Grandi manovre in corso nella lotta contro le fake news: Facebook, uno dei maggiori luoghi virtuali di condivisione delle notizie, ha annunciato pochi giorni fa, al convegno Fighting Abuse @Scale tenutosi a San Francisco, di aver deciso di ridurre la visibilità delle notizie false, mostrandone soltanto un’immagine piccolissima e una breve descrizione testuale, mentre le storie autentiche manterranno le loro dimensioni normali. Le notizie false verranno inoltre accompagnate da articoli correlati di smentita chiaramente etichettati.
I controlli di autenticità verranno effettuati dai fact-checker, i verificatori, selezionati da Facebook. Per evitare che questi fact-checker siano sommersi di lavoro, il social network userà sistemi automatici che analizzeranno sia i testi sia le immagini per individuare nelle notizie i sintomi più ricorrenti di falsità. Combinerà inoltre le segnalazioni di questi sistemi con quelle degli utenti, in modo da lasciare ai verificatori umani soltanto i casi più difficili e rendere più efficiente il loro operato.
La lotta annunciata da Facebook va anche più a monte nel processo di generazione delle fake news: i profili creati usando identità false verranno rimossi. Il social network cercherà e chiuderà i gruppi di pagine che contengono materiale identico o molto simile e toglierà ai creatori di notizie false la possibilità di ospitare la pubblicità a pagamento, che è il motivo per il quale esistono molti profili specializzati nella produzione di fake news.
Le misure presentate sembrano molto pratiche e sensate ed evitano il rischio principale di questo genere di interventi, ossia sfociare nella censura, ma il mondo delle fake news è spesso irrazionale e imprevedibile. Quando Facebook ha tentato di etichettare esplicitamente le notizie false facendo comparire un’icona rossa di allerta, gli utenti che volevano a tutti i costi credere che quelle notizie fossero vere hanno addirittura aumentato la loro condivisione, creando un autogol notevole per le buone intenzioni del social network.
Le fake news, intanto, si spostano su altri fronti: su Instagram stanno nascendo i cosiddetti “influencer virtuali”. Gli influencer normali sono persone in carne e ossa che per varie ragioni hanno acquisito un certo seguito e quindi possono influenzare l’opinione pubblica; quelli virtuali sono dei personaggi generati tramite la grafica digitale fotorealistica, come Shudu Gram, la “prima supermodel digitale” (BBC).
I loro selfie, pubblicati su Instagram, sono indistinguibili da quelli delle persone reali per chi non ha l’occhio allenato, tanto che una influencer virtuale come Miquela Sousa, in arte Lil Miquela, che si presenta come una modella brasiliana diciannovenne, ha oltre un milione di seguaci e raccatta centomila “like” con una singola foto generata in realtà al computer. Miquela non esiste, se non come bit dentro un programma gestito dall’azienda che la controlla, ma la sua popolarità ha già attirato l’interesse di almeno una grande casa di moda internazionale, che le ha affidato il suo account Instagram per la presentazione della moda di autunno 2018.
Miquela costa poco, non è mai stanca, non ha abitudini riprovevoli o compagnie discutibili, non invecchia, non fa dichiarazioni imbarazzanti e fa sempre esattamente quello che vogliono i suoi padroni, a differenza degli influencer in carne e ossa, ultimamente sommersi molto spesso dagli scandali personali. Oggi Miquela e Shudu Gram offrono consigli per gli acquisti; domani potrebbero annunciare, senza scrupoli di coscienza, anche le fake news. Annunciatrici false per notizie false. Prepariamoci.
Fonti aggiuntive: Wired.com, The Cut.
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