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2018/07/01

Che sorpresa: l’industria petrolifera semina disinformazione sulle auto elettriche

Ultimo aggiornamento: 2018/07/02 13:30.

La CNBC ha pubblicato il 29 giugno scorso un articolo dal titolo inequivocabile: Oil industry is 'peddling misinformation' about electric vehicles, ossia “L’industria del petrolio sta ‘diffondendo disinformazione’ sulle auto elettriche”. Provo a sintetizzarlo qui per chi non conosce l’inglese abbastanza da poter leggere l’originale.

L’autrice è Christine Todd Whitman, ex governatrice repubblicana dello stato del New Jersey dal 1994 al 2001 e direttrice dell’EPA (l’ente statunitense per la protezione dell’ambiente) dal 2001 al 2003.

Whitman cita un esempio specifico di questa disinformazione: una ricerca che “dimostra” che le auto elettriche aumenteranno l’inquinamento. Sì, avete letto bene. Si intitola Are electric cars worse for the environment? (“Le auto elettriche sono più dannose per l’ambiente?”), è firmata da Jonathan Lesser ed è uscita a maggio 2018 su Politico.com. Ma un articolo del Guardian rivela che quella ricerca è stata redatta partendo da dati truccati ed è guarda caso il prodotto del Manhattan Institute, che è finanziato dalle famiglie Koch (petrolio) e Mercer (politica ultraconservatrice), dall’industria del tabacco e dalla Exxon: tutte comprensibilmente poco entusiaste all’idea di vedersi soppiantare da stili di vita più puliti. E di “dimostrazioni” come queste ne circolano tante.

Immaginate una compagnia telefonica, dice Whitman, che pubblica un rapporto secondo il quale i telefonini sono meno pratici delle linee fisse, o la catena di videonoleggio Blockbuster che finanzia una ricerca che dimostra che usare Netflix è più scomodo che andare a prendere fisicamente i DVD e riportarli. Ecco, questa è la resistenza delle industrie che più rischiano di perdere denaro dalla transizione alle auto elettriche.

La grande maggioranza degli istituti di ricerca e dei gruppi di tutela degli interessi pubblici ambientali è favorevole a un’adozione accelerata dei veicoli elettrici perché l’evidenza scientifica dimostra che questi veicoli sono molto più puliti di quelli convenzionali, dice l’articolo.

I veicoli elettrici non hanno un tubo di scappamento: vanno a elettricità, e in tutto il mondo le fonti di elettricità stanno diventando più pulite. Anche tenendo conto delle emissioni prodotte per generare l’elettricità che alimenta oggi i veicoli elettrici e l’inquinamento prodotto dalla fabbricazione delle loro batterie, questi veicoli sono già ora significativamente, e a volte massicciamente, meno inquinanti come emissioni rispetto ai veicoli tradizionali: dipende da come viene prodotta l’energia.

Whitman cita in proposito i dati della Union of Concerned Scientists, riferiti agli Stati Uniti: in media oggi un’auto elettrica “produce” (attraverso le centrali elettriche che la alimentano) emissioni che influenzano il clima pari a quelle di un’auto a benzina capace di 34 km/litro. Nel 2017, quindi un anno fa, l’equivalenza era 31.4 km/litro. Non c’è nessuna auto a benzina capace di questi consumi. Insomma, già adesso un’auto elettrica inquina meno di un’auto a benzina, anche tenendo conto dell’inquinamento prodotto dalle centrali.

Dato che i paesi e le grandi città si stanno ponendo obiettivi ecologici sempre più spinti, l’energia elettrica verrà man mano prodotta da impianti sempre meno inquinanti e il riciclaggio delle batterie diventerà più comune perché le economie di scala lo renderanno conveniente. Questo ridurrà la diffusione delle forme di asma e di cancro causate dall’inquinamento derivante dall’uso di fonti energetiche fossili.

“Confrontate tutto questo con la benzina e il petrolio, che non diventeranno mai più puliti di quel che sono ora”, scrive la Whitman. “Bruciare combustibili fossili per azionare motori produce inquinamento. Punto e basta. I combustibili fossili generano inquinamento in ogni fase del loro ciclo di vita: dalla trivellazione al trasporto alla raffinazione alla combustione in un motore.”

Inoltre i veicoli elettrici sono da tre a quattro volte più efficienti nell’uso di energia rispetto ai veicoli a benzina. Nelle auto elettriche la parte di energia immessa che si perde sotto forma di calore è molto minore di quella persa dalle auto a carburante. Whitman cita in proposito il documento Environmental Assessment of a Full Electric Transportation Portfolio dell’Electric Power Research Institute.

I veicoli elettrici producono risparmi per il consumatore: l’energia elettrica costa molto meno del carburante e la manutenzione è minore. Non occorre andare al distributore. Il motore è molto più semplice e quindi si guasta meno. Le prestazioni sono migliori in fatto di accelerazione e di tenuta di strada, perché i veicoli elettrici hanno un baricentro basso.

Il passaggio dal carburante ai veicoli elettrici caricati in modo intelligente, inoltre, consente di attingere alle eccedenze di produzione di energia della rete elettrica e quindi migliora le prestazioni della rete e mantiene bassi i costi, secondo questa ricerca della MJ Bradley.

“Tirando le somme: l’elettrificazione dei trasporti è un’ottima idea e i veicoli elettrici sono un prodotto migliore. Per questo sostituiranno il motore a scoppio” scrive Whitman. Ma il risultato è che “come è comprensibile che avvenga quando un’industria si trova a contemplare la propria obsolescenza, l’industria petrolifera sta facendo di tutto per ritardare l’inevitabile, compreso finanziare ricerche discutibili.”

Whitman conclude così: “Sospetto che un giorno le generazioni future guarderanno l’epoca del motore a scoppio con la stessa miscela di stupore e perplessità che proviamo quando pensiamo ai tempi delle carrozze a cavalli e alle linee telefoniche fisse. I benefici di questo futuro saranno così sorprendenti che dovremmo fare tutto il possibile per accelerare questa transizione, e dovremmo condannare ad alta voce le argomentazioni che cercano di rallentare o rinviare questo progresso, denunciandole per quello che sono: sforzi mossi da cattive intenzioni.”


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