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2016/03/24

La bufala di Mason Wells, ragazzo “scampato a tre attentati”

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L’agenzia di stampa AGI titola “Mason Wells, il mormone scampato a tre attentati”. Il ragazzo, dice AGI, è rimasto ferito nell’attentato di Buxelles del 22 marzo, “era presente all’attentato del 2013 alla maratona di Boston” ed “era anche a Parigi il 13 novembre” (del 2015, data degli attentati parigini).

Tantissime testate giornalistiche italiane ripetono la notizia a pappagallo: Il Mattino, Huffington Post (“Mason Wells, ferito durante l'attentato di Bruxelles, è scampato ad altri 2 attacchi terroristici a Parigi e Boston”), TGCom24, QuotidianoNet, eccetera. Ma è una bufala.

Qual è infatti la straordinaria tecnica usata da Mason Wells per sopravvivere a ben tre attentati? Semplice: basta non esserci. Wells è sì rimasto ferito seriamente nell’attentato di Bruxelles, ma al momento dell’attentato a Boston era a un isolato di distanza e in occasione di quelli di Parigi era a due ore di distanza dalla città. È scritto chiaramente nell’articolo della ABC che è la fonte originale della notizia.

Chad Wells says he and his son were only a block from the Boston marathon bombing in 2013. They went to watch his wife run the race. None of them was injured, but they felt the ground shake.

The younger Wells also was two hours away from Paris during a series of attacks in the city last November.

Non c’è, insomma, alcuna incredibile coincidenza, perché due dei tre eventi descritti non sono successi. A questa stregua è davvero facile essere “scampati” a degli attentati, come nota Butac.it. Se i giornalisti controllassero le fonti prima di scrivere, eviterebbero di pubblicare cretinate come questa, che sono un insulto a chi è davvero rimasto coinvolto negli attentati. Ma la storia di Mason Wells è la classica notizia emotivamente consolatoria che si tira fuori regolarmente quando c’è un attentato e allora si abbassa la guardia. Tanto l’importante è che la gente clicchi sul link o compri il giornale. Informarla veramente? Un optional.


Fonti aggiuntive: Snopes.com.

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