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2013/11/27

I complottismi distraggono dalle cospirazioni reali

Sull'International Business Times è uscita un'intervista in italiano al sottoscritto, a firma di Alessandro Martorana, nella quale parlo di complottismi, complottisti e debunker e dei danni sociali causati dal cospirazionismo che spinge a sprecare risorse a rincorrere complotti inesistenti intanto che quelli reali avvengono sotto il naso dei complottisti e instilla paure idiote nei confronti di rimedi fondamentali come le vaccinazioni.

Chiarisco, a titolo preventivo viste le polemiche passate, che l'intervista è una trascrizione sostanzialmente testuale di quello che ho detto telefonicamente e via Skype all'intervistatore. Le mie dichiarazioni sono state fatte a voce, di getto, non per iscritto, e vanno lette tenendo presente questo fatto. Mi tocca dirlo, altrimenti c'è gente che s'attacca a queste cose per accusarmi di usare un italiano scritto scadente e impreciso. Buona lettura.

 

2022/01/14: Dai commenti mi arriva la segnalazione che l’intervista non è più disponibile sull’IBT. Tuttavia ne esiste una copia archiviata presso Archive.org, che riporto qui sotto escludendo le immagini (che trovate su Archive.org).

"Scie chimiche e teorie del complotto distraggono dai problemi reali", intervista a Paolo Attivissimo

Di Alessandro Martorana | 27.11.2013 10:51 CET

Paolo Attivissimo è un nome che, nella comunità italiana di internet, è molto ben conosciuto, come testimoniato dai tre Macchianera Awards vinti nel 2008, 2009 e 2013 con il suo blog "Il Disinformatico" come Miglior Sito Tecnico-Divulgativo. Giornalista, consulente informatico e divulgatore scientifico, il blogger italo-britannico (è infatti nato a York, ma risiede in Svizzera) è molto conosciuto in rete per la sua attività di debunker ossia, come lui stesso si definisce sul suo sito, cacciatore di bufale.

IBTimes Italia ha avuto l'opportunità di intervistare Attivissimo sul tema delle teorie del complotto e sulla loro enorme diffusione, una questione che avevamo già affrontato nei giorni scorsi in occasione del 50° anniversario dell'omicidio di John Kennedy, un evento che ha generato una serie quasi infinita di "conspiracy theory".

Partiamo proprio dalla basi: ci può dare una definizione di "Teoria del complotto"?

Una teoria del complotto è una ricostruzione di un evento basata su una selezione scorretta dei fatti, o addirittura su fatti che non sono tali, cioè fasulli. La differenza tra una tesi di complotto e una ricostruzione da detective, per così dire, di un evento, è l'approccio: il cospirazionista parte da una tesi preconcetta, poi sceglie i fatti che gli fanno comodo, che confermano la sua idea preconcetta. Mentre il ricercatore, che vuole capire come sono andate le cose, prima raccoglie tutti i fatti, e poi su quelli cerca di costruire una tesi che soddisfi tutti i fatti conosciuti, e non soltanto un sottoinsieme.

Qual è invece la definizione di "debunker"? Le va bene come definizione di ciò di cui si occupa?

Si, va benissimo: "debunker" per alcuni è un termine denigratorio, ma la cosa non mi turba affatto. Il debunker è semplicemente qualcuno che cerca di fare chiarezza su un singolo, specifico aspetto di una tesi di complotto. Ad esempio, il lavoro del debunker è proprio quello di andare a prendere un'affermazione fatta dai sostenitori delle tesi di complotto e vedere se quella affermazione è valida, se ci sono dei riscontri sulla base dei fatti, se c'è un riscontro logico, se ci sono delle perizie o qualche altro dato tecnico che ci permette di confermare o smentire quello che è stato asserito dai sostenitori delle tesi alternative.

