Cerca nel blog

2009/01/16

Biowashball, ne parla stasera la TV svizzera

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La puntata è ora disponibile negli archivi della TSI.

La trasmissione Pattichiari della TSI si occuperà stasera alle 21 della Biowashball. Non so nulla dei risultati dei loro test; so solo che ci sarà in studio un rappresentante della società svizzera che vende la Biowashball e un chimico (o chimica), per cui sarò anch'io davanti alla TV a vedere cosa è saltato fuori e ne bloggherò qui.

Nel frattempo ho fatto i miei primi test informali con i calzini puzzolenti delle mie figlie; i risultati sono interessanti e ne scriverò qui nelle prossime ore.

Prime impressioni dopo la trasmissione


I test di Pattichiari confermano i risultati dei test precedenti: quando la si prova in un confronto oggettivo, la pallina lava appena leggermente meglio di quanto lo faccia l'acqua da sola e non regge il confronto con il detersivo.

E' interessante la segnalazione che la plastica della pallina e la ceramica delle sferette interne hanno entrambe un contenuto di ossido di titanio che permetterebbe loro di agire da fotocatalizzatori, e le sferette sono porose, per cui potrebbero realmente eliminare o assorbire determinati tipo di sporco e di odori. Ma lo potrebbero fare soltanto se le concentrazioni di questo ossido di titanio fossero ben più alte di quelle contenute nella pallina.

E' ancora più interessante il fatto che questa possibile via di efficacia scientifica non viene indicata dai rappresentanti della pallina, ma dai suoi critici. Infatti le affermazioni tecniche dei venditori sono di tutt'altro genere e ne viene confermata l'inconsistenza scientifica.

Il test di Pattichiari viene svolto a Biasca, alla lavanderia dell'ente ospedaliero cantonale, che è la più grande del Canton Ticino. Con 7-8 tonnellate di biancheria al giorno, una struttura del genere avrebbe molto interesse a risparmiare sul detersivo. Nei tre lavaggi di test (con acqua, con Biowashball e con detersivi tradizionali), oltre ai capi, vengono introdotte le strisce di riferimento, sporcate in modo standardizzato, che si usano per i confronti oggettivi della bontà dei lavaggi. Il risultato sui capi è sconfortante:



Ma a parte il test, che non lascia speranze, è nel dibattito con il rappresentante della Biowashball che la pallina rimedia una figura molto magra, almeno agli occhi di chi affronta razionalmente la questione. Come è stato fatto notare durante la trasmissione, la società svizzera che vende il prodotto non manda mai in TV un tecnico a spiegare come funziona: manda sempre un venditore (in questo caso Steve Grainger, della LFB di Losanna), che non solo non sa spiegare i principi di funzionamento del suo prodotto, ma tira in ballo addirittura dei "microorganismi" non meglio precisati (video su Youtube). Siamo sicuri di voler introdurre nel bucato dei "microorganismi" misteriosi? Chi ci garantisce che non siano pericolosi?

Un venditore che, quando gli vengono presentati i risultati inequivocabili dei test, si difende dicendo che non valgono, perché la pallina andava "caricata" prima esponendola al sole (video su Youtube). Ma questo, nelle istruzioni della confezione, non c'era scritto, come fanno notare anche gli spettatori da casa. I lettori mi segnalano però che le Biowashball attualmente in vendita hanno istruzioni aggiornate che includono la "rigenerazione" prima del primo uso: ma allora, se questa "rigenerazione" preliminare è così importante, perché non era indicata nelle istruzioni da subito? E soprattutto, se questa "rigenerazione" preliminare è così importante, come mai gli utenti dicono di aver avuto successo anche con le istruzioni precedenti?

Un venditore che esordisce dicendo "L'importante è l'atteggiamento". Pensa positivo, che il bucato vien più bianco. Un venditore che si appella alla gente soddisfatta che dice che la Biowashball funziona. Un venditore che si lamenta perché "si vogliono sempre le prove scientifiche" del funzionamento (e cosa dovremmo volere, la prova di fede? Un'ordalia? Il test con il pendolino?). Un venditore che afferma che in Europa non ci sono competenze per analizzare le ceramiche (proprio così, video su Youtube), che i coreani hanno una scienza diversa dalla nostra, e che contro di lui c'è un "accanimento" che non riesce a capire.

Questi sono atteggiamenti fideistici, da talismano, non da prodotto scientifico. Il talismano non ti ha protetto? Colpa tua che non hai eseguito alla lettera il rito. Hai eseguito alla lettera il rito? Colpa tua che hai avuto un atteggiamento sbagliato. Chiedi la prova scientifica? Non sei capace di capirla, perché dall'Oriente arriva una scienza superiore: inchìnati dinanzi a millenni di sapienza coreana, miscredente. Non accetti la fede nel talismano? Il tuo è accanimento, ce l'hai con noi perché sei pagato per minare la fede. Guarda, tutti gli altri ci credono; non possono avere torto. E la fede è bella, ti promette che con soli trentacinque euro salverai il mondo e ti sentirai un eroe.

Insomma, se c'è una critica da fare alla trasmissione (e non me ne vogliano i colleghi di Pattichiari), è che si è commesso lo stesso errore che fanno molti di fronte a fenomeni di questo genere: si è risposto al misticismo esaltante, alla gioiosa promessa di un mondo pulito, con la relativa freddezza della scienza, e questo non è un metodo pienamente efficace.

Per carità, la dottoressa in chimica, Anna Tampieri del CNR, si è difesa benissimo per quel che poteva fare restando nella sua sfera di competenza tecnica, ma è mancata in studio la presenza di qualcuno che rivelasse i meccanismi psicologici, degni di una setta raeliana, del successo della Biowashball. Allo sciamanesimo imbellettato di tecnociarle non si può rispondere solo con la scienza: ci vuole anche qualcuno che smascheri i trucchi dello sciamano. James Randi, dove sei quando c'è bisogno di te?

Sì, sciamanesimo. Perché alla fine il successo della pallina magica, delle coccinelle che eliminano le radiazioni dei cellulari e del tubo Tucker sta nelle trappole psicologiche innate che sfruttano, consapevolmente o meno. Di fronte a queste trappole, persone altrimenti razionali e normalissime soccombono come bambini incantati dalle luci del luna park, perché noi esseri umani siamo fatti così. Quante volte ho visto questo comportamento fra i seguaci dei guaritori, dei veggenti, dei maghi e dei sensitivi d'ogni genere. Se non ci vengono spiegate queste trappole, ci caschiamo sistematicamente.

Per esempio, pochissimi dei clienti soddisfatti hanno fatto il test più elementare: provare a lavare senza pallina. Che, fra l'altro, è ancora più ecologico e risparmioso che comperare la pallina (fatta di antiecologicissima plastica). Ma verrebbe a mancare l'oggetto-feticcio, il talismano, e allora non si fa. In questo spezzone di Pattichiari spiego l'uso di paroloni pseudoscientifici da parte di molti venditori di prodotti semimiracolosi e un sostenitore della pallina ammette di non aver mai fatto la controprova di lavare senza pallina.

Insomma, ha ragione il venditore: l'importante è l'atteggiamento. Se ci credi, funziona. Il segreto del successo della Biowashball è tutto qui.

Per coloro che ribattono non con i fatti, ma con l'accusa che io, il CNR, Mimandaraitre e la TV svizzera siamo tutti al soldo delle multinazionali del detersivo e che non abbiamo considerato che grazie alla pallina si risparmiano soldi e si riduce l'inquinamento, vorrei chiarire una cosa: non comprando la pallina e riducendo spontaneamente il detersivo si ottiene lo stesso effetto, e in maniera ancor più ecologica. Risparmiando oltretutto 35 euro ed evitando di creare una montagna di plastica. Perché prima o poi, lo dice anche Beppe Grillo, la pallina va cambiata: dopo tre anni o mille lavaggi si butta. E dove la butterete?

Nessun commento: