Tempeste solari da blackout planetario: sono già accadute, meglio prepararsi alla prossima
Inutile inventarsi la fine del mondo con i deliri per il 2012: bastano i pericoli reali. La NASA segnala che le tempeste geomagnetiche, prodotte dai sussulti periodici del Sole, possono causare danni enormi sulla Terra.
La NASA esordisce in termini spiritosi, chiedendo "Sapevate che un'eruzione solare può far smettere di funzionare il vostro water?", ma poi snocciola una serie di dati, tratti da un rapporto della National Academy of Sciences intitolato Severe Space Weather Events—Understanding Societal and Economic Impacts, che non destano certo ilarità.
Il rischio è tutt'altro che teorico. Eventi di questo genere sono già avvenuti in passato. Nel marzo del 1989, una tempesta geomagnetica causò un blackout che lasciò sei milioni di persone senza corrente elettrica nel Quebec per nove ore. Tempeste di questo genere possono arrivare a fondere gli avvolgimenti di rame dei grandi trasformatori della rete di distribuzione elettrica.
La tempesta del 1989 era un banale ruttino rispetto a quella avvenuta a maggio del 1921, che produsse correnti al suolo dieci volte più potenti. Secondo il rapporto dell'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense, il problema è che le reti elettriche odierne sono estremamente interconnesse e interdipendenti, molto più che in passato, per cui una tempesta come quella del 1921 avrebbe un effetto a cascata: solo negli Stati Uniti, verrebbero danneggiati permanentemente circa 350 trasformatori, lasciando senza energia, e con poche possibilità di riattivarla a breve, circa 130 milioni di persone.
Questo innescherebbe una serie a catena di danni: niente corrente significa deperimento degli alimenti e dei medicinali, niente aria condizionata anche per gli impianti, niente servizio telefonico, niente GPS e quindi niente navigatori. Niente corrente significa anche niente energia per le pompe idrauliche, per cui niente sciacquone.
Ma Madre Natura sa fare anche di meglio e ne ha già dato prova. La tempesta geomagnetica più intensa mai registrata è l'Evento di Carrington di agosto-settembre del 1859. Prese il nome dall'astronomo britannico Richard Carrington, che vide a occhio nudo (con opportune protezioni) l'eruzione solare che la scatenò. La tempesta innescò correnti nelle linee dei telegrafi, dando la scossa ai telegrafisti e dando fuoco alla carta dei loro telegrafi; l'aurora boreale fu visibile fino a Cuba. Si stima che l'Evento di Carrington sia stato almeno il 50% più intenso della grande tempesta del 1921.
Un evento del genere, oggi, causerebbe danni stimabili in 2 trilioni di dollari, ossia 20 volte quelli dell'uragano Katrina, e avrebbe ripercussioni a lungo termine, perché un trasformatore da qualche tonnellata fuso dalla tempesta non si cambia in quattro e quattr'otto.
La prevenzione è comunque possibile: da quando diventa visibile l'eruzione a quando la tempesta raggiunge la Terra passano almeno 18 ore, e questo darebbe la possibilità di scollegare preventivamente gli impianti. Ci vuole un monitoraggio continuo, e per nostra fortuna c'è: la NASA stessa ha messo in orbita una serie di satelliti che studiano il Sole e le sue eruzioni, e il personale dello Space Weather Prediction Center del NOAA è sempre sul chi vive. Perché queste tempeste possono capitare in qualunque momento.
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