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2012/08/09

Secolo XIX, record di cretinate su Curiosity

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Perché c'è così tanto disinteresse per la scienza in Italia? Perché ci sono redazioni di giornali, come quella del Secolo XIX, che danno carta bianca a personaggi astiosi e incompetenti come Marco Ventura, che firma questo articolo sul Secolo. Pieno di bile e di infantile antiamericanismo, ignorante del fatto che a Curiosity hanno collaborato molti paesi (Europa compresa) oltre agli Stati Uniti, e soprattutto stracolmo di errori. Se Marco Ventura voleva vincere le olimpiadi della cazzata, si è appena aggiudicato la medaglia d'oro. Anche se il bronzo (nel senso di faccia) sarebbe molto più calzante.

Sono di buonumore, perché la scienza che sta arrivando da Marte e dalle altre esplorazioni spaziali è troppo bella per arrabbiarsi con chi vuole rigurgitare letame su cose di cui non capisce un ciuffolo. Però mi voglio divertire a fare cordialmente a brandelli quest'articolo del Secolo, perché è una nuova dimostrazione della pochezza delle testate giornalistiche italiane e del giornalismo spazzatura che sta contribuendo a rimbecillire l'opinione pubblica. E tiro in ballo la redazione intera, perché il signor Ventura avrà le sue colpe d'incompetenza, ma è ancora più grave la colpa di chi, al Secolo XIX, gli offre spazio e lo lascia fare.

Vediamo un po'.

“gli americani tornano su Marte con la sonda-laboratorio a sei ruote Curiosity, e l’impresa diventa nuova, la memoria è corta e non ci ricordavamo più l’emozione dei primi atterraggi sul Pianeta Rosso, 36 anni fa.” Ce la ricordiamo benissimo, signor Ventura, l'impresa delle due sonde Viking nel 1976, che è quella a cui si riferisce citando i 36 anni trascorsi. Peccato che il primo veicolo ad atterrare intero su Marte sia stato russo: il Mars 3, nel 1971. Quarantuno anni fa, non trentasei. Ma questo fatto sbugiarderebbe il tema bilioso degli “eterni bambinoni americani... alla conquista di Marte”, e allora non si racconta. O non si va a cercarlo almeno su Wikipedia. Fatterello interessante: la prima bandiera su Marte è quella sovietica. E comunque gli scopi delle Viking erano completamente diversi da quelli odierni di Curiosity. Aiutino: Viking non aveva le ruote, Curiosity sì. Cosa vorrà mai dire?

“pianeta più simile alla Terra, un decimo più piccolo e con un diametro che è la metà”. Come fa Marte a essere un decimo più piccolo della Terra (cioè grande i nove decimi del nostro pianeta) avendo la metà del suo diametro? Questa è geometria di base. In realtà il volume di Marte è circa un settimo di quello terrestre; non è “un decimo più piccolo”.

Due miliardi e mezzo i dollari spesi: tanto vale la speranza di scavare su Marte la pepita d’oro del Duemila, l’elemento mai visto che ci cambierà la vita nei prossimi millenni e il cui brevetto sarà targato Pasadena, che dia agli Stati Uniti d’America il senso di aver unito la gioia di essere i primi al mondo con l’utilità della scoperta scientifica e del ritorno economico.” Forse il signor Ventura ha confuso Curiosity con Avatar. La sonda non è su Marte alla ricerca di qualche minerale da sfruttare economicamente come l'unobtainium del film di James Cameron. Non sta cercando elementi mai visti, pepite d'oro o pepite di pollo, e non è a caccia di nessun ritorno economico. Sta facendo scienza, i cui risultati vengono condivisi in tempo reale con il mondo, non messi sotto brevetto dal Rockerduck di turno che esiste solo nella fantastiosa creatività del giornalista del Secolo XIX.

“sottotraccia ma neanche troppo c’è la tempestività singolare della missione su Marte rispetto alle presidenziali in autunno”. Qualcuno se la sente di spiegare al signor Ventura che le sonde spaziali interplanetarie vengono lanciate quando c'è la posizione ottimale dei pianeti interessati, che è decisa dalla meccanica celeste e non dal calendario politico americano, e che quindi le elezioni presidenziali non c'entrano nulla?

“C’è però Barack Obama che mette il cappello sull’ammaraggio”. Eh? Ammaraggio? Mi sono perso le foto di Curiosity che galleggia negli oceani marziani, oppure il correttore ortografico si è giustamente rifiutato di scrivere l'orrendo ammartaggio ma Ventura non se n'è accorto?

