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2014/10/31

La roccia lunare italiana è finalmente in mostra al Museoscienza di Milano, inaugurata dall'ultimo uomo sulla Luna

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Vi ricordate della raccolta di fondi per creare lo spazio espositivo per la roccia raccolta sulla Luna dagli astronauti delle missioni Apollo e donata all'Italia più di quarant'anni fa? Avevo dato anch'io una mano partecipando a una giornata speciale al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, e finalmente la roccia è visibile al pubblico. È venuto ad inaugurarla nientemeno che l'astronauta Gene Cernan, ultimo uomo sulla Luna.

Questo è un video girato da Televisionet che mostra la sezione espositiva e (per qualche fugace istante) la roccia in questione:


Cernan, ospitato dallo sponsor Omega, ha guidato una replica dell'auto elettrica usata sulla Luna ed è stato “multato” dalla polizia locale:


Ho avuto il tempo di fare due chiacchiere con lui e chiedergli di raccontare cos'ha scritto nella polvere della superficie della Luna:


“Hai descritto molti aspetti del tuo viaggio sulla Luna, ma nel leggere la tua autobiografia The Last Man on the Moon, gli ho chiesto, “per me spicca un dettaglio: a un certo punto scrivi qualcosa nel terreno lunare. Ce lo racconti?”

Le iniziali di questa bambina
sono sulla Luna per sempre.
Cernan racconta con trasporto: “Avevo parcheggiato il Lunar Rover [l'auto lunare] prima di ripartire, dopo poco più di tre giorni sulla Luna... ho parcheggiato il Lunar Rover. Poiché l'unica cosa controllata da Terra – tutto il resto lo facevamo noi – era la telecamera, e volevano registrare il nostro decollo. Così ho parcheggiato circa tre quarti di miglio dietro al punto in cui si trovava il modulo lunare. Sono sceso dal Rover, e... non era stato pianificato, non ho idea di cosa mi abbia preso, ma ho scritto le iniziali di mia figlia, TDC, nella sabbia: Teresa Dawn Cernan.”

“Le sue iniziali sono là.” prosegue l'astronauta. “Qualcuno mi ha chiesto quanto ci resteranno, e io ho risposto: per sempre. Non so quanto duri ‘per sempre’, ma non c'è vento e non c'è pioggia, non c'è nulla che possa  – eccetto la radiazione cosmica – che possa spazzare via quelle iniziali. Quanto a lungo resterà la bandiera? Quanto resteranno le mie impronte? Per sempre. A meno che qualcuno vada là e le cancelli.”

“Allora ti consideri il primo scrittore... lunare?” gli chiedo.

“Non l'ho mai considerato da questo punto di vista!” ride Cernan. “Sai, il mio obiettivo, in quel libro, era condividere con te le risposte a tutte le domande che so che hai, e sai tu quali sono. Volevo essere io che parlavo con te, e volevo che tu fossi là fuori con me durante la mia passeggiata spaziale di Gemini 9, a sentire quello che ho sentito io. Volevo che fossimo tu ed io sulla Luna, con lo sguardo rivolto alla Terra, in modo che tu potessi rispondere alla domanda ‘Che cosa si prova? Cos'hai pensato? Credi in Dio? Ti sei sentito più vicino a Lui?’ Questo era il mio scopo. Non so quanto mi ci sono avvicinato...”

“Moltissimo.”

“Non volevo che fosse un libro tecnico, come funziona questo o quello. Stupidate! Io volevo essere seduto qui a rispondere a tutte quelle domande insieme a te.”

“Ci sei riuscito. Missione compiuta”.

“Stanno facendo un documentario...”

“Sì...” rispondo, mostrando la cartolina presa tre giorni prima in Inghilterra all'incontro con il suo collega Fred Haise.

“Eccolo! Uscirà in primavera e ha avuto ottime recensioni fin qui.”

“Sì” confermo io “sono in contatto con Stephen Slater [uno dei realizzatori del documentario]. Posso chiederti di firmare?”, gli chiedo porgendogli la sua autobiografia, che spero prima o poi di poter tradurre in italiano. Cernan, con garbo, acconsente.

“Ottobre 2000...?” chiede lui.

“Quattordici” rispondo.

“Quattordici! Sai, a qualcuno devo aver scritto ‘2004’. Ho perso dieci anni di vita!”


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