A dicembre scorso ha suscitato scalpore la notizia che Amazon aveva intenzione di avviare la consegna dei propri libri e altri prodotti utilizzando dei droni che avrebbero volato automaticamente fino a casa del cliente. La consegna robotica avrebbe ridotto i costi e reso ancora più celere il servizio, recapitando addirittura entro mezz'ora dall'ordine online.
L'annuncio, tuttavia, è in conflitto con le norme che regolano l'aviazione negli Stati Uniti. La FAA (Federal Aviation Administration), l'ente preposto a gestire tutto il traffico aereo statunitense, ha da poco pubblicato un documento nel quale specifica “la consegna di pacchetti alle persone in cambio di un compenso” fra gli esempi di attività non consentite dalla regolamentazione dei droni, il cui uso commerciale è vietato.
Amazon si è affrettata ad argomentare che il documento della FAA si limita a dire che l'uso commerciale di droni non è equiparabile a quello per hobby o ricreativo (cosa ovvia ma che andava puntualizzata formalmente). La FAA, da parte sua, ha ribadito che comunque ogni attività aerea commerciale richiede un'autorizzazione specifica e che al momento l'autorizzazione viene data soltanto a velivoli certificati e comandati da un pilota con brevetto; quindi niente aerei automatici. Finora soltanto due attività commerciali basate su droni hanno ricevuto quest'autorizzazione ed entrambe sono nell'Artico.
Sia come sia, l'annuncio di Amazon resta per ora principalmente una trovata geniale per far parlare dell'azienda: chi si aspettava di assistere presto allo spettacolo discutibile di recapiti aerei ronzanti dovrà attendere a lungo e forse per sempre. Regolamenti a parte, far volare e atterrare autonomamente un drone incustodito in aree densamente abitate non sembra un'idea molto pratica.
Fonti: Ars Technica, Bizjournals.
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