Come ho raccontato qualche tempo fa, ho chiuso il mio account Facebook pubblico ma mantengo vari account segreti, e su uno di questi ho impostato la lingua inglese in modo da poter accedere all'attivazione progressiva di Graph Search, il motore di ricerca interno del social network.
Ho ricevuto pochi giorni fa l'attivazione e mi sono cimentato in qualche ricerca. La cosa più sconcertante non è tanto la capillarità di Graph Search, capace di accettare query estremamente complesse e interconnesse, quanto la sua totale inattendibilità.
Ho provato infatti a cercare alcuni temi controversi, come le persone di una certa regione che risultano favorevoli al razzismo secondo Graph Search, e sono venuti fuori nomi di persone che invece hanno dichiarato sul social network di essere contro il razzismo.
Immaginate il potenziale d'equivoco di un baco del genere: qualcuno fa una ricerca di questo tipo e poi pubblica i risultati, con tanto di nomi e cognomi. Sarà poi dura, per ciascuna delle persone citate a sproposito, spiegare che l'elenco è completamente sbagliato.
Trovate altri dettagli in questo mio articolo per la RSI e nel podcast della puntata del Disinformatico radiofonico di oggi.
Nessun commento:
Posta un commento