Google, il terzo incomodo nel matrimonio Microsoft-Yahoo
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Google ha risposto pubblicamente all'offerta d'acquisto di Yahoo da parte di Microsoft per la ragguardevole cifra di 44 miliardi di dollari e spiccioli (giusto per inquadrare la cifra, si tratta del prodotto interno lordo del Lussemburgo, con Barbados, Maldive e isole Fiji in omaggio). La risposta è comparsa sul blog ufficiale di Google, e paventa a tinte forse fin troppo fosche quello che molti utenti e addetti ai lavori hanno sospettato all'annuncio dell'offerta:
La natura aperta di Internet è ciò che ha reso possibili Google e Yahoo! Una buona idea che gli utenti trovano utile si diffonde rapidamente. Intorno a quell'idea si possono creare attività imprenditoriali. Gli utenti beneficiano di un'innovazione costante. E' questo che rende Internet un posto così emozionante.
Pertanto l'offerta ostile di Microsoft nei confronti di Yahoo! solleva domande inquietanti. Non si tatta di una semplice transazione finanziaria, di una società che prende il controllo di un'altra. Si tratta di preservare i principi basilari di Internet: l'apertura e l'innovazione.
Microsoft potrebbe ora tentare di applicare lo stesso genere di influenza scorretta e illegale su Internet che applicò al PC? Mentre Internet premia l'innovazione competitiva, Microsoft ha spesso tentato di costituire dei monopoli proprietari e poi far leva sulla propria posizione dominante per estenderla a nuovi mercati contigui.
L'acquisizione di Yahoo! potrebbe permettere a Microsoft, nonostante la sua eredità di gravi violazioni legali e normative, di estendere prassi non eque dai browser e dai sistemi operativi a Internet? Inoltre, Microsoft più Yahoo! equivale a una fetta schiacciante degli account di messaggistica istantanea e di e-mail via Web. Insieme, le due società gestiscono i due portali più trafficati di Internet. Una combinazione delle due società potrebbe sfruttare un monopolio nel software per PC per limitare in modo non equo la capacità dei consumatori di accedere liberamente ai servizi via Web, di e-mail e di messaggistica istantanea dei concorrenti? I responsabili delle politiche di tutto il mondo devono porsi queste domande – e i consumatori si meritano risposte soddisfacenti
Quest'offerta ostile è stata annunciata venerdì, per cui c'è tempo in abbondanza per affrontare esaurientemente queste questioni. Prendiamo sul serio la natura aperta di Internet, la scelta e l'innovazione. Sono il midollo della nostra cultura. Crediamo che gli interessi degli utenti di Internet vengano al primo posto – e debbano venire al primo posto – mentre vengono esaminati i meriti di quest'acquisizione proposta e vengono esplorate le alternative.
Secondo il New York Times, Google ha inoltre offerto a Yahoo una mano per resistere al tentativo di acquisto.
Facciamo due conti. In termini di fatturato, Microsoft è il gigante, con 51,5 miliardi di dollari contro i 16,5 di Google e i 6,7 di Yahoo. In termini di utile la classifica si ripete: 14 miliardi di dollari per Microsoft, 4,2 per Google e un misero 0,7 per Yahoo.
Ma la situazione si ribalta guardando il mercato delle ricerche online e della relativa pubblicità: negli Stati Uniti, Google ha il 56%, mentre Microsoft più Yahoo arrivano al 30%. In Europa il distacco è ancora più marcato: Google ha dall'80 al 90%. In altre parole, sulla carta Google non ha da temere, almeno nel breve periodo, dalle proposte di Microsoft. Le obiezioni di Google sul fatto che Microhoo (o Yahoosoft) diventerebbe dominante nel settore della messaggistica sono abbastanza discutibili, perché con la messaggistica non si guadagna.
Ma tutti gli addetti ai lavori, e in particolare Google, hanno ben presente quello che fece Microsoft a Netscape. Nel giro di poco più di due anni, la posizione di assoluto dominio del mercato dei browser passò da Netscape a Microsoft. Netscape fu strangolata con pratiche illegali, quelle citate dal blog di Google, che costarono a Microsoft una causa antitrust, alla fine della quale l'azienda di Bill Gates fu riconosciuta colpevole ed è ancora monitorata da un tribunale federale statunitense e dalla Commissione Europea.
Nel frattempo, però, Netscape era morta. Microsoft aveva sfruttato la propria posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per rendere Netscape artificiosamente incompatibile (qualcuno ricorderà gli onnipresenti avvisi "sito ottimizzato per Internet Explorer") e cacciare il browser rivale dalla Rete. Microsoft ora sconta il prezzo, anche in termini di reputazione, di quella strategia.
Allora Microsoft uguale cattivo e Google uguale buono? Non troppo. Anche Google ha i suoi bei problemi di monopolio. Non a livello legale (a parte la disputa per l'approvazione antitrust del suo acquisto di Doubleclick), ma a livello pratico. Google sta diventando tentacolare. La mail? Sono sempre di più quelli che la mettono su Gmail (me compreso). Le foto? Sono su Picasa, che è di Google. I blog? Sono su Blogger, come quello che state leggendo. Poi ci sono Google Video, Google Maps, Google Earth e il progetto di mettere Google nei telefonini tramite Android.
E c'è anche Google Docs, che probabilmente rappresenta la minaccia più diretta al modello commerciale di Microsoft. Se applicazioni simili a quelle di Microsoft Office sono accessibili via Web, senza doverle installare, e funzionano con qualunque sistema operativo, perché comperare programmi tradizionali? Perché comperare Office? E a pensarci bene, perché comperare Windows?
Ragionamenti di questo genere spingono molti utenti a tifare per Google. Attenzione, però, a non passare dalla padella alla brace. Certo, un duopolio Microsoft/Google stimolerebbe la concorrenza e dovrebbe portare quindi a servizi sempre più sofisticati. Ma mentre tifiamo per l'una o l'altra squadra, facciamo attenzione a non perdere di vista un concetto ben più importante.
Con i suoi formati proprietari e le sue incompatibilità intenzionali, Microsoft ha il controllo dei nostri documenti (dobbiamo passare da Microsoft per leggerli); ma Google, attraverso Gmail, memorizzazione delle ricerche individuali, Youtube, il motore di ricerca, Google Maps e Picasa, possiede la nostra mail, il nostro blog, le nostre foto, i nostri video; la nostra vita. Tutta a disposizione da leggere, già consegnata ed etichettata sui suoi server.
E il bello è che gliela stiamo dando volontariamente.
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