C’è chi si
fa soffiare la password di un servizio che usa su Internet e chi fa
le cose in grande e se ne fa rubare decine di milioni. Information
Is Beautiful ha creato una magnifica rappresentazione
grafica dei 300 più grandi furti di dati digitali personali,
riordinabili per cronologia, gravità e quantità e anche in base al
metodo d’intrusione utilizzato.
Per noi
poveri utenti non c’è da stare tranquilli: anzi, la quantità e la
varietà delle organizzazioni alle quali abbiamo affidato dati
personali confidando invano che venissero custoditi diligentemente è
un forte incentivo a darsi da fare personalmente per ridurre i
rischi, per esempio usando password lunghe, non banali e soprattutto
differenti per ciascun servizio.
In cima alla
classifica del disonore c’è la sottrazione di 130 milioni di
numeri di carte di credito dalla società di gestione pagamenti
Heartland, ma ci sono anche dei recidivi, come AOL, che ha permesso
il furto di 112 milioni di account in due episodi distinti, e Sony
(101 milioni di account in due attacchi). La lista dei violati
celebri include l’intero firmamento della Rete: Evernote, Ubuntu,
Twitter, Facebook, Yahoo, Apple, LinkedIn, Nintendo, giusto per fare
qualche nome.
Ci sono anche
molti enti governativi altrettanto incauti nel gestire i dati dei
cittadini: per esempio, le forze armate statunitensi hanno subito la
sottrazione di 76 milioni di account nel 2009; la sanità pubblica e
le dogane britanniche sono presenti rispettivamente con 8 e 25
milioni di account rubati; e sono numerosissime le organizzazioni
sanitarie che hanno dato accesso a dati molto sensibili dei propri
assistiti.
Anche i
metodi di furto sono illuminanti: oltre all’attacco dall’esterno
ci sono i dipendenti infedeli, i computer o i supporti smarriti o
rubati e persino le pubblicazioni non intenzionali. C’è di che
riflettere, ma c’è anche da ammirare la chiarezza con la quale
questa grafica permette di far emergere e rendere comprensibili le
informazioni annidate nei numeri.
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