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2010/07/14

Bombe H nello spazio!

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "diegobar*" e "belmerlo".

"L'esplosione nucleare di stasera potrebbe essere abbagliante: probabile ottima visibilità". Così titolava l'Honolulu Advertiser nel 1962 in occasione di Starfish Prime: che non era il titolo di un film di fantascienza, ma il nome dato al progetto statunitense – assolutamente, incredibilmente, follemente reale – di far esplodere nello spazio una bomba termonucleare mille volte più potente di quella di Hiroshima, per vedere cosa sarebbe successo.

L'esperimento fu effettivamente realizzato il 9 luglio di quell'anno, caricando una bomba all'idrogeno da 1,4 megatoni su un missile che la portò a 400 chilometri di quota sopra l'Oceano Pacifico. Sono state da poco rese pubbliche molte immagini e riprese inedite dell'esplosione, finora tenute segrete.

È difficile, oggi, immedesimarsi nello stato d'animo di allora. C'era la Guerra Fredda: l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti si puntavano addosso a vicenda migliaia di testate nucleari, sufficienti a distruggere la razza umana più volte, e studiavano metodi sempre più efficaci e letali per compiere questa distruzione reciproca assicurata.

Nel 1958, l'astrofisico James Van Allen aveva annunciato la scoperta delle fasce di particelle energetiche (protoni ed elettroni) che circondano la Terra e che oggi portano il suo nome. Lo stesso giorno in cui fece l'annuncio, Van Allen si mise d'accordo con i militari per una serie di lanci di bombe atomiche allo scopo di vedere se erano in grado di distruggere queste fasce.

Questi esperimenti avevano anche obiettivi militari: per esempio, scoprire se le radiazioni di una detonazione nucleare avrebbero reso più difficile localizzare missili nemici in arrivo o se li avrebbero invece distrutti, se l'esplosione avrebbe spinto fino a terra le letali fasce di particelle in corrispondenza di un bersaglio (per esempio Mosca) e se avrebbe interferito con le comunicazioni militari.

La disinvoltura nucleare di quegli anni è incredibile, se vista con gli occhi di oggi. Vari lanci fallirono e fu necessario distruggere i missili mediante l'apposito comando radio, disperdendo frammenti radioattivi su una vasta zona. In un caso (Bluegill Prime), il missile fu distrutto sulla rampa di lancio, contaminando l'area della torre di lancio di plutonio e con i residui chimici del carburante.

L'esplosione di Starfish Prime, la bomba lanciata da Johnston Island su un missile Thor, fu visibile dalle Hawaii alla Nuova Zelanda. A Honolulu, negli alberghi si tennero "Feste della Bomba Arcobaleno" ("Rainbow Bomb Parties") con il naso all'insù. La detonazione nucleare, infatti, produsse aurore artificiali e lampi multicolore dovuti all'interazione fra le radiazioni emesse dalla bomba e l'atmosfera.

Ma gli effetti della bomba all'idrogeno furono molto più significativi di semplici lampi giganti policromi. L'impulso elettromagnetico prodotto dalla bomba fu di gran lunga superiore al previsto e causò blackout elettrici alle Hawaii, a circa 1450 chilometri dal punto di detonazione, fece saltare circa 300 lampioni e almeno un collegamento telefonico in microonde. Tre satelliti artificiali furono resi permanentemente inservibili e le radiazioni emesse causarono il progressivo danneggiamento di un terzo di tutti i satelliti in orbita bassa. Una delle vittime di Starfish Prime fu il primissimo satellite commerciale per telecomunicazioni, Telstar.

Qui su Youtube potete vedere uno dei documentari recentemente pubblicati che mostrano i dettagli dell'esperimento, presentati con un tono che sembra tratto, non a caso, dal Dottor Stranamore di Stanley Kubrick.

Se volete saperne di più, potete consultare un documentario, Nukes in Space, narrato da William Shatner (il capitano Kirk di Star Trek), un dettagliato articolo di NPR.org e i video presentati da Make a History.com.

La prossima volta che qualcuno si lamenta che i giovani d'oggi sono irresponsabili, provate a ricordare che i loro nonni facevano scoppiare bombe atomiche nello spazio per fare fuochi d'artificio, senza pensare alle conseguenze.

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