Faccio giusto un esempio: se qualcuno mi viene a dire che il buco nel Pentagono dell'11 settembre è troppo piccolo, si dice: "Bene, questa è l'affermazione, andiamo a vedere se è vera". Ci può passare un aereo di linea da quel buco? Secondo i cospirazionisti il buco è largo 5 o 6 metri. Poi si vanno a vedere le fotografie della breccia prima del crollo della facciata, ed emerge che la breccia è larga circa 35 metri, vale a dire l'equivalente di un aereo di linea come il Boeing 757. Si tratta di questo: si fa un controllo delle affermazioni. Lo si fa sia per le tesi cospirazioniste sia per le ricostruzioni ufficiali, per carità. Si fa imparzialmente dovunque ci sia un sospetto che ci sia qualcosa di mal spiegato o interpretato scorrettamente.

Alcuni cospirazionisti sostengono che il metodo dei debunker non sia scientificamente valido, perché partono dalle conclusioni di una teoria per confutarne le basi. Lei cosa ne pensa?

Trovo che questa interpretazione del lavoro del debunker sia scorretta, nel senso che in realtà non si parte da una tesi preconcetta. Il compito del debunker non è quello di difendere una tesi preconcetta, che sia ufficiale o di altro genere. È semplicemente quello di verificare le affermazioni fatte dai sostenitori delle teorie alternative ed anche dalle fonti ufficiali, per vedere se sono coerenti e se soddisfano tutte le conoscenze tecniche che abbiamo. Il debunker è semplicemente uno che verifica quello che gli altri hanno detto.

Perché le teorie del complotto hanno tutto questo successo e raccolgono tanti proseliti?

Credo sia perché sono delle narrazioni affascinanti: sono gialli, dei drammi. Oltretutto appagano alcuni bisogni psicologici comunissimi e perfettamente umani. Uno di questi bisogni è la necessità, il desiderio di trovare ordine nelle cose. Vale a dire che io posso scegliere se pensare che i terremoti capitano per caso e non ci posso fare nulla, quindi avere un senso di impotenza, oppure che i terremoti sono causati da un'installazione americana in Alaska, e quindi avere la sensazione che ci sia un ordine nel mondo: non è colpa mia se sul lavoro vado male e viene promosso il mio collega; è perché il mio collega fa parte della massoneria, o degli Illuminati, o dei rettiliani. Il cospirazionismo è gratificante perché dà ordine al caos.

Noi, umanamente, tendiamo di solito ad avere paura di ciò che è disordinato. Un altro fenomeno, un'altra leva molto diffusa a supporto della popolarità delle tesi alternative è che sono grandi storie che corrispondono a grandi fenomeni. Mi spiego: tendenzialmente, quando succede qualcosa di grande, di simbolico, di catastrofico, che cambia la storia, ci sembra squilibrato pensare che possa essere stato causato da un fenomeno così piccolo. Per esempio: la morte di John Lennon, ucciso per strada, ha cambiato per molti la storia. È stato uno shock planetario, e pensare che sia stato fatto da un semplice squilibrato sembra strano, sembra implausibile, e allora si va spesso a cercare la dietrologia.

Quindi esistono delle teorie anche sulla morte di John Lennon?

Le tesi di complotto esistono su qualunque fenomeno, la fantasia in questo senso non conosce limiti.

E cosa si dice? Che Mark Chapman (l'assassino di Lennon) fosse un agente della CIA o qualcosa del genere?

Tutto è possibile, tutto è già stato teorizzato. Quindi presumo esista anche questa tesi in rete. C'è sempre qualcuno che vuole ricamare su questi avvenimenti.

Anche per lucrarci?

No, questa è una cosa che tengo a mettere in chiaro. La maggior parte dei sostenitori delle tesi alternative, quelli che ci credono, non lo fa per i soldi. Anzi: di solito ci rimette soldi, lavoro, reputazione, perché insegue queste visioni un po' bizzarre. Altra cosa succede invece per i leader del cospirazionismo, ad esempio Alex Jones, un conduttore radiofonico americano che su queste tesi alternative e sulla paranoia che le circonda ha costruito un impero economico con gadget, cappellini e paccottiglia varia che viene venduta. La tazza con le Torri Gemelle che prendono fuoco è un esempio del kitsch che circonda certo cospirazionismo.

