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2018/11/07

Pernigotti, La Stampa copia da Wikipedia senza dirlo. Beccata, corregge

Il 7 novembre 2018 La Stampa ha pubblicato un articolo, a firma di Massimo Putzu, dedicato alla chiusura dell’industria dolciaria Pernigotti.

Un intero blocco dell’articolo è preso sostanzialmente di peso da Wikipedia in italiano, aggiungendo successivamente in un solo paragrafo la foglia di fico “come scrive anche Wikipedia” che non c’era nella prima versione, salvata da Archive.org:

A sinistra, la voce di Wikipedia; a destra, l’articolo de La Stampa.

La copia è evidente: vengono conservati persino gli errori di battitura (per esempio lo spazio mancante dopo la virgola). Ecco un confronto testuale:

WikipediaLa Stampa (versione originale su Archive.org)
La storia dell'azienda parte dal 1860, quando Stefano Pernigotti apre nella piazza del Mercato a Novi Ligure (AL), una drogheria specializzata in "droghe e coloniali" e già rinomata fin dagli inizi per la produzione di un pregiato torrone. Nel 1868, a seguito di una crescente notorietà dei prodotti del negozio, Stefano decide di fondare assieme al figlio (Francesco, 1843-1936) venticinquenne una società: il 1º giugno del 1868 nasce ufficialmente,con un capitale di seimila lire, la "Stefano Pernigotti & Figlio", azienda alimentare specializzata in produzione dolciaria.[2]La storia dell’azienda parte dal 1860, quando Stefano Pernigotti apre nella piazza del Mercato a Novi Ligure, una drogheria specializzata in «droghe e coloniali» e già rinomata fin dagli inizi per la produzione di un pregiato torrone (come scrive anche Wikipedia). Nel 1868, a seguito di una crescente notorietà dei prodotti del negozio, Stefano decide di fondare assieme al figlio Francesco venticinquenne una società: il 1º giugno del 1868 nasce ufficialmente,con un capitale di seimila lire, la «Stefano Pernigotti & Figlio» azienda alimentare specializzata in produzione dolciaria.
In questa fase iniziale, l'azienda produce e commercia soprattutto mostarda e torrone, dolce classico natalizio, una specialità di presunta origine araba, diffusasi inizialmente nel nord Italia e gradualmente in tutte le zone della penisola.
Il primo riconoscimento ufficiale arriva il 25 aprile 1882 quando Re Umberto I in persona concede alla società la facoltà di innalzare lo stemma reale sull'insegna della sua fabbrica, che accompagnerà il logo dell'azienda fino al 2004. In questa maniera, l'azienda diventa fornitore ufficiale della famiglia Reale italiana.
Nel 1914 con la Prima guerra mondiale alle porte, il Governo Italiano proibisce l'impiego dello zucchero per la preparazione dei generi dolciari, fra i quali il torrone: ciò che poteva rappresentare un grave ostacolo per la produzione, si trasforma, grazie alla geniale intuizione di Francesco, in un'innovazione che arricchisce la qualità dell'azienda. L'assenza di zucchero, infatti, è sapientemente colmata da una maggiore concentrazione di miele, dando vita ad un nuovo torrone dalla consistenza unica.
Nel 1919 Paolo Pernigotti sostituisce il padre Francesco alla guida dell'azienda. Ma la data che forse segna la storia dolciaria dell'azienda è il 1927, anno in cui avvia per la prima volta la produzione industriale del gianduiotto,[2] il più nobile e rinomato cioccolatino italiano nato ufficialmente a Torino nel 1865 e che prende il nome da Gianduia, la famosa maschera di carnevale piemontese. È questo un periodo molto fiorente per l'azienda, che a partire dal 1928 inizia una scalata cesellata da esaltanti risultati, ricca di riconoscimenti e premi, tra cui il “Diploma di Gran Premio” conseguito all'Esposizione nazionale ed internazionale di Torino.Nel 1919 Paolo Pernigotti sostituisce il padre Francesco alla guida dell’azienda. Ma la data che forse segna la storia dolciaria dell’azienda è il 1927, anno in cui avvia per la prima volta la produzione industriale del gianduiotto, il più nobile e rinomato cioccolatino italiano nato ufficialmente a Torino nel 1865 e che prende il nome da Gianduia, la famosa maschera di carnevale piemontese.
Nel 1935 Paolo Pernigotti acquista la ditta Enea Sperlari, azienda cremonese specializzata nella produzione del torrone.[2] Nel 1936 Paolo avvia una nuova produzione, quella dei preparati per gelateria, che ancora oggi è uno dei punti di forza dell'azienda. Nel 1935 Paolo Pernigotti acquista la ditta Enea Sperlari, Nel 1936 Paolo avvia una nuova produzione, quella dei preparati per gelateria, che ancora oggi è uno dei punti di forza dell’azienda. 
Nel 1944 un bombardamento distrugge l'opificio che viene ricostruito e trasferito negli ex magazzini militari di viale della Rimembranza, dove ancor oggi la Pernigotti ha sede.[2] A Paolo subentra, negli anni sessanta, il figlio Stefano Pernigotti, che nel 1971 acquisisce la Streglio, specializzata nei prodotti a base di cacao.[2]Nel 1944 un bombardamento distrugge l’opificio che viene ricostruito e trasferito negli ex magazzini militari di viale della Rimembranza che adesso chiudono. A Paolo subentra, negli anni sessanta, il figlio Stefano Pernigotti, che nel 1971 acquisisce la Streglio, specializzata nei prodotti a base di cacao. Con gli anni Ottanta sopraggiunge un periodo di crisi che porterà alla cessione della Sperlari nel 1981 agli americani della H.J.Heinz Company.
Nel 1995 Stefano Pernigotti, rimasto senza eredi dopo la scomparsa dei due figli ancora giovanissimi in un incidente stradale in Uruguay nel luglio 1980,[2] decide di cedere lo storico marchio novese alla famiglia Averna, nota per i successi legati al settore delle bevande alcoliche. Nel 2000 cede anche la Streglio ad una nipote.Nel 1995 Stefano Pernigotti, rimasto senza eredi dopo la scomparsa dei due figli ancora giovanissimi in un incidente stradale in Uruguay nel luglio 1980, decide di cedere lo storico marchio novese alla famiglia Averna, nota per i successi legati al settore delle bevande alcoliche. Nel 2000 cede anche la Streglio a una nipote.
L'11 luglio 2013 l'azienda viene ceduta dalla famiglia Averna al gruppo turco appartenente alla famiglia Toksöz,[4] attivo nel dolciario, nel farmaceutico e nel settore energetico. Il 6 novembre 2018 la Toksöz, che detiene l'azienda, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure, ma non la dismissione il marchio.[5]L’11 luglio 2013 l’azienda viene ceduta dalla famiglia Averna al gruppo turco appartenente alla famiglia Toksöz, attivo nel dolciario, nel farmaceutico e nel settore energetico.

Ringrazio @dissezione per la segnalazione iniziale. Dopo la mia segnalazione su Twitter e l’intervento di Anna Masera, public editor del giornale, l’articolo è stato corretto. È un peccato che le correzioni e il rispetto del diritto d’autore avvengano soltanto se qualcuno contesta, ma è già un cauto passo nella direzione giusta.


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