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2017/07/07

Foto 3D con un normale smartphone (grazie a Brian May dei Queen)

Ultimo aggiornamento: 2017/07/07 16:00.

La fotografia stereoscopica è un’arte antica: ci sono foto di questo genere che risalgono alla metà dell’Ottocento. Oggi questa tecnica sta avendo un ritorno di popolarità grazie alle app che consentono di usare anche un normale telefonino per creare immagini stereoscopiche come queste mie, scattate in Norvegia e durante il volo di ritorno dallo Starmus Festival:


Il metodo è semplice: si sceglie un soggetto immobile, si scatta una prima foto, poi si sposta il telefonino verso destra di circa sette centimetri (di più se si vuole esagerare l’effetto 3D su oggetti lontani, come per esempio le nuvole nella seconda foto), e si allineano e compongono le due immagini. Tutto questo è fattibile con app come 3DSteroid (per Android, gratuita) o applicazioni per Windows come StereoPhoto Maker.


Il limite delle foto stereoscopiche è che per vederne il potente effetto di profondità occorre munirsi di un visore apposito (oppure imparare a tenere gli occhi paralleli pur mettendo a fuoco a distanza ravvicinata, cosa che io non riesco a fare). Mentre ero allo Starmus Festival mi sono procurato il visore ripiegabile OWL, che si usa sia con le stampe stereoscopiche sia con il telefonino e permette inoltre di vedere anche i video di Youtube girati in 3D. È progettato con la consulenza di Brian May (sì, quello dei Queen, che è un grande appassionato di stereofotografia, tanto da aver fatto un libro 3D dedicato ai concerti della band).

Visori portatili come questo sono pratici e facili da portare con sé (l’OWL diventa piatto): ce ne sono anche molti altri presso siti come LondonStereo.com, che fra l’altro spiegano anche i trucchi del mestiere, che a volte sono sorprendenti.

Per esempio, avreste mai detto che è possibile fare foto 3D della Luna, e che lo si faceva già nel 1857? Non occorre andare nello spazio o spostarsi da un continente a un altro: basta aspettare che la Luna effettui le sue lievi oscillazioni periodiche (le librazioni), che fanno sì che non rivolga sempre esattamente la stessa faccia agli osservatori terrestri. E ci sono tecniche di conversione da foto 2D davvero notevoli, come quelle proposte da Google con Camera Depth.

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