Lei molto spesso parla di una pericolosità sociale delle teorie del complotto, cosa intende?

Intendo che creano delle angosce per fenomeni che in realtà non hanno nessun aspetto di pericolosità, e distraggono dai fenomeni che in realtà sono davvero pericolosi. Faccio un esempio: proprio in questi giorni si sta parlando tantissimo di mobilitazione per le scie chimiche, che farebbero chissà quali danni ecologici, avvelenerebbero la popolazione, favorirebbero il controllo mentale. E questo distrae da problemi ben più concreti come l'inquinamento prodotto, ad esempio, dalle automobili, dagli impianti di riscaldamento, dalle nostre scelte di vita quotidiana. Distrae da tante questioni che potrebbero essere affrontate più seriamente.

Causano danni sociali, come per esempio questa tesi che circola da tempo secondo la quale i vaccini causerebbero l'autismo. Questo sta spingendo molti genitori a non vaccinare i figli, col risultato che malattie che avevamo sostanzialmente debellato adesso stanno ricomparendo, e stanno causando morti assolutamente inutili. Quindi è in questo senso che si va seriamente a costituire un pericolo sociale.

Poi ci sono anche queste trasmissioni di fandonie spacciate per programmi di divulgazione scientifica, come per esempio Voyager, nelle quali ti raccontano le cose più strampalate presentandole come se fossero reali, quando basterebbe sentire, invece del solito individuo mascherato, un archeologo, un paleontologo, un biologo, per smentire subito queste tutta questa fantasia su Atlantide, le visite degli alieni nell'antichità, le pietre scolpite con i dinosauri e quant'altro.

Purtroppo, da parte di una buona parte del giornalismo non c'è nessun interesse a voler fare chiarezza. Si fa poca fatica a costruire un servizio televisivo sul nulla, e invece si fa tanta fatica a fare indagini che smentiscano o che diano dei dati concreti. per cui il cospirazionismo prospera anche con il favore e la complicità di un certo giornalismo sensazionalista.

È mai capitata una teoria del complotto che almeno inizialmente l'ha fatta vacillare? Che le ha fatto pensare: "Mah, forse è vero"?

Senz'altro. Per l'11 settembre io sono stato cospirazionista della prima ora: Thierry Meyssan, uno dei leader del cospirazionismo, ha scritto un libro sull'11 settembre tradotto in una trentina di lingue, con il quale ha guadagnato più di un milione di euro, nel quale sosteneva che le foto dimostravano che l'aereo al Pentagono non c'era. Quando queste foto hanno cominciato a circolare su internet io le ho viste, e per un attimo mi si è accesa la scintilla del dubbio, perché guardandole sembrava una tesi perfettamente coerente e plausibile. Ho pensato: "Metti che questa volta qualcuno ha scoperto davvero un inghippo".

E cosa le ha fatto cambiare idea?

Dopo il primo quarto d'ora di perplessità, invece di star lì a dire "Si, è sicuramente un complotto", quindi partire da una tesi preconcetta, ho detto: "Aspettiamo un momento, cerchiamo di avere tutti i dati che ci servono per arrivare ad una conclusione". E allora con l'aiuto di colleghi e di fotografi professionisti ho chiesto in giro se ci fossero altre fotografie del Pentagono subito dopo l'impatto, e puntualmente nel giro di un quarto d'ora sono emerse. Peraltro erano già disponibili su internet, e hanno permesso di capire che Thierry Meyssan aveva semplicemente selezionato ad arte le immagini che corrispondevano alla sua tesi, quelle dove sembrava che la breccia fosse piccola. Perché la breccia più grossa era, guarda caso, coperta dal getto di un idrante. Ecco, su queste basi si costruiscono le tesi di complotto: si fabbricano mostrando solo i dati che fanno comodo, e nascondendo o facendo finta di non conoscere gli altri.

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