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2007/05/22

Paura del Wifi?

Antibufala: attenti al panico inutile per le emissioni del Wifi


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Con il diffondersi della tecnologia Wifi, la comodissima soluzione che permette di evitare di disseminare cavi e cavetti per casa e negli uffici, sostituendoli con un'antennina discreta che porta Internet in tutto l'ambiente, inizia a diffondersi l'inevitabile paura della tecnologia. Ricalcando fedelmente gli allarmi per la presunta pericolosità dei telefonini, ora arriva la paura del Wifi, che emetterebbe radiazioni pericolose.

A parte l'infelice uso del termine radiazioni, che evoca incubi nucleari, il problema nasce dalla poca comprensione di un concetto basilare, ossia il dosaggio: qualsiasi sostanza o effetto fisico è dannoso o meno a seconda delle dosi applicate. Il peperoncino, per esempio, fa bene a piccole dosi, ma una scorpacciata può avere conseguenze micidiali.

La preoccupazione per il Wifi si muove su due fronti: uno è quello degli access point, ossia le antennine fisse, che emettono pressoché costantemente onde radio; l'altro è quello dei dispositivi Wifi integrati nei computer, che non hanno emissioni così continue ma, soprattutto nel caso dei laptop, sono a distanza ridottissima dal corpo dell'utente (e in particolare da alcuni organi molto cari alla popolazione maschile).

Visto il dilagare del Wifi nei luoghi pubblici (bar, sale d'attesa e ristoranti) e nelle scuole, i non addetti ai lavori hanno cominciato ad additare questa nuova forma di inquinamento elettromagnetico. Ma cosa c'è di reale in tutte queste paure?

Molto poco: è scesa in campo la BBC, che ha dedicato al tema una puntata del programma Panorama che chiarisce i termini del problema. I rilevamenti delle emissioni WiFi condotti durante la trasmissione in una scuola sono risultati 600 volte inferiori ai limiti di sicurezza e tre volte superiori al segnale emesso da una stazione radio base della rete cellulare. A seconda di come vengono presentati questi due dati, è facile creare ansia e panico o tranquillizzare eccessivamente l'opinione pubblica.

Sono dati da calare in un contesto: l'ente britannico per la tutela della salute ha dichiarato che stare per un anno in una zona servita dal Wifi espone allo stesso dosaggio di una telefonata cellulare di venti minuti. Va anche notato che le onde radio fanno parte del nostro ambiente da ormai un secolo e non ci sono effetti scientificamente documentati di conseguenze derivanti da emissioni ai bassi dosaggi ritenuti appunto sicuri. L'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha condotto uno studio sulla presunta pericolosità del Wifi, la cui conclusione è che sulla base dei "bassissimi livelli di esposizione e dei risultati di ricerca raccolti fin qui, non ci sono prove scientifiche convincenti di effetti nocivi sulla salute da parte dei deboli segnali RF delle stazioni base e delle reti senza fili".

Anzi, paradossalmente lo stesso documento dell'OMS rivela un aspetto che pochi avranno considerato prima di impanicarsi per il WiFi: a causa della loro frequenza più bassa, a parità di esposizione fannno più male i segnali delle antenne radiotelevisive. "Il corpo assorbe fino a cinque volte più segnale dalla radio FM e dalla televisione che dalle stazioni base" Inoltre, nota lo studio, che le stazioni radio e TV trasmettono da cinquant'anni e non ci sono state conseguenze sulla salute.

A parte, s'intende, i danni sociali e cerebrali derivanti dall'ascolto e dalla visione di certi programmi.

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