Cerca nel blog

2010/01/12

Alberi su Marte? (UPD 20100119)

Marte non smette di stupire


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "andrea.sacc****" e "ceciliaben****" ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Image credit: NASA/JPL/University of Arizona.

Vi sfido a guardare quest'immagine della superficie di Marte, proveniente dalla sonda automatica HiRISE, senza provare un brivido.



Sì, lo so, anche a voi sembrano filari di alberi. Abbiamo finalmente scoperto che c'è vita su Marte? Non ancora. Ma abbiamo scoperto quanto sia facile interpretare erroneamente un contesto che non ci è familiare, e il pianeta rosso in particolare è maestro di questi inganni sin dai tempi dei presunti "canali" artificiali che gli astronomi di fine Ottocento credettero di vedere.

La fotografia, segnalata da Bad Astronomy, mostra una zona di dune nell'estremo nord di Marte, a poco meno di 400 chilometri dal polo. Fa così freddo che le dune sono coperte da uno strato di anidride carbonica ghiacciata, che evapora quando arriva la primavera. E' un processo molto dinamico, e la sabbia scura sottostante che ne viene smossa cade dalle creste delle dune, scorrendo lungo il pendio ghiacciato e tracciando righe molto marcate.

La foto è straordinaria anche perché coglie l'istante della formazione di una di queste righe: lo sbuffo mostrato qui accanto.

Abbiamo l'impressione di filari di alberi perché ci mancano due riferimenti fondamentali: l'orientamento e la percezione della profondità. Infatti rovesciando la fotografia si percepisce meglio che le righe scure non sono alberi che s'innalzano dalla cresta delle dune, ma rivoli che scendono lungo le dune stesse. Mancando questi riferimenti, il cervello tenta di elaborare l'immagine usando schemi familiari, come appunto quello del filare di alberi, ma questi schemi, in un contesto alieno come quello di Marte, falliscono e portano (purtroppo) all'autoinganno.

Se vi piace quest'immagine, ce n'è anche una versione ad alta risoluzione.

Pensateci un attimo: grazie alle sonde fabbricate dal nostro ingegno, siamo capaci di vedere uno sbuffo di una frana di polvere su un altro pianeta. Niente male, per una specie che cent'anni fa faceva fatica a sollevarsi da terra in aereo e che fino a cinquant'anni fa non era mai stata nello spazio. Chi ha bisogno delle fantasie stantie della pseudoscienza, quando la scienza ci regala questi portenti?


2010/01/19


L'immagine è stata scelta come Astronomy Picture of the Day. La didascalia che l'accompagna sull'APOD indica che l'immagine copre circa un chilometro in larghezza.

Nessun commento: