
Magari non tutti sanno che il virus dell‘HIV non potrebbe sopravvivere in condizioni del genere. Ma in teoria un messaggio che invita a “non bere nessun prodotto della Coca Cola, come la coda nera, il fioravanti di succhi” dovrebbe far riflettere chi lo legge almeno un microsecondo prima di inoltrarlo a tutto l’universo e suggerire una domanda: ma è credibile un allarme che parla di “fioravanti di succhi”?
Bufale un tanto al chilo ha indagato e ha scoperto che questa catena di Sant’Antonio circola da anni in varie lingue e la versione italiana è semplicemente una traduzione maldestra (notate il repetir) di una di queste vecchie versioni. Bufale.net ha trovato quelle che citano MDTV (l’americana, datata 2013) e Sky News (la britannica). Tutte, ripeto, infondate.
L’immagine del documento del Ministero della Salute italiano che accompagna alcune varianti di questo allarme non è affatto un’autenticazione: infatti parla di un richiamo di un lotto di produzione che è dovuto non alla contaminazione da HIV, ma a una non conformità di produzione: “il contenuto della bottiglia ha un sapore molto sgradevole, un aspetto molto denso e livelli concentrati di caffeina, acido fosforico e solfiti”. Inoltre il richiamo (segnalato fra l‘altro da Il Fatto Alimentare) risale al 26 maggio 2017: altro che “prossime settimane”.
Insomma, si tratta della classica bufala che fa leva sulle paure alimentari, sulle antipatie (anche politiche) di alcuni per la Coca Cola e sulla distrazione degli utenti, che pigramente inoltrano a tutti perché è meno faticoso che fermarsi a pensare. Cestinatela e dite ai vostri amici che ve la mandano di piantarla.
Notate, inoltre, il classico trucco della datazione sempreverde: il messaggio non cita date precise, ma parla genericamente di “prossimi giorni”, “prossime settimane” o “ieri”. Così sembra sempre attualissimo.
Fonti aggiuntive: Davidpuente.it.