Il governo italiano ha deciso stanotte misure assolutamente straordinarie per il Nord Italia. L’irresponsabile fuga di notizie sulle misure, e l’altrettanto irresponsabile decisione dei giornalisti di pubblicarle prima che fossero definitive, ha creato confusione e scatenato un panico diffuso che ha portato a scene come questa (tweet successivamente rimosso), che pare presa di peso da un film di fantascienza catastrofica.
Chi ha scritto quel tweet non è una persona qualsiasi. È Trisha Thomas, della Associated Press, attuale presidente dell’associazione della stampa estera in Italia. Che fa esattamente il contrario di quello che va fatto per difendere se stessa, sua figlia e gli altri dal coronavirus: andare in posti affollati, stiparsi in un treno e portare in giro il contagio verso le regioni meno colpite.
Sono esattamente questi i comportamenti che stanno portando la sanità lombarda al collasso. E porteranno al collasso tutte le altre, non solo in Italia, se non si accende il cervello e si fa la cosa più semplice: stare a casa il più possibile, per rallentare la diffusione. Perché rallentare fa la differenza fra un sistema sanitario che regge e uno che deve decidere chi curare e chi lasciar morire. Vale anche per la Svizzera, dove abito.
#coronavirusitalia: vogliamo mareggiata (area azzurra) e non tsunami (area arancione). Attenzione che in alcune Regioni la linea rossa sta molto più in basso#CoronaVirusitaly #COVID19italia #Covid_19 #COVIDー19 #COVID2019 #Coronvirus https://t.co/5xYzK3gukd pic.twitter.com/HRHTZhBxDM— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) March 5, 2020
Mentre vi scrivo vedo dalla finestra che si sta giocando una partitella di calcio. Vi imploro: state a casa, uscite solo per motivi indispensabili. https://t.co/5QZGpKyDWd— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 8, 2020
Coronavirus, positiva coppia di Codogno in vacanza in Trentino https://t.co/g8smZMETHx— Sky tg24 (@SkyTG24) March 7, 2020
Questo non è il momento di cercare colpevoli, di diffondere dicerie e audio farlocchi su WhatsApp, di lagnarsi di essere considerati dei paria, di perdersi in inutili battibecchi su cosa fare, di fare la gara agli scoop con notizie non confermate o di far finta che sia “soltanto un’influenza”. La casa è in fiamme: fermarsi adesso a discutere su chi le ha appiccate è da idioti.
Non è il momento di dire che dobbiamo pensare all’economia, perché se ciascuno di noi non agisce con misure draconiane non resterà nessuna economia a cui pensare.
Non è il momento di ascoltare i ciarlatani, i complottisti e i venditori di soluzioni facili e populiste. È il momento di seguire semplici istruzioni e soprattutto ringraziare, dal profondo del cuore, tutti quelli che sono in prima linea e per questo rischiano di pagare un prezzo altissimo: tutti gli operatori della sanità.
Il coronavirus, alla fine, è un test d’intelligenza per l’intera specie umana, che è una sola: non ci sono “noi” e “loro”, non ci sono frontiere impermeabili. Vediamo di superarlo.
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Ammesso che a questo punto a qualcuno importi ancora qualcosa delle mie piccole cose, segnalo con rammarico che praticamente tutti i miei appuntamenti pubblici in Italia sono annullati o rinviati a date da definirsi. Anch’io, nel mio piccolo, sono in una sorta di quarantena: come tutte le aziende svizzere, anche la Radiotelevisione Svizzera sta applicando le norme di rallentamento dei contagi, e siccome sono stato in Italia il 23 febbraio le mie partecipazioni ai programmi in studio sono annullate fino a nuovo ordine [2020/03/09 14:40: Il nuovo ordine è arrivato]. Anche molte mie conferenze in Svizzera sono state cancellate. Non posso più visitare i miei genitori, fragilissimi novantenni, né mio figlio: stanno in Lombardia. Sarà così a lungo. Nervi saldi.
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