Questo articolo vi arriva grazie alle gentili
donazioni di “masdemma” e
“bel****.david”.
Un'accusa infamante, anzi diabolica, circola in Rete a carico dei codici a barre
presenti sulle confezioni dei prodotti. Ne ha parlato recentemente anche
Punto Informatico a
proposito dell'iniziativa di un consigliere comunale svizzero che
"sostiene che alcuni formati standard usati per i Codici a barre
distribuiscano il numero della perdizione satanica."
In realtà tutto nasce da un equivoco di fondo: il "666" si anniderebbe, secondo
i sostenitori di questa teoria, nelle coppie di righe sottili all'estrema
destra, all'estrema sinistra e al centro di ogni codice esistente. Orbene, la
cifra 6 viene indicata da due righe sottili: quindi "6-6-6". Giusto?
Sbagliato. Queste righe estreme e centrali, infatti, non rappresentano alcuna
cifra all'interno del codice a barre: sono semplicemente le linee di riferimento
che servono al dispositivo di lettura per capire dove inizia e dove finisce il
codice. Visivamente somigliano in effetti a quelle usate per indicare la cifra
6, ma in realtà la loro spaziatura è differente.
I dettagli sulla struttura dei codici a barre sono disponibili nei link
segnalati da
Wikipedia e
nel sito di George J. Laurer, inventore
del codice, che ha un
commento esasperato
da fare a proposito di questa storia. Ne consiglio la consultazione prima di
scorgere Satana annidato da
qualche altra parte.
Fra l'altro, l'attribuzione del numero 666 come simbolo di Satana è tutt'altro
che conclamata ed è in effetti una leggenda metropolitana dentro la leggenda
metropolitana: una credenza tramandata per sentito dire, ma di cui nessuno va a
controllare le origini.
Infatti, come si può leggere per esempio sulla
Wikipedia in inglese, le primissime fonti bibliche usavano invece il numero 616 o 665, e molti
studiosi ritengono che la Bestia non sia Satana, ma l'imperatore Nerone o
Domiziano (il cui nomignolo derisorio era, guarda caso,
"la bestia" fra i romani, i greci, i
cristiani e gli ebrei).
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