“In quel momento, a 570 milioni di chilometri si poteva forse vedere la Terra e in particolare quella parte di emisfero che brilla di stelle e strisce”. No. Marte, in questo momento, è a 251 milioni di chilometri dalla Terra (WolframAlpha). I 570 milioni di chilometri sono la distanza complessiva percorsa, riportata nei press kit della NASA.

“il presidente Obama può raccontare al suo popolo che l’America è ancora in vetta al Mondo e si prepara a scalare il più alto vulcano del sistema solare, 27 chilometri di arrampicata fino in cima al Monte Olimpo (su Marte, non in Grecia)”. No. Curiosity non è ai piedi del Monte Olimpo marziano, ma a quelli dell'Aeolis Mons (detto anche Mount Sharp), che è da tutt'altra parte su Marte. E comunque né Curiosity né altre sonde si preparano a scalare questa o altre montagne marziane.

“E per una sera, quei 2 miliardi e mezzo di dollari gettati nell’ennesima “nuova” missione su Marte potranno far credere ai “maledetti Yankee” di avere ancora tutti i requisiti per essere i più amati (e odiati) non della Terra, ma dell’intero sistema solare”. Per una sera, invece, qualcuno penserà che scrivere un travaso di bile costellato di scempiaggini potrà far credere ai poveri lettori che questo sia giornalismo.


2012/08/10


Ho ricevuto una mail di replica apparentemente proveniente da Marco Ventura (è inviata da un indirizzo di mail del Secolo XIX, ma non intestato a lui). Essendo una comunicazione personale, non ritengo corretto pubblicarla senza il consenso del mittente. Dico solo che è illuminante.


2012/08/11


Ieri sera ho ricevuto il consenso di Marco Ventura alla pubblicazione della sua mail di replica, che è stata autenticata da Ventura stesso. Eccola integralmente.

Caro Attivissimo,

agli insulti (astioso e incompetente, medaglia d’oro delle cazzate, faccia di bronzo, giornalismo spazzatura che rimbecillisce) non replico. M’interessa piuttosto segnalarle la differenza tra un articolo scientifico e uno ironico e di costume. Ho solo preso spunto dai fotomontaggi satirici sulla missione Curiosity diffusi sul web per fare dell’ironia anch’io.

Al di là di un refuso e un’imprecisione di linguaggio (Marte è un decimo della Terra, non un decimo più piccolo), l’unico errore sembra essere la distanza tra i due pianeti, diventata 570 milioni di chilometri perché questa era la distanza percorsa dalla sonda. Ma per correggere la mia “ignoranza”, lei ha commesso l’errore di confondere miglia con chilometri pur essendo (leggo nella sua presentazione) un giornalista specializzato in astronomia già collaboratore della NASA. L’hanno corretta gli internauti.

Tutto il resto, dalla scalata del Monte Olimpo alla petulanza del ricordo dei russi che per primi “arrivarono” a Marte (ma io parlavo degli americani), sono correzioni fuori tema, come se io le contestassi l’accusa di aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi della cazzata, obiettandole che non c’è questa specialità nei Giochi Olimpici.

Quanto all’anti-americanismo, per sua informazione sono tutto tranne che anti-americano.

Bello il suo blog: estremo, iperbolico, avvelenato, meravigliosamente fuori centro.

Grazie e alla prossima!

Marco Ventura

La mia risposta:

Egregio signor Ventura,


|| per correggere la mia “ignoranza”, lei ha commesso l’errore di confondere miglia con chilometri

Vero. La differenza è che io ho ammesso pubblicamente l'errore. E l'ho corretto, ringraziando. Lei no.

|| Al di là di un refuso e un’imprecisione di linguaggio (Marte è un decimo della Terra, non un decimo più piccolo), l’unico errore sembra essere la distanza tra i due pianeti

No. Ce ne sono molti altri. Alcuni li ho elencati nel mio articolo (pepita, ammaraggio, ecc). Altri li lascio a lei da trovare.

|| Quanto all’anti-americanismo, per sua informazione sono tutto tranne che anti-americano.

Ha un modo molto singolare di manifestarlo.


Cordiali saluti

Paolo Attivissimo

C'è stato un ulteriore scambio, che però non ho il permesso di pubblicare. L'articolo di Ventura è ancora lì, senza correzioni. Quod erat demonstrandum.


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