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2007/10/19

Capisci di Internet? No? E allora governa

Caso mai servissero conferme che i governanti non capiscono niente di Internet


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Punto Informatico segnala il tentativo del governo italiano di varare la tassazione e la schedatura dei blog: un disegno di legge che, se approvato, imporrebbe a chiunque gestisca un sito Web, un blog o qualsiasi altra forma di comunicazione online di iscriversi al Registro degli Operatori di Comunicazione.

Questo implica ovviamente un fardello burocratico demenziale e l'identificazione di ogni blogger, con un gesto degno della Birmania.

Certo, si tratta soltanto di un disegno di legge, ma non è questo il problema. Il problema è che una proposta idiota di questo genere non doveva neanche vedere la luce. Non doveva neanche impegnare un microsecondo delle risorse della pubblica amministrazione; e chi la proponeva doveva essere sommerso dagli sberleffi dei colleghi per aver dimostrato che non capisce un emerito piffero di Internet.

Ma nulla di questo è successo, perché i colleghi del genio che ha partorito questa mostruosità (probabilmente parente di chi coniò il bollino SIAE per i siti Web) sono altrettanto abissalmente ignoranti di come funziona Internet. E così siamo arrivato al disegno di legge, che impegnerà altre risorse per discuterlo, negoziarlo e, si spera, alla fine buttarlo via.

La notizia è particolarmente ironica per il fatto di arrivare mentre sono a Riva del Garda come ospite di un convegno promosso dal Ministero delle Politiche Giovanili e delle Attività Sportive allo scopo di ascoltare i giovani e ottenere il loro input su come arginare la fuga di cervelli dall'Italia.

L'incontro con i giovani di stamattina è stato molto piacevole e ricco di spunti, e ha permesso a noi relatori "matusa" di capire meglio quali ostacoli e quali problemi incontra e sente personalmente chi si affaccia oggi al mondo del lavoro in Italia, specialmente in campo tecnologico e informatico. Abbiamo partorito insieme alcune idee che sono state proposte al ministro Melandri. Per modo di dire: il ministro era talmente preso a chiacchierare che il pubblico in sala ha deciso, a un certo punto, di richiamarla all'attenzione chiedendo al relatore di ricominciare da capo la propria presentazione perché il ministro era "impegnato in altre conversazioni".

Ecco il testo in sintesi delle proposte realistiche e a basso costo, ma credo preziose come volano, del workshop "Reale e virtuale", che ho condiviso con Simone Cabasino e Michele Kettmaier:
  • il divieto dello scambio di dati con e fra organismi istituzionali a mezzo di formati che necessitino per l'accesso di software proprietario, per garantire la libertà di scelta tecnica agli utenti che hanno diritto all'informazione istituzionale.
  • l'incentivo alla formazione (alfabetizzazione informatica) all'uso del computer a tutte le fasce d'età, anche attraverso i media tradizionali [a quando un "Non è mai troppo tardi" per l'informatica, insomma?], per mutare la percezione del computer, delle sue potenzialità e del ruolo di internet nelle dinamiche di comunicazione.
  • la riformulazione della posizione di attore monopolistico nel mercato delle opere artistiche della SIAE e l'incentivazione del'affermazione di agenti alternativi in concorrenza, per dare una scelta agli artisti che debbono avere facoltà di disporre e di decidere del destino delle proprie opere.
  • la valorizzazione della concezione del fruitore e delle sue libertà dettate dalla Convenzione di Berna sul diritto d'autore e la riforma del modo eccessivamente restrittivo in cui questa Convenzione è implementata in Italia.
  • la pubblicazione su Internet dei bilanci degli enti pubblici o che svolgono funzioni pubbliche, e degli importi degli stipendi pubblici, nel rispetto della privacy individuale, per semplificare il controllo pubblico sull'assegnazione di commesse, stipendi e compensi.
  • la semplificazione della condivisione tra privati della connessione Internet (wifi e non solo) per diffondere la disponibilità di banda, consapevoli che i meccanismi di identificazione in essere (legge Pisanu) sono solo penalizzanti per gli utenti e non sono idonei ad arginare le comunicazioni nelle attività illegali.
Mi verrebbe voglia di aggiungere a queste proposte anche quella di mettere la mordacchia permanente a qualsiasi burosauro che insista a pensare che Internet sia da imbrigliare, colonizzare e censurare con norme di sapore medievale. Perché se si va avanti con idiozie di questo genere, la fuga di cervelli non la si evita; la si incoraggia.

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