Radiohead, download a offerta dal 10 ottobre
Non correte: per ora il nuovo album dei Radiohead, In Rainbows, non si può scaricare o comperare. Sono aperte le prevendite, e con una formula che sicuramente causerà incubi ai discografici che non sanno stare al passo con i tempi e la tecnologia.
L'intero album sarà infatti scaricabile a offerta dal sito apposito (decisamente psichedelico). Niente prezzo fisso: sono gli acquirenti a decidere quanto vale la musica della band. Ma si potrà scaricare soltanto la musica nuda e cruda, senza tutti quegli oggetti di contorno che fanno la gioia un po' feticista dei veri fan (ah, come mi manca il profumo del vinile dei dischi appena arrivati in radio...).
Chi vuole un oggetto fisico potrà acquistarlo dal 3 dicembre prossimo (o forse prima, secondo il sito) a 80 dollari, in cambio dei quali riceverà una confezione di lusso, con tanto di doppio album in vinile da 12 pollici più un CD "enhanced" e sette canzoni in più, foto, illustrazioni e testi confezionati in una custodia rigida.
Questo è il settimo album dei Radiohead ed è il primo senza l'appoggio di una casa discografica, dato che il loro contratto con la EMI è terminato nel 2003. Ed è una differenza importante. Ora che sono famosi e liberi dalle restrizioni di un contratto, possono mettere in pratica quello che molti artisti stanno cominciando a capire: il modello commerciale tradizionale dell'industria del disco non funziona. Le case discografiche e tutti gli altri componenti della filiera che porta il CD nei negozi (Fisco compreso) si mangiano una proporzione eccessiva del prezzo che paghiamo per i CD (e in molti casi anche per i download). Allora conviene mettersi in proprio e scavalcare questi intermediari, che grazie a Internet non hanno più ragione di esistere.
Ma al tempo stesso i Radiohead hanno capito che c'è una parte del loro "prodotto" che è per definizione protetto da un sistema anticopia pressoché invalicabile: la confezione. La musica si copia; il libretto, le foto, l'album in vinile no. O meglio, si possono copiare, ma a un costo talmente alto da rendere inutile l'impresa.
Invece di lucchettare le canzoni e scocciare gli utenti onesti, insomma, gli artisti hanno capito che conviene dare all'acquirente un oggetto che aggiunga valore alla musica. Sicuramente è più efficace che far causa ai fan.
Se questo modello commerciale ha successo, a che cosa serviranno i discografici?
Va chiarito che i Radiohead non sono i primi a proporre questa formula: siti come Magnatune, Jamendo o Quoteunquoterecords già seguono il principio che si può scaricare liberamente e si paga quel che si ritiene opportuno. Ma i Radiohead sono il primo nome di spicco a farlo, ed è questo che inquieta chi finora si è opposto al buon senso e ha cercato di mantenere un monopolio obsoleto credendo che si trattasse di un diritto immortale.
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