Cerca nel blog

2014/01/24

Trent’anni di Macintosh e di uno spot storico

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Trent'anni fa, durante il Super Bowl del 1984, Apple trasmise uno spot diventato leggendario: 1984, diretto da Ridley Scott. Il video, usato per annunciare l'arrivo del Macintosh (primo computer personale con mouse e interfaccia grafica a prezzi abbordabili) come antitesi al grigiore dei PC DOS dell'epoca, causò un terremoto mediatico: ne parlarono tutti e divenne il simbolo dell'atteggiamento anticonformista di Steve Jobs e Apple. Ma in trent'anni si sono accumulate alcune leggende che è meglio chiarire.


Innanzi tutto non è vero, come vuole il mito, che lo spot fu trasmesso una sola volta nel seguitissimo Superbowl e poi mai più, diventando così la pubblicità più efficiente di tutti i tempi (perché fu poi il clamore intorno ai suoi contenuti che spinse giornali e telegiornali a riproporlo gratuitamente per commentarlo). In realtà era già stato mandato in onda l'anno precedente, precisamente il 31 dicembre 1983, nell'ultimo spazio dell'anno di una sola emittente televisiva, la KMVT, in modo da potersi qualificare per i premi di settore dell'anno; inoltre fu proiettato a pagamento anche nei cinema americani e una sua versione da trenta secondi fu trasmessa ripetutamente negli spazi pubblicitari delle emittenti situate nei principali mercati statunitensi, compresa (intenzionalmente) la zona di Boca Raton, in Florida, dove aveva sede la divisione PC dell'IBM, presa in giro piuttosto esplicitamente dallo spot. Lo spot era già stato mostrato anche ai dipendenti della Apple durante il Keynote aziendale del 1983 (guardate qui, a cinque minuti dall'inizio, la loro reazione decisamente entusiasta).

Un altro aspetto spesso tralasciato è che lo spot non fu concepito specificamente per la Apple: l'agenzia pubblicitaria Chiat\Day aveva creato lo slogan usato nel video (“Perché il 1984 non sarà come ‘1984’”) nel 1982 e l'aveva proposto a varie aziende del settore informatico, compresa la stessa Apple (ai tempi del lancio dell'Apple II), ma aveva sempre ottenuto un rifiuto. Fu Steve Jobs in persona a sceglierlo nel 1983 per presentare il Macintosh, nonostante l'opposizione dei dirigenti della Apple. John Sculley, CEO della Apple di allora, ordinò addirittura di vendere lo spazio pubblicitario che era stato riservato durante il Superbowl. Fu soltanto la silenziosa disubbidienza dell'agenzia pubblicitaria, che fece finta di non riuscire a rivenderlo, a cementare nella storia dell'informatica quello spot.

Sono passati trent'anni, appunto, e oggi nessuno si ricorda dello strapotere dei PC IBM di allora. Ma soprattutto pochi riflettono su come è cambiata Apple da allora: se nello spot era il nemico a voler imporre l'Unificazione del Pensiero e le Direttive per la Purificazione dell'Informazione, il modello commerciale di Apple di oggi, con le sue censure dei libri digitali e l'imposizione di un unico negozio dal quale acquistare le app, dà spesso l'impressione che l'anticonformismo di allora si sia perso per strada.

Altri dettagli e retroscena sono in questo mio articolo dedicato al venticinquesimo anniversario dello spot.

Nessun commento: