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2016/12/30

Se il testimone cruciale di un omicidio è la casa “smart”

Ultimo aggiornamento: 2017/01/03 14:50.

Negli Stati Uniti, specificamente nello stato dell’Arkansas, c’è un uomo, James Andrew Bates, che è accusato di aver strangolato l’amico, Victor Collins, trovato morto in una vasca da bagno della casa del sospettato a fine novembre 2015. Cosa c’entra questo con Internet e l’informatica? C’entra eccome, perché l’innocenza o colpevolezza del signor Bates dipende da un testimone decisamente particolare: la casa stessa, che è un’abitazione “smart”, i cui dispositivi digitali interconnessi possono aver registrato dei dati estremamente importanti intorno all’ora del delitto.

La casa di Bates è infatti dotata di un dispositivo Echo di Amazon, un apparecchio che risponde ai comandi vocali del proprietario e fa da assistente virtuale: una sorta di Siri o di OK Google, ma senza lo smartphone. I suoi sette microfoni sono molto sensibili e permettono di captare le voci anche a una notevole distanza dal dispositivo.

Gli inquirenti hanno ordinato ad Amazon di fornire eventuali dati o registrazioni sonore acquisiti dal dispositivo e riguardanti la sera del delitto, perché Echo è sempre in ascolto, in attesa che qualcuno pronunci una parola chiave (solitamente è Alexa) e quindi può aver captato, conservato e trasmesso ad Amazon degli spezzoni di conversazioni o dell’audio di casa che potrebbero chiarire la dinamica degli eventi. Va ricordato, infatti, che Amazon conserva sui propri computer tutti questi spezzoni audio.

In effetti la polizia ha dichiarato di aver estratto dei dati dal dispositivo, senza però precisare quali, e Amazon ha fornito agli inquirenti i dettagli dell'account dell’accusato e dei suoi acquisti, ma non ha rilasciato le informazioni che Echo ha registrato sui server dell’azienda.

La casa “smart” è al centro di queste indagini anche per un altro dispositivo: un contatore dell’acqua “intelligente”, che ha registrato l’uso di circa 530 litri d’acqua fra l’una e le tre del mattino del giorno del delitto. Secondo gli inquirenti, questa notevole quantità sarebbe stata usata per lavar via dal patio della casa le tracce di quello che era successo. E sulla scena del delitto ci sono anche altri dispositivi della cosiddetta Internet delle cose: un termostato Nest, un sistema d’allarme Honeywell, un dispositivo di monitoraggio senza fili delle condizioni meteo e degli apparati WeMo per il controllo dell’illuminazione. Ciascuno di questi apparecchi registra data, ora e condizioni di attivazione e spegnimento.

Tutti insieme, questi sorveglianti digitali potrebbero decidere la sorte dell’accusato: uno scenario che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato fantascientifico, ma è ormai una realtà sempre più diffusa, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Da tempo i nostri smartphone tracciano la nostra posizione, i braccialetti di fitness registrano l’attività fisica e molte automobili hanno una “scatola nera” che consente di ricostruire fedelmente la dinamica degli incidenti invece di dover dipendere dai ricordi imprecisi dei testimoni. L’importante è sapere chi e cosa ci sorveglia e avere accesso a questi dati, in modo che il Grande Fratello sia, ogni tanto, un fratello maggiore che ci protegge.


Fonti: Cnet, Engadget, The Register, The Information.






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