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2007/05/01

Antibufala: pecora scambiata per cane in Giappone

La strana storia dei giapponesi che comprano pecore credendole barboncini. E dei giornalisti che abboccano


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "luigi.ven****" e "reemulit". L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 26 aprile il Corriere della sera ha pubblicato una notizia che stava facendo il giro del mondo. Scriveva Iolanda Barbera:

"E' successo in Giappone... una nuova ed esclusivissima razza canina, importata da Australia e Regno Unito, si è trasformata in men che non si dica «nell’oggetto dei desideri» delle ricche giapponesi... Poi, l’amara scoperta avvenuta durante un noto talkshow a cui partecipava un’estimatrice della razza: l’attrice Maiko Kawakami... La star ha mostrato orgogliosa al pubblico la foto del suo adorato e trendy barboncino lamentandosi, però, che la bestiola si rifiutava di abbaiare e disdegnava il cibo per cani. L’inizio della fine: agli esperti non ci è voluto molto per capire l’arcano e informarla che il suo raffinato quadrupede, in realtà, era un' «umile» pecora, animale molto raro e quindi poco conosciuto nel Sol Levante."

Da dove ha preso la notizia l'autorevole Corriere? Dal giornale popolare britannico, ma ben poco blasonato, The Sun:

"Il giornale inglese The Sun racconta che una donna aveva già scoperto la triste verità quando al negozio per «trattamenti estetici» l’avevano avvertita che le zampette del suo pregiato cagnolino erano zoccoli. Non solo. Secondo la polizia i truffati sono circa duemila. Autrice del raggiro è una società che si chiama «Poodles As Pets» e ha sede nella città di Sapporo: pubblicizzava online (ora ovviamente ha dovuto chiudere i battenti) i suoi preziosi cuccioli e li metteva in vendita per ben 630 sterline (la metà del prezzo di mercato, a suo dire). La brutta notizia è che pare non sia l’unica..."

La notizia viene ripresa da molti fra i più popolari siti della Rete, non solo in Italia, ma anche all'estero: The Register, Boing Boing e Fark, per esempio, la pubblicano dandola per buona. Nessuno, salvo (blandamente) The Register, si pone dubbi sull'autenticità o la plausibilità della storia. Come un gregge di pecore (paragone quanto mai calzante), un giornalista copia dall'altro e tutti copiano da The Sun, che è noto per le foto di disinibite donzelle pubblicate a pagina 3 ma non certo per la sua rigorosa documentazione delle notizie. Come è possibile?

Per chi, come me e voi, ormai frequenta da tempo le bufale ed è disincantato sulla serietà del giornalista medio, ormai ridotto spesso a un copiaincollatore maldestro, la storia aveva tutti gli ingredienti tipici della bufala DOC. Innanzi tutto, ricordava da vicino la celebre leggenda metropolitana del cane esotico, acquistato durante un viaggio all'estero, che al ritorno in patria si rivela essere un pericolosissimo ratto delle Filippine o delle Maldive, come racconta il CICAP.

In secondo luogo, la notizia faceva riferimento al Giappone, che in Occidente (a torto o a ragione) ha una reputazione di paese di costumi eccentrici e di cultura ipertecnologica avulsa dalla natura, per cui entravano in gioco lo stereotipo un po' razzista dello straniero che non capisce niente e l'effetto consolatorio di vedere umiliata una società che per molti versi invidiamo e ammiriamo ma c'inquieta con la schiacciante onnipresenza dei suoi gadget e dei suoi prodotti nella nostra vita quotidiana.

Inoltre la storia "faceva colore": era una bella vicenda da raccontare, con un pizzico di esotico, una starlet giapponese umiliata in diretta TV insieme a un gregge di ricche signore snob e uno scandalo riguardante gli animali. E nessun giornalista sa resistere a una bella storia piena di risvolti moraleggianti, col risultato che le storie di questo genere sono spesso bufale e per loro natura devono mettere sul chi vive il lettore attento.

In questo caso, inoltre, credo abbiano giocato non poco l'impatto emotivo dell'immagine pubblicata nell'articolo del Sun (la vedete all'inizio dell'articolo) e la poca conoscenza dell'inglese tipica di tanti giornalisti: la didascalia, infatti, diceva chiaramente che la foto era quella di una pecora tosata a mo' di barboncino come quella comperata dall'attrice giapponese ("lamb with poodle trim, like the 'dog' bought by film actress Maiko"); non era una foto del "cane" in questione. Ma la voglia di credere è stata così tanta, e la storia era così ghiotta, che i giornalisti ci si sono buttati a pesce.

Tutto questo ha permesso alle ovvie implausibilità della storia di superare l'ostacolo del ragionamento e sedurre chi l'ha riportata. La forma e la posizione degli occhi, il fatto che il "barboncino" belasse invece di abbaiare, e quel piccolo particolare degli zoccoli, per non parlare della vistosa differenza escrementizia, sono indizi assolutamente impossibili da non notare. E, si badi, secondo l'articolo non si tratta di una singola attricetta svampita, ma di circa duemila persone che si sarebbero lasciate abbindolare. Ma siccome sono giapponesi, tutto è possibile, deve aver pensato qualche genio del giornalismo.

A conclusione di questa vicenda umiliante (per i media tradizionali, non per l'attrice o per il Giappone) entra in campo la corazzata antibufala di Snopes.com, la cui indagine rivela ulteriori dettagli che dimostrano che nessuno di coloro che vengono pagati per pubblicare notizie si è preso la briga di fare il benché minimo controllo:
  • nel calendario nello zodiaco cinese e giapponese esiste l'Anno della Pecora, per cui non è pensabile che l'ovino sia "poco conosciuto nel Sol Levante";
  • di questa notizia non c'è alcuna menzione nei media giapponesi, che dovrebbero essere in subbuglio più di tutti gli altri;
  • la polizia di Sapporo, contattata, non sa nulla di questo caso;
  • non esiste nessun negozio "Poodles as Pets" né a Sapporo, né in tutto il Giappone;
  • la storiella era già stata pubblicata in un blog giapponese a febbraio del 2006.
Grazie alle ricerche di Snopes.com, inoltre, emerge l'origine vera di questa "notizia" e la ragione del coinvolgimento dell'attrice (realmente esistente) Maiko Kawakami: è apparsa in un programma televisivo pomeridiano di nome Gokigenyou e ha detto semiseriamente di aver sentito parlare di questa storia, senza mostrare alcuna fotografia del proprio "barboncino". Tutto qui.

Ancora una volta vengono quindi messi a nudo i meccanismi di diffusione delle bufale e quelli delle redazioni dei giornali. E mi sa che in questo caso chi si fa tosare non è la pecora, ma chi compra certi quotidiani.

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