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2019/08/13

Come si disanaglifa un anaglifo?

Ultimo aggiornamento: 2019/08/14 17:50.

Forse non tutti sanno che molte delle fotografie scattate dagli astronauti durante le missioni lunari furono pensate come immagini stereoscopiche: quelle che oggi chiamiamo concisamente “3D”. Le foto venivano scattate a coppie, spostando la fotocamera lateralmente di qualche centimetro per emulare la visione binoculare degli esseri umani.

Il risultato di questa scelta è che è possibile combinare queste coppie di foto per vedere la Luna in tre dimensioni. L’effetto è particolarmente efficace proprio per le foto lunari, perché sulla Luna mancano tutti gli oggetti familiari che ci forniscono un’indicazione di profondità e quindi le immagini tendono a essere molto piatte, nascondendo le ondulazioni e le asperità del terreno.


La NASA e i suoi volontari, nel corso degli anni, hanno preso queste foto e ne hanno realizzato degli anaglifi, ossia delle immagini colorate digitalmente in modo da poterne vedere l’effetto 3D se si indossano occhialini con lenti rosse e blu. Ne trovate molto esempi splendidi nelle Apollo Anaglyph Galleries, presso l’Astropedia (USGS.gov) e presso il sito del Lunar Reconnaissance Orbiter.

Brian May dei Queen è un appassionato di foto stereoscopiche e ha creato con David Eicher un libro di immagini tridimensionali spaziali, Mission Moon 3D, che ho segnalato qui e qui. Ma molte delle sue peraltro bellissime immagini sono state ottenute usando una manipolazione digitale e partendo da una singola fotografia. Quelle di cui sto parlando io sono invece realmente in 3D in origine.

Prendete per esempio questa foto, la AS16-106-17277, scattata sulla Luna dall’equipaggio della missione Apollo 16:



Sì, si intuisce che c’è un cratere; ma se avete gli occhialini appositi e ora guardate l’anaglifo qui sotto, creato da Patrick Vantuyne partendo da questa foto e dalla sua gemella (AS16-106-17278), vi sembrerà di stare alla finestra sulla Luna e apprezzerete i rilievi, le distanze e la profondità scoscesa di quel cratere. Le rocce in primo piano spiccano tantissimo e le montagne sullo sfondo sono visibilmente lontane.



Esiste anche un’altra tecnica di presentazione, che consiste nell’avere due proiettori perfettamente allineati in modo da proiettare entrambi sullo stesso schermo e dotarli di un filtro polarizzante, disposto verticalmente in uno e orizzontalmente nell’altro oppure con polarizzazioni circolari contrapposte. Se gli spettatori hanno occhialini dotati di lenti polarizzate in modo corrispondente, un occhio vede solo una immagine e l’altro occhio vede solo l’altra.

I film in 3D usano spesso anche un altro sistema, che consiste nel proiettare due immagini alternate, una per l’occhio destro e una per quello sinistro, e dare agli spettatori occhialini elettronici in cui la lente destra diventa scura quando viene mostrata l’immagine per l’occhio sinistro e viceversa, in rapidissima alternanza, per cui il cervello non si accorge del trucco e fonde insieme le due immagini. Questo sistema è usato anche da molti TV e proiettori domestici.

Il problema è che molti non hanno questi occhialini colorati (io sì, me li sono procurati su Amazon proprio per godermi queste immagini) o questi complessi sistemi di proiezione, e quindi l’effetto non è sempre fruibile.

C’è però ancora un’altra tecnica stereoscopica: mostrare le due immagini originali una in fianco all’altra e lasciare che sia lo spettatore a rilassare gli occhi, o a incrociarli, in modo che le due immagini si fondano nel suo cervello, regalando la visione stereoscopica.

Questo ha il grande vantaggio di consentire anche immagini a colori e di non richiedere alcun ausilio meccanico, elettronico o ottico, ma non tutti sono capaci di muovere gli occhi in questo modo.

Una soluzione è usare occhialini con due lenti e stampare le due immagini su un foglio oppure mostrarle sullo schermo di un tablet o telefonino, una in fianco all’altra (side by side, SBS). Si può anche usare un visore per realtà virtuale (basta un semplice Cardboard). L’effetto è splendido e questa è la tecnica usata appunto da Brian May e David Eicher, che includono nel loro libro un paio di occhialini di questo genere, come quelli mostrati qui sotto.

Credit: London Stereoscopic Company.


Fin qui tutto chiaro: ma che cosa succede se la foto 3D che ci interessa è disponibile solo come anaglifo rosso e blu e ne vogliamo una versione SBS?

Non sempre è possibile partire dalle foto originali, perché spesso le due immagini contengono distorsioni, dovute alle lenti degli obiettivi fotografici, che non permettono di allineare correttamente le varie zone delle foto e quindi rovinano l’effetto 3D. Oppure le immagini originali separate non esistono proprio, perché si tratta di rendering generati da un programma di grafica. Peggio ancora, a volte l’autore dell’anaglifo non ha salvato una copia delle due immagini originali separate oppure non è contattabile per chiedergliele.

In casi come questi si può “disanaglifare” l’anaglifo e ottenerne due foto da guardare in modalità side-by-side. La tecnica mi è stata suggerita dal grafico Nick Stevens su Twitter: basta aprire l’anaglifo in un programma di elaborazione grafica e salvarne in toni di grigio due versioni, una con il solo canale rosso e una con il solo canale blu.

Per esempio, si può usare un sito come Tuxpi.com, dandogli in pasto l’anaglifo e poi salvando una immagine con il rosso impostato a zero e il verde e il blu impostati a 100 e una immagine con il rosso a 100 e il blu e il verde a zero.




Si ottengono due immagini, una blu e una rossa, che separano le due foto originali. A questo punto si convertono queste due immagini in bianco e nero, si bilanciano luminosità e contrasto, si mettono una in fianco all’altra e si ottiene questa coppia, per la visione a occhi incrociati:



Oppure questa coppia, per la visione a occhi paralleli o con lenti per foto 3D:



Uno degli anaglifi più efficaci nel rivelare la reale natura ondulata e irregolare della superficie lunare è, a mio avviso, quello realizzato da John Kaufmann partendo dalle foto AS11-40-5939 e 5940:



Versione per occhi incrociati:



Versione per occhi paralleli o occhialini:


Nelle versioni 3D diventa subito evidente che c’è un crinale, prima assolutamente invisibile, all’altezza della seconda roccia in alto a destra, e che il suolo è molto più ondulato di quel che sembrava dalla foto bidimensionale.

Questa tecnica si applica anche alle foto scattate durante l’addestramento sulla Terra degli astronauti lunari, dove fu previdentemente adottata l’abitudine di fare coppie stereoscopiche. Ecco Neil Armstrong che si addestra con un simulatore della tuta, del Modulo Lunare e del suolo selenico, in un anaglifo creato da John Kaufmann:



Versione per occhi incrociati:



Versione per occhi paralleli o occhialini:



Come mai mi interessa così tanto questa tecnica? A parte la bellezza di vedere le immagini stereoscopiche spaziali senza il fastidio della tinta rossa e blu, mi permette di debunkare comodamente una tesi di complotto.

C’è infatti una foto lunare che i lunacomplottisti, e anche molti semplici dubbiosi, citano spesso come presunta prova di complotto. Questa (AS14-68-9487):



Secondo i cospirazionisti, le direzioni divergenti delle ombre in primo piano rispetto a quelle sullo sfondo dimostrerebbero l’uso di un set cinematografico con una sorgente di luce vicina. Perché ovviamente i falsari incaricati della messinscena erano scemi e quindi non hanno pensato di usare una sorgente di luce bella lontana in modo da ottenere automaticamente le ombre giuste.

In realtà le ombre divergono per un motivo molto banale ma poco ovvio: le rocce in primo piano stanno su un rialzo del terreno e le ombre cadono lungo la pendenza di questo rialzo, che le devia rispetto alla loro direzione normale. Il rialzo non si nota molto nella foto perché mancano, appunto, i riferimenti familiari ed è tutto grigio.

Ma di questa foto esiste un’immagine gemella (AS14-68-9486) che consente di creare una foto 3D che rende evidentissimo questo rialzo. Lo ha fatto Kevin Frank per l’Apollo Lunar Surface Journal della NASA, ma ha creato soltanto un anaglifo rosso e blu. Splendido, ma richiede gli occhialini rossi e blu.



Contattarlo mi è stato impossibile; riallineare le foto originali richiederebbe di rifare la correzione delle distorsioni fatte da Frank, cosa che esige un tempo e un talento che io assolutamente non ho.

Così ho deanaglifato questo anaglifo usando la tecnica descritta sopra, e questo è il risultato per occhi incrociati:



Questo, invece, è il risultato per occhi paralleli o occhialini:



Da queste immagini deanaglifate si può anche creare una wiggle GIF, ossia una GIF animata che mostra le due foto alternate. Questo a volte consente di percepire la tridimensionalità della scena. Provateci: questa wiggle GIF l’ho creata con EZGif.com. Da questa o dalle foto precedenti riuscite a vedere che le rocce in primo piano sono su un dosso e che il terreno retrostante è avvallato e ondulato?



Poi mi chiedono perché insisto a fare debunking: perché strada facendo non solo evito che qualche dubbioso si faccia contagiare e diventi complottista, ma scopro tante cose interessanti e mi diverto a condividerle con voi.


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