100; circa 2000 ne hanno zero. Dei circa 420.000 account che hanno la spunta blu “classica”, come me, solo circa 6500 pagano oggi un account Twitter Blue, e gli account paganti in tutto sono poco meno di mezzo milione, ossia meno dello 0,2% degli utenti giornalieri totali di Twitter (254 milioni) e quindi fanno incassare a Twitter circa 3,8 milioni di dollari al mese (dati aggiornati al 28 marzo). Fra l’altro, risulta “pagante” anche chi ha annullato il proprio abbonamento a Twitter Blue.

Travis Brown mi ha detto che dovrebbe pubblicare a breve una analisi degli account verificati “vecchio stile”, che per ora sembra che le spunte blu non stiano scomparendo e che persino gli account verificati che si spacciano per qualcun altro subiscano come unica punizione la scomparsa del display name (nome visualizzato, diverso dal nome dell’account) e dell’icona del profilo.

---

2023/04/02 16:30. Matt Binder segnala che Elon Musk ha tweetato, e poi cancellato, che agli account con la vecchia spunta blu verrà concessa qualche settimana di tempo, a meno che dichiarino subito che non intendono pagare, nel qual caso la spunta verrà rimossa (“We'll give them a few weeks grace, unless they tell they won’t pay now, in which [sic] we will remove it”).

Ho lanciato un rapido sondaggio su Twitter e su Mastodon per sentire cosa ne pensate: dovrei dichiarare subito la mia intenzione e vedere cosa succede, oppure tacere e aspettare che la rimozione avvenga tra “qualche settimana”?

---

2023/04/02 17:40. Sondaggio concluso: su Twitter, il 53,5% è stato a favore di dichiarare subito. Su Mastodon questa percentuale è salita al 65%. Bene, allora avviso Musk. Vediamo che succede.

---

2023/04/02 23:15. Adesso la dicitura nell’app è cambiata e mette insieme tutti, paganti e vintage, in un bislacco mix di italiano e inglese: “Account verificato - This account is verified because it’s subscribed to Twitter Blue or is a legacy verified account”. Nell’interfaccia Web, invece, c’è ancora la vecchia dicitura.

Ovviamente, come nota Rachel Tobac, rendere indistinguibili gli utenti paganti e quelli autenticati è una mossa insensata dal punto di vista della sicurezza, perché facilita enormemente il lavoro degli impostori, i cui account possono ora essere copie praticamente perfette di quelli veri.

Ho chiesto direttamente a Musk di togliermi la spunta blu, ma non è servito a nulla:

---

2023/04/03 7:30. Sempre Rachel Tobac segnala che esistono ancora due modi per distinguere fra utenti paganti e utenti autenticati. Entrambi sono piuttosto disagevoli e fuori dalla portata dell’utente medio (se non altro per questioni di tempo necessario): alcune estensioni per browser permettono di mostrare la distinzione, oppure si può usare la funzione di ricerca di Twittter con questa stringa:

filter:blue_verified - filter:verified from:[nomeutente]

Se compaiono i tweet, è un account pagante, non autenticato. In alternativa si può usare il sito Checkblue.

---

2023/04/04 15:20. Secondo le ricerche e le stime di Travis Brown, gli account realmente verificati (ossia con la spunta blu “vecchia”) sono circa 408.000. Gli account seguiti dall’account @verified sono 419.119 ma solo 406.915 sono identificati come legacy nell’API. L’elenco completo degli account legacy è qui. Sono elencati gli ID numerici (il mio è 7111232), che sono fissi per ciascun utente e possono essere convertiti nei nomi utente corrispondenti usando servizi come Tweeterid.com). Brown dice che le spunte blu rimosse finora sono meno di 60: l’elenco è qui. L’elenco (non completo) degli account paganti è invece qui.

Intanto siamo arrivati all’assurdo che l’account di Bill Oakley, una persona che ha finto a scopo dimostrativo di essere il New York Times su Twitter, ha avuto un aspetto più attendibile rispetto all’account vero del giornale: l’account finto, infatti, aveva la spunta blu, mentre quello vero no. L’account finto è stato poi modificato, ma è rimasto in quelle condizioni ingannevoli per molte ore (dalle 00.46 del 3 aprile fino ad almeno le 8.06 dello stesso giorno): un tempo più che sufficiente per mettere a segno una truffa o per disseminare una notizia falsa in maniera molto credibile.


---

2023/04/08 21:40. Finalmente ho trovato due utenti che avevano la spunta blu legacy e l’hanno persa (a quanto pare è successo oggi): @PeterGleick e @KHayhoe, entrambi climatologi. La mia c’è ancora, eppure ho chiesto pubblicamente (anche a Elon Musk) di perderla.

---

2023/04/09 10:20. Ho provato a modificare il mio nome su Twitter da Paolo Attivissimo (@ildisinformatico@mastodon.uno) a Paolo Attivissimo | This checkmark is not Blue -->, ma il pulsante Salva per salvare la modifica non sembra funzionare dopo un cambiamento di nome. Però funziona dopo una modifica leggermente magrittiana del banner e un cambiamento della foto del profilo e della bio, per cui ho modificato questi dettagli per rendere chiaro che non sono un utente pagante. Questo è l’aspetto attuale del mio profilo.


 

Intanto Twitter ha disattivato l’accesso alle API gratuite, come preannunciato, e quindi molti servizi hanno smesso di funzionare. In particolare gli utenti di Substack hanno scoperto che non possono più incorporare tweet nei loro post su Substack e che Twitter segnala come “pericolosi” i link a Substack. In altre parole, è un corso un sabotaggio in piena regola da parte di Twitter contro il “rivale” Substack (Punto Informatico).

---

2023/04/10 13:40. Sono passati dieci giorni dal primo aprile e ho ancora la spunta blu nonostante tutto. Intanto The Information scrive (paywall) che Elon Musk ha interrotto la sua soppressione dei tweet che includevano la parola “Substack” o link a siti ospitati da Substack, come indicato anche da un tweet di Substack.

---

2023/04/11 9:00. Slate segnala che la società Twitter, Inc., che gestiva Twitter, è stata assorbita dalla X Corp. e non esiste più.

Intanto la mia spunta blu legacy è ancora al suo posto e non ho visto segnalazioni di utenti che l’abbiano persa.

---

2023/04/12 17:40. NPR, la prestigiosa rete radiofonica pubblica statunitense, ha deciso di lasciare Twitter, sospendendo qualunque ulteriore pubblicazione di tweet nei suoi account (quello primario ha quasi 9 milioni di follower). È la prima organizzazione giornalistica di grande spicco a cessare le pubblicazioni su Twitter. NPR ha spiegato la sua decisione in un articolo che attribuisce la sospensione al fatto che Twitter, sotto la gestione di Elon Musk, ha deciso di etichettare NPR come “state-affiliated media”, ossia “lo stesso termine che usa per le emittenti di propaganda in Russia, Cina e altri paesi autocratici”, come dice l’articolo.

Twitter ha poi cambiato l’etichetta in “government-funded media”, che però non è esatto ed è ingannevole, perché NPR è una società privata nonprofit indipendente. Probabilmente NPR è esasperata, come tanti, dai continui stravolgimenti di Twitter e quindi l’etichettatura è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso. Secondo l’articolo, Twitter non è una grande perdita per NPR; che ha molto più engagement o click-through da Facebook e YouTube.

---

2023/04/15 15:00. La mia spunta blu c’è ancora. Elon Musk ha dichiarato su Twitter che la scadenza finale è il 20 aprile (“Final date for removing legacy Blue checks is 4/20”). Staremo a vedere.

Intanto Bloomberg (paywall) il 12 aprile scorso ha segnalato che anche l’emittente televisiva statunitense PBS ha sospeso le proprie attività su Twitter perché è stata etichettata come “finanziata dal governo”, cosa che insinua un controllo editoriale governativo. Ma sia PBS sia NPR ricevono dai contribuenti solo una piccola parte dei loro introiti, mentre altre emittenti commerciali ricevono molti più contributi statali, nota BoingBoing.

Il 13 aprile Elon Musk ha rilanciato la funzione Subscriptions, che consente (e consentiva già dal 2021, con il nome di Super Follow) di pubblicare tweet (anche molto lunghi) che vengono visti soltanto dagli utenti di Twitter che pagano un supplemento (da 3 a 10 dollari al mese) che Twitter gira al creatore dei tweet. Musk ha scritto che per i primi 12 mesi Twitter non prenderà commissioni su questi abbonamenti (Engadget).

---

2023/04/16. È iniziata la disattivazione dell’API gratuita. Gli aggiornamenti alla vicenda sono nella sesta puntata.

Nessun commento: