La censura su Facebook corre con il vento in poppa, secondo il Corriere; intanto il Giornale parla di blog oscurabili

Lo so, lo so, è un refusino, ma è talmente divertente per le sue allusioni freudiane assortite che non riesco a trattenermi dal citarlo, anche perché me l'avete segnalato in tanti e quindi è piaciuto anche a voi: un articolo del Corriere segnala la notizia sulla censura operata da Facebook per le foto di donne che allattano i figli al seno, perché sarebbero "materiale osceno, pornografico e sessualmente esplicito".
Storia interessante, sulla quale ci sarebbe da riflettere in merito ai criteri di censura (Facebook oscura le foto segnalate dagli utenti, per cui chiunque può ergersi a censore), e l'articolo del Corriere ne fa un resoconto piuttosto azzeccato, ma poi scivola su questa perla:
«di solito permettiamo le foto di madri che allattano», è solo una questione di quantità. «Seno nudo, con capezzolo e aureola»: troppa nudità tutta insieme.
Orbene, per quanto il seno sia indubbiamente degno di venerazione per la sua funzione e la sua grazia, dargli addirittura la patente di santità dotandolo di aureola pare un po' esagerato.
Ecco una cattura dell'articolo, prima che il refuso venga corretto:

Sorprende che l'autrice dell'articolo, Claudia Voltattorni, non sappia di avere una parte del corpo chiamata areola. E di averla in duplice copia. Suggerisco una ritirata onorevole: dare la colpa al correttore ortografico di Word.

Nel frattempo, trovate qui la versione online, che è un sunto molto drastico, ma tutto sommato corretto nell'essenza, di una chiacchierata ben più estesa. La bufala dei borseggi non più denunciabili citata nell'articolo è qui. Il contesto nel quale è calata la mia intervista è una sorta di necrologio dei blog da parte di Geminello Alvi che non condivido affatto: è come affermare che la scrittura è una forma di comunicazione morente e squallida perché la gente scrive diari insulsi, per cui Flaubert, Clarke, Manzoni, Dante, Bradbury, Steinbeck, Asimov, Golding, Beckett, Shakespeare non valgono niente.