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2012/09/04

Scoperta “ufficiale” di esplosivo nelle Torri Gemelle: vecchia bufala made in Iran

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2012/09/24.

Mi sono arrivate parecchie segnalazioni di questa “notizia” sul sito Agenziastampaitalia.it, secondo la quale sarebbe “ufficiale” la scoperta di “tracce di esplosivi di nano-termite” tra i “detriti del WTC poco dopo il loro crollo dell'11/9/2001. Alla Brigham Young University, il professore di fisica, il dottor Steven Jones, ha fatto la scoperta dell'esplosivo insieme ad un team internazionale di nove scienziati.”

A quanto pare le notizie viaggiano lente, in Iran. Sì, perché Agenziastampaitalia.it non è un'agenzia di stampa italiana: è un sito gestito dall'Iran (come suggerito dal logo dell'IRIB accanto a ogni notizia) e la storia della “nanotermite” è vecchia di tre anni, come si può scoprire seguendo il link fornito nell'articolo, che porta allo stesso testo datato 2009. I simpaticoni di Agenziastampaitalia.it non hanno neanche aggiornato la notizia, perché oggi come allora una delle persone citate, Niels Harrit, continua ad avere 37 anni.

Cosa più importante, la notizia è una bufala smentita dagli stessi complottisti (specificamente da Jenna Orkin e Michael Ruppert). La presunta “nanotermite” non è altro che l'antiruggine applicato alle colonne d'acciaio delle Torri Gemelle, come spiegato tecnicamente in questo articolo di Enrico Manieri. E nessuno, in dieci anni, è riuscito a dimostrare come uno straterello di questa “nanotermite” sarebbe capace di tranciare istantaneamente delle colonne d'acciaio come quelle delle Torri Gemelle.

Il “rigoroso processo di peer-review” dichiarato nell'articolo è una fandonia: in realtà l'editore della rivista che ha pubblicato il documento della presunta scoperta pubblica qualunque cosa, anche parole senza senso, basta pagare. Per inciso, Steven Jones e colleghi avrebbero pagato almeno 600 dollari per farsi pubblicare.

La rivista non è affatto “una delle riviste più accreditate negli USA”: il “Bentham Chemical Physics Journal” (più precisamente il Bentham Open Chemical Physics Journal) ha pubblicato soltanto 4 numeri dal 2008 a oggi. In totale, in questi quattro numeri, ha pubblicato soltanto undici articoli. E ha un impact factor (indice di reputazione) pari a zero.

Vedete voi se fidarvi.

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