Catharine Conley. OK, è una woman in black. |
La notizia che la NASA assume un “responsabile della protezione planetaria” (planetary protection officer) viene presentata in modo decisamente semiserio, come se sull’argomento esistesse una sola battutina possibile:
-- La NASA cerca "Men in Black", RSI
-- Nasa cerca 'Men in black' per proteggere la Terra, Ticinonews
-- NASA is hiring a Planetary Protection Officer to protect Earth from alien harm, USA Today, che nel testo cita i MIB.
Ma in realtà si tratta di una notizia reale e seria, anche se spiegata poco chiaramente.
L’offerta di lavoro della NASA chiarisce infatti che l’incarico consiste principalmente nel trovare modi per evitare che le nostre sonde spaziali vadano a contaminare altri mondi. Per esempio, andare a cercare la vita su Marte con una sonda piena di microorganismi terrestri sarebbe un’idea poco intelligente e rischierebbe di far fuori eventuale vita marziana.
Molto secondariamente, la “protezione planetaria” riguarda anche la Terra, nel senso che eventuali campioni di altri mondi riportati sul nostro pianeta dai nostri veicoli spaziali dovranno essere tenuti in opportuno isolamento per evitare contaminazioni.
Planetary protection is concerned with the avoidance of organic-constituent and biological contamination in human and robotic space exploration. NASA maintains policies for planetary protection applicable to all space flight missions that may intentionally or unintentionally carry Earth organisms and organic constituents to the planets or other solar system bodies, and any mission employing spacecraft, which are ntended to return to Earth and its biosphere with samples from extraterrestrial targets of exploration.
Un altro dettaglio importante è che non si tratta di una mansione nuova: come spiega egregiamente The Verge, il problema della contaminazione nei due sensi fu sollevato già nel 1967, con una serie di trattati dell’ONU (United Nations Treaties and Principles on Outer Space), e la NASA ha già una persona che copre questo ruolo. Si chiama Catharine Conley e dirige l’Office of Planetary Protection.
Il clamore dei media è stato tale che la NASA ha dovuto pubblicare un video di chiarimento:
Lots of buzz today about our Planetary Protection Officer position, check out what our office actually does! https://t.co/fp5KUe7UpT pic.twitter.com/Tf8fEYZqpc— NASA People (@NASApeople) August 2, 2017
Quindi le risatine sono fuori luogo: oltre alle considerazioni di rispetto verso la natura, lanciare una sonda spaziale costa miliardi. Farlo per poi trovarsi ad analizzare campioni di vita portati maldestramente dalla Terra perché un tecnico ha starnutito vicino alla sonda sarebbe stupido